26ª settim. Tempo Ord. – Domenica – Il ricco epulone e Lazzaro
“Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a bagnarmi la lingua…”(Lc 16, 22 .
• Gesù tu continui a darci insegnamenti sulla povertà e l’uso delle ricchezze. Ci chiedi di interrogarci se le ricchezze possiedono noi, rendendoci ciechi da non vedere nient’altro che queste. A volte non vediamo le piaghe del nostro fratello che ci è vicino, perché le cose che abbiamo ci fanno da paravento.
Non permettere, o Signore, che siano i cani a leccare le piaghe dei tanti Lazzaro che abbiamo vicino, ma insegnaci a prenderne cura noi. (F. R.).
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• O Signore, tu conservi la tua fedeltà in eterno, rendi giustizia agli oppressi, dai cibo agli affamati, liberi i prigionieri. Apri gli occhi dei ciechi, rialzi i prostrati, ami i giusti. Proteggi i forestieri, sollevi l’orfano e la vedova, mentre sconvolgi la via degli empi.
(Salmo 146, 6)
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• O mio Dio, mio Dio, che supplizio per me considerare la disperazione di un anima che, dopo essere stata sulla terra fra continui onori, benvoluta, servita, stimata e festeggiata, si vedrà dopo morte eternamente perduta, e comprenderà che il suo stato sarà irrimediabile!
Non le servirà a nulla allora allontanare dalla mente le verità della fede, come faceva sulla terra. Sarà priva di quegli stessi beni che le sembrerà di avere appena gustato, giacché veramente non è che un soffio di vento che finisce con la vita…
Ma chi fu, o Signore, a impiastricciar di fango gli occhi di quell’anima onde impedirle di considerare queste cose fino al momento che vi si vide sommersa? Chi le chiuse le orecchie, Signore, onde non intendesse i molti avvertimenti che le furono rivolti sull’inferno e sull’eternità dei suoi supplizi? Oh, vita che durerà in eterno! Oh, tormenti senza fine!…
Ah, Signore, Dio mio! Piango il tempo in cui ciò non compresi! E poiché tu, o mio Dio, vedi il dolore che sento per il gran numero di quelli che ciò non vogliono comprendere, illumina almeno uno di essi, Signore, almeno uno che possa dar luce a molti altri. Non per me, Signore, che non lo merito, ma per i meriti del tuo Figliolo! Osserva, Signore, le sue piaghe; e poiché egli ha perdonato a quelli che gliele hanno fatte, perdonaci pure tu!
(S. Teresa di Gesù, Esclamazioni 11, 1‑3)
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da “Intimità divina”
Roma 1992