34ª settim. T.O. – Martedì – All’ombra di Dio
O Signore, all’ombra delle tue ali mi rifugio (Sal 36, 8).
• O Signore del cielo e della terra, è possibile che stando ancora in questa vita mortale si possa godere di un’amicizia tanto intima con te?… Sii benedetto, Signore! No, non sarà mai per te se subiremo delle perdite.
Per quali vie, per quali mezzi ci dimostri il tuo amore! Con le sofferenze, con i tormenti, con la tua morte cos? dura, con la pazienza con cui ogni giorno sopporti e perdoni le ingiurie. E quasi ciò non bastasse lo dimostri ancora con le parole che nei Cantici rivolgi all’anima che ti ama, insegnandole a ripeterle pure a te…
In questa vita, Signor mio, non ti chiedo che una cosa: « Che mi baci col bacio della tua bocca».
Ma fallo in modo che la mia volontà, o Signore della vita mia, ti rimanga così unita da non più staccarsi dalla tua, neppure se lo volesse, stanca di questa unione di amicizia…
Per amor di Dio… svegliamoci dal sonno e pensiamo che Dio non aspetta sempre l’altra vita per ricompensarci del nostro amore. Il premio comincia fin da ora. Gesù mio! … Chi potrà far intendere quanto ci sia vantaggioso gettarci fra le tue braccia e stabilire con te questo patto: Io mi curerò di te, o mio Diletto, e tu ti curerai di me; tu veglierai sui miei interessi e io sui tuoi?
(S. Teresa di Gesù, Pensieri sull’amore di Dio 3, 14‑15; 4, 7)
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• Quando piace alla Bontà divina, l’anima può nella parte superiore sentirsi inondata di pace, anche mentre continua la tempesta. O pace ineffabile che sorpassi ogni sentimento, tu disgusti sempre del sensibile e fai correre verso la fede pura come all’unica fonte di un Bene divino di cui sei il frutto ineffabile e mille volte benedetto, il dono che supera tutti i doni.
Ecco… Dio mio, il favore che stimo superiore a tutto quello che nella tua liberalità mi hai concesso finora. Che la tua bontà me lo conservi, se tale è il tuo beneplacito! Che cosa potrò mai temere godendo questa pace ineffabile? Per l’anima che è intimamente unita a te, o Signore, tu diventi la forza della sua debolezza, l’obbedienza delle sue ribellioni, l’umiltà del suo orgoglio, la ricchezza della sua povertà, l’amore delle sue freddezze, la riconoscenza delle sue ingratitudini, la purezza delle sue brutture e infine la preghiera della sua preghiera.
Con questa pace divina… tu la proteggi da ogni pericolo, e il tuo amore infinito assorbe questo piccolo nulla che sta sempre dinanzi a te con umile confidenza e cieco abbandono.
(Teresa de Soubiran, p 254‑5).
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da “Intimità divina”
Roma 1992