Preghiere 120

29 aprile – Tempo Pasquale 22 – 4 domenica –Il buon Pastore
O Gesù, buon Pastore, che conosci le tue pecore fa’ che io ti conosca (Gv 10, 14)

• Signore, rendici attenti alla tua voce, non vorremmo rimanere disorientati da chi non ci conduce sui pascoli della vera vita. Sappiamo che ci ami e ci conosci in profondità.
Gesù, prenditi cura di noi, proteggici. Sei la porta attraverso la quale entriamo ancora una volta, rinnovando le buone intenzioni del nostro cuore e la nostra fedeltà al tuo amore.
(Lucia Giallorenzo in La Domenica).

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• O Signore, tu dici: « Così come il Padre conosce me, io conosco il Padre e do la mia vita per le mie pecore » (Gv 10, 15). È come se tu dicessi: in questo si manifesta che io conosco il Padre e che sono da lui conosciuto, perché do la mia vita per le mie pecore… La carità che ti fa morire per le tue pecore, dimostra quanto tu ami il Padre…

E dici ancora: « Le mie pecore odono la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono e io do loro la vita eterna » (ivi 27‑28). E poco prima avevi detto: « Se qualcuno entra per mezzo mio sarà salvo; entrerà, uscirà e troverà pascoli » (ivi 9). Entrerà con la fede, uscirà invece passando dalla fede alla visione, dalla facilità a credere alla contemplazione e troverà pascoli nell’eterno festino.

Le tue pecore troveranno pascoli, perché chiunque ti segue con cuore semplice, è nutrito con pascoli eternamente ubertosi. E quali sono i pascoli di queste pecore se non le gioie intime di un paradiso sempre verdeggiante? Infatti il pascolo dei tuoi eletti è il volto di Dio sempre presente. Mentre lo si contempla in maniera indefettibile, la mente si sazia in eterno cibo della vita…

Fa’, o Signore, che io cerchi questi pascoli, per godere con tutti i cittadini del cielo… Si riempia d’ardore il mio desiderio per le cose celesti: amare così è già mettersi in cammino.
(S. Gregorio Magno, Homiliae in Evangelia 14, 4‑6 )

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Caro Signore, tu sei morto per acquistare l’anima mia, e io cosa ho fatto per acquistare te, bene infinito? Gesù mio, quante volte ti ho perduto per niente! Io, misero, sapevo che col mio peccato perdevo la tua grazia. Mi consolo di aver a che fare con una bontà infinita che dimentica le offese, quando un peccatore si pente e lo ama (S. Alfonso).