27ª settim. TO. – Mercoledì – Beati i misericordiosi
Padre, che io sia tuo figlio, misericordioso come tu lo sei (Lc 6, 35 36).
• Accorro a te, Signore Gesù, a motivo della tua bontà, perché so che non disprezzi i poveri, né hai orrore dei peccatori.
Tu non hai respinto il ladrone che confessava il suo peccato, né la peccatrice in lacrime, né la cananea supplicante, né la donna colta. in flagrante adulterio e neppure il gabelliere assiso al suo banco; non hai respinto il pubblicano implorante misericordia o l’apostolo che ti rinnegava, né il persecutore dei tuoi discepoli e nemmeno i tuoi crocifissori.
Il profumo delle tue grazie mi attira…
Fa’, o Signore, che a questo profumo rianimi il mio cuore, a lungo tormentato dal fetore dei miei peccati, affinché abbondi di questi profumi non meno soavi che salutari…
• Insegnami ad effondere il profumo della misericordia che è composto delle necessità dei poveri, delle angosce degli oppressi, delle ansie degli afflitti, delle colpe dei peccatori e infine di tutte le sofferenze di coloro che sono nel dolore, anche se sono nemici.
Queste cose appaiono spregevoli [alla natura], ma il profumo che se ne ricava è superiore a tutti gli altri. È un balsamo che risana: « Beati infatti i misericordiosi perché troveranno misericordia »… Felice l’anima che si studia di provvedersi abbondantemente di questi aromi, infondendo in essi l’olio della misericordia e infiammandoli con il fuoco della carità…
Fa’, o Signore, che io abbia il cuore pieno di compassione per i miseri, che sia incline a compatire, pronto a soccorrere, che mi ritenga più beato nel. dare che nel ricevere. Fa’ che sia facile a perdonare e sappia resistere alla collera, che non acconsenta mai alla vendetta e in tutte le cose consideri le necessità degli altri come mie.
Che la mia anima sia impregnata della rugiada della tua misericordia, il mio cuore traboccante di pietà, in modo che sappia farmi tutto a tutti… e sia così morto a me stesso da non vivere più che per il bene altrui.
(S. Bernardo, In Cantica Cant. 22, 8; 11, 8; 12, 1)
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da “Intimità divina”
Roma 1992