29ª settim. Tempo Ord. – Lunedì – L’apostolo amico di Dio
O Signore, che non ci hai chiamati servi, ma ci hai detti amici, fa’ che io rimanga nel tuo amore (Gv 15, 15.9).
• O Signore, insegnami a lavorare nella fede pura, senza consolazione se occorre, e a possedere l’anima mia nella pazienza. Fa’ che non mi stanchi di piantare, di innaffiare e di attendere che tu faccia crescere; se salverò anche una sola anima, le fatiche di tutta la mia vita saranno sempre utilizzate…
O Dio, tu sei ricco verso tutti coloro che ti invocano. Tu ci raccomandi di pregare, affinché non perdiamo, per mancanza di preghiera, i beni che ci prepari. Prometti, inviti, ci preghi ‑ per così dire ‑ di pregarti. È vero che per pascere un grande gregge, è necessario un grande amore…
Ma tu che richiedi da noi un amore così coraggioso e paziente, sei proprio colui che ce lo dà. Tu mi dici: Vieni, affrettati; compralo senza denaro. Si compera l’amore con il semplice desiderio: ne resta privato soltanto chi non lo vuole.
O bene infinito, basta volerti, per entrare in possesso di te! … Tu sei il tesoro del cuore povero, che appaga ogni desiderio e riempie ogni vuoto. O amore, tu dai tutto e tu stesso ti doni a chiunque ti apre il proprio cuore.
Ma… soltanto la grazia può darmi l’amore, e la grazia non si ottiene se non la invochiamo nella preghiera:
Dunque, tu vuoi che preghi incessantemente, o Signore. Se ogni fedele deve pregare così, che cosa dovrà fare il pastore? Tu mi hai costituito mediatore fra il cielo e la terra: devo pregare per aiutare coloro che pregano, unendo le mie preghiere alle loro; anzi devo pregare anche per coloro che non pregano affatto.
Desidero parlarti, o Dio, in favore di quelli ai quali non oserei parlare di te, quando li vedo induriti e irritati contro la virtù. Che io sia come Mosè, l’amico tuo! Verrò sulla montagna, lontano dalla folla, a conversare familiarmente con te faccia a faccia; poi, ornato della gloria che questo incontro ineffabile avrà posto sul mio capo, ritornerò verso il mio popolo.
(F. Fénélon, Oevres v .17, p 165‑7).
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da “Intimità divina”
Roma 1992