33ª settim. TO. – Sabato – La tua volontà è nel mio cuore
Io mi compiaccio di fare la tua volontà, Dio mio; la tua volontà è nel mio cuore (Sal 40, 9).
• O mio Dio, Sapienza infinita, senza misura e senza limiti, superiore a tutte le intelligenze angeliche ed umane! Oh, Amore che mi ami più di quanto io sappia intendere ed amare me stessa!
Perché, Signore, bramerò più di quello che mi vorrai dare? Perché stancarmi ad esporti i miei desideri se tu già sai dove vanno a finire le ansie del mio spirito e le brame del mio cuore, mentre io ignoro se mi saranno di giovamento, potendo darsi che dove la mia anima crede di guadagnare trovi invece di che perdere?
Se ti prego di liberarmi da una pena da te ordinata a mia mortificazione, che ti domando, mio Dio? E se ti prego d’inviarmela, non può essere che non ‑si addica alla mia pazienza, ancora troppo debole per sopportare un colpo così duro?…
No, mio Dio, no, non più fiducia nei miei personali desideri. Ti prego di volere per me tutto quello che ti piacerà di volere: questo vorrò pure io, giacché il mio bene è tutto nel contentarti, mentre andrei perduta di sicuro se tu volessi contentare me col darmi quello che io desidero.
Come è misera la sapienza dei mortali e incerta la loro provvidenza! Somministrami tu, nella provvidenza tua, i mezzi necessari per servirti, non come voglio io ma come vuoi tu. Non castigarmi col darmi quanto voglio e desidero, a meno che le mie brame non siano informate dal tuo amore. Oh, esso regni sempre in me! Muoia ormai questo io, e viva in me Colui che è più grande di me, migliore per me di me stessa, onde possa servirlo. Egli viva e mi dia vita; egli regni e mi tenga per sua schiava: la mia anima non vuole altra libertà…
Felici coloro che, legati dai benefici della tua misericordia, o mio Dio, come da altrettanti ceppi e catene, si sentono così schiavi da essere incapaci di disciogliersi. « L’amore è forte come la morte e duro come l’inferno ». Felice colui che riceverà dalle sue mani il colpo. mortale e si vedrà precipitare in questo « inferno divino », senza più speranza, o, a meglio dire, timore di vedersi trar fuori!
(S. Teresa di Gesù, Esclamazioni 17, 1‑3)
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da “Intimità divina”
Roma 1992