Pregare sempre 317_14

PreghieraContinua11

32ª settim. TO. – Giovedì – Come l’oro nel crogiuolo
L’anima mia è sconvolta… Ritorna, o Signore, libera l’anima mia; salvami per la tua bontà (Sal 6, 4-5).

• O Signore, non è più solo un velo che ti nasconde a me, ma una spessa muraglia. È duro, dopo averti sentito così vicino! Ma io sono pronta. a restare in questo stato per tutto il tempo che ti piacerà di lasciarmici, o mio Diletto, perché la fede mi dice che tu sei ancora e sempre accanto a me… Te solo io cerco…
Aiutami dunque a venire a te attraverso la pura fede… Mai ho sentito tanto la mia miseria, mai mi sono vista così miserabile, ma questa miseria non mi abbatte affatto, anzi mi serve per avvicinarmi a te e penso che è proprio a motivo della mia debolezza che mi ami tanto, che mi hai dato tanto!…
Da’ pure ad altre anime tutte le tue dolcezze e le tue consolazioni per attirarle a te. A me questa oscurità che a te mi avvicina.
(Elisabetta della Trinità, Lettere 47).

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• Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, non correggermi nella tua collera… Sì, le mie iniquità sorpassano il mio capo; come un grave peso sono insopportabili per me. Sono putride e virulente le mie piaghe a causa della mia follia.
Sono prostrato, ripiegato su di me; tutto il giorno mi aggi ro nello squallore… Signore mio, davanti a te è ogni mio desiderio; non ti è nascosto il mio sospiro. Il mio cuore ansima, la mia forza mi abbandona; perfino la luce dei miei occhi non è più in me. I miei amici si arrestano di fronte alla mia piaga; i miei vicini se ne stanno lontano…
Io come un sordo non sento; sono come un muto che non apre bocca… Ma poiché io spero in te, o Signore, tu mi risponderai, Signore mio Dio… Non abbandonarmi, Signore; Dio non ti allontanare da me! Affrettati . a venirmi in aiuto, Signore, mio Salvatore!
(Salmo 38, 2 . 5‑7 . 10‑16 . 22‑23)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

A volte Dio mette la nostra anima nel crogiuolo della desolazione, ch’è una pena più amara di tutte le pene interne ed esterne che può patire una persona; la priva della cognizione di stare in grazia; e la lascia fra dense tenebre, in mezzo alle quali par che noi non troviamo più Dio (S. Alfonso).