31ª settim. TO. – Mercoledì – Quello che abbiamo contemplato
Signore, che io possa cominciare a conoscerti come sono da te conosciuto (1 Cor 13,12).
• O Cristo, insegnami a levare gli occhi e il cuore a te, a chiamare su di me e sul mondo le acque della carità, a dissetarmene nell’orazione, a viverne, a dirigerne la corrente verso tutte le anime assetate…
O mio Signore Gesù, ti contemplo nei tuoi viaggi in cerca delle anime nostre: sei stanco, ‑hai attraversato nel pieno meriggio l’ardente sabbia del deserto, ed eccoti seduto sull’orlo del pozzo di Giacobbe. Hai sete e ti degni chiederci da bere. Non mendichi per te ma per noi: hai sete di dare te stesso, perché l’acqua della quale finora abbiamo bevuto non ci disseta che per un giorno, e tu ci apri la fonte di un’eterna primavera, dalla quale sgorga una bevanda di eterna vita… Oh, se conoscessimo il tuo dono! …
Ma per penetrare queste meraviglie bisognerebbe essere lo Spirito Santo e leggere nelle tue divine profondità… Ai tuoi apostoli tu doni, o Signore, la comunicazione di questi segreti; lo Spirito del nostro apostolato non è lo spirito del mondo, ma. quello che procede da te, con la missione di rivelarci i tesori divini della tua grazia… Invano perciò l’uomo che dispone solo di risorse naturali tenterebbe di assimilarsi le cose del tuo Spirito…
Fa’, o Signore, che io mi tenga alla dipendenza del tuo Spirito…, che non mi basi sopra altri giudizi che su quelli dello Spirito Santo… Potessi comprendere e penetrarmi della mia missione di apostolo, potessi avere il tuo Spirito, o Cristo, e viverne!
(D. Mercier, La vita interiore 6, p 510‑1 . 514‑5)
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• O Gesù, tu vuoi che il cuore del tuo sacerdote sia pieno di amore, come vuoi che la sua mente sia splendente di verità e di dottrina. O Gesù, dammi l’amore per te, un amore ardente, piissimo, vibrante e aperto a tutte quelle effusioni di mistica intimità che rendono così attraente l’esercizio della pietà sacerdotale, della preghiera,… a cui il potersi abbandonare è delizia e nutrimento saporoso e solido dello spirito; è sorgente perenne di coraggio, di conforto fra le difficoltà, talora fra le asprezze della vita e del ministero sacerdotale e pastorale.
Dammi l’amore della santa Chiesa e delle anime, specie di quelle affidate alle mie cure e alle mie più sacre responsabilità: anime appartenenti a tutti i ceti sociali; ma con particolare interesse e sollecitudine, anime di peccatori, di poveri di ogni specie,… recando in tutto l’insieme dei rapporti l’ispirazione dèlla carità evangelica.
(Giovanni XXIII, Discorsi, messaggi, colloqui v 2, p 151).
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da “Intimità divina”
Roma 1992