30ª settim. TO. – Giovedì – Nostra capacità viene da Dio
O Signore, che hai scelto ciò che è debole per confondere i forti, sorreggi la mia debolezza (1 Cor 1, 27).
• Nulla, nulla! Questo nulla mi risuona nell’anima con echi sconfinati e mi rivela un’esigenza di purezza per la quale devo scarnificare tutte le mie opere di ogni miseria mia, di ogni desiderio mio! Mio Dio, tu mi fai sentire la tua esigenza con una forza mai sentita finora! Come farò, mio Dio, come farò?… Tutto è impuro… il desiderio di una gratitudine, la speranza di una riconoscenza, la gioia di sentire intorno a me la pace delle anime che ho illuminato… Ah Signore,… è desiderio di terra, è speranza di finito, ma nell’anima io sento martellante la tua forza irresistibile: nihil nihil sperantes. Fallo tu, o mio Dio, il tuo nulla in ciascuna delle opere mie; che io in tutte non speri che te, te solo, merces magna nimis… O vuoto, o spogliamento, o solitudine, o anima sola col suo Dio, o ideale, o mio Maestro, che arrivi, che lo possegga, che lo raggiunga nella pienezza in cui tu lo comandi, che io muoia e che il tuo fuoco mi purifichi!
G. Canovai, Suscipe Domine p 314
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• O mio Dio, tu infinitamente sapiente e infinitamente santo hai voluto che i tuoi ministri fossero uomini miserabili come gli altri e avessero impresso profondamente nel cuore il sentimento della loro miseria, per poter compatire sempre, con sincerità, coloro che sbagliano e deviano… Hai voluto che il contrasto tra l’indigenza dell’uomo peccatore e lo splendore del suo ministero rendesse a tutti manifesto che i successi della tua grazia non cantano che la tua gloria. Ogni apostolo, cosciente della propria debolezza e meravigliato dei trionfi della tua potenza, ripeterà con i fanciulli nella fornace: « Non ci respingere, trattaci con bontà, effondi su di noi le ricchezze della tua misericordia, liberaci con la tua potenza dal pericolo e riserva tutta la gloria, o Signore, per il tuo nome »… Noi mettiamo in te, o Signore Gesù, in te solo tutta la nostra confidenza.
D. Mercier, Retraite pastorale 5, p 158
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da “Intimità divina”
Roma 1992