33ª settim. TO. – Mercoledì – Il cuore nuovo
O Signore, quanti ti sono fedeli vivranno presso di te nell’amore, perché grazia e misericordia riservi ai tuoi eletti (Sap 3, 9).
• Signore, io ti faccio dono del possesso di me stessa, non sapendo più che fare di me, salvo che l’essere adatta a fare un inferno da me sola. Signore, vorrei fare con te questo cambio: io darò questo mio maligno essere nelle tue mani, perché tu solo lo puoi nascondere nella tua bontà e dirigermi in tale modo che della padronanza di me stessa non si veda più cosa alcuna, e tu mi darai il possesso del tuo splendente amore che estingua in me ogni altro amore e mi faccia tutta annichilire in te stesso, e in te poi tenendomi occupata in tal modo che nessun’altra cosa abbia mai né tempo né luogo di stare con me.
(S. Caterina da Genova, Dialogo, Opere p 120‑1).
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• O mio Dio, che cosa non potrei fiduciosamente osare con te di cui so di portare in me la nobile immagine e la luminosa somiglianza? Perché dovrei temere una così alta maestà mentre attingo fiducia dalla nobiltà della mia origine?
Aiutami a conservare l’integrità della mia natura con l’innocenza della vita, ad abbellire e ornare con virtù e affetti degni la celeste immagine che porto in me…
O anima mia, ritorna al Verbo per essere riformata da lui, per divenire a lui conforme… nella carità… Se perfettamente ami, ti sposi a lui. Vi è cosa più gioconda di questa conformità? Vi è cosa più desiderabile dell’amore per il quale tu… ti accosti spontanea e fiduciosa al Verbo, a lui costantemente aderisci, lui familiarmente interroghi e consulti in ogni cosa, quanto capace ad intendere altrettanto audace nel desiderare?
Questo è veramente contratto di spirituale e santo connubio… È l’amplesso. Sì, è davvero amplesso, perché un identico volere e non volere fa di due un solo spirito.
(S. Bernardo, In Cantica Cant. 83, 1‑3).
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da “Intimità divina”
Roma 1992