28ª settim. TO. – Lunedì – La carità di Cristo ci spinge
Il tuo amore, o Cristo, mi spinga al pensiero che tu moristi per tutti (2 Cor 5, 14).
• Oh! possente amore di Dio! Come sono diversi i tuoi effetti da quelli dell’amore mondano! Questo, temendo che gli si rubi il bene che possiede, non vuole avere compagnia, mentre il tuo amore, mio Dio, va tanto più aumentando quanto più numerosi ne sono gli amanti; se vi è qualcosa che diminuisca la sua gioia, è appunto nel costatare che non tutti sanno godere di un tal bene.
Questo è il motivo, o mio Tesoro, per cui l’anima si abbandona alla tristezza pure in mezzo alle gioie e alle delizie che gusta in te.
Pensando al gran numero di coloro che rifiutano tali ebbrezze, e a quelli che le perderanno eternamente, fa di tutto per procurarsi dei compagni, pronta a sacrificare ogni suo personale interesse appena crede di poter alquanto contribuire onde ottenere che altri ne godano (Esclamazioni 2, 1).
Oh, la carità di coloro che ti amano veramente, Signore, e ti conoscono! Che riposo potrebbero essi avere se vedessero di poter contribuire, fosse pure per poco, affinché un’anima ti amasse di più, o solo per darle una consolazione e liberarla da un pericolo? Come diverrebbe insopportabile il loro riposo personale!
Afflitti per la rovina di tante anime, se non possono giovare con le opere, ti importunano con la preghiera, Signore. Perdono ogni loro contento, e lo stimano per ben perduto, dimentichi affatto di se stessi per non pensare che al modo migliore di compiere la tua volontà (Fondazioni 5, 5).
(S. Teresa di Gesù)
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• Oh, mio Dio, se fossi fatta degna di dare la vita per la salute delle creature e distruggere tanta malizia, di quanto refrigerio mi sarebbe! Gran cosa è vivere e continuamente morire! O che gran pena è vedere di poter giovare alle tue creature col dare la vita e non poterlo fare! O carità, tu sei una lima che consumi a poco a poco l’anima e il corpo, e di continuo nutri e l’anima e il corpo…
O Trinità, o Padre, o Verbo, o Spirito, fa’ che ad una ad una [delle tue creature] sia dato il lume tuo, affinché possano conoscere la loro malizia; e a me sia data la grazia di poter soddisfare per loro anche col dare la vita, quando fosse necessario. O perché non posso io dare a tutti questo lume? Potessimo tutti insieme riparare l’offesa tua, sebbene non possa soddisfare te stesso se non la tua bontà…
O bontà immensa, diffonditi nel cuore dei tuoi eletti!
(S. M. Maddalena de’ Pazzi, I colloqui, Op. v 3, p 272‑3).
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da “Intimità divina”
Roma 1992