Tempo Ordinario 2a settimana, sabato – Il Maestro interiore
Signore, piega il mio cuore verso le tue parole; conducimi per la via dei tuoi comandamenti (Salmo 119, 36.35).
• O Amore, Maestro, Signore mio, più sublime dei cieli e più profondo degli abissi, la cui ammirabile sapienza beatifica tutti gli esseri…; tu che posi gli occhi sugli umili di questa valle di pianto e istruisci i piccoli nella tua scienza salutare, non rifiutare il tuo insegnamento a me, ultima delle tue creature, ma confortami, ti prego, con la tua dottrina di vita eterna…
Incomincia subito a esercitare con me il tuo magistero, distaccandomi da me stessa mediante la tua viva carità e dilezione, possedendo, santificando e riempiendo tutta l’anima mia.
Io sono la tua serva, amantissimo Gesù, dammi intelligenza per comprendere i tuoi comandamenti…
Ammettimi alla scuola del santo amore, perché ascolti le tue amabili lezioni e col tuo aiuto divenga non soltanto buona, ma veramente santa e perfetta.
Immergi i miei sensi nell’abisso della tua carità affinché per opera tua io divenga una discepola attenta, e tu stesso sii per me il mio vero padre, dottore e maestro…
O Dio amore, come sei vicino a coloro che ti cercano; come sei dolce e amabile per coloro che ti trovano! Insegnami tu stesso i rudimenti della tua scienza affinché il mio cuore si applichi con te a un unico studio…
Che io non sia lasciata sempre così sola nella scuola della tua carità come un pulcino ancora rinchiuso nel guscio; fa’ invece che in te, per te e insieme con te, avanzi e progredisca di giorno in giorno, di virtù in virtù producendo ogni giorno per te, o mio Diletto, un frutto nuovo nel tuo amore.
(S. Geltrude, Esercizi 5, p 180‑4).
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• Maestro divino, che io sia consolidata nella fede, in quella fede che non permette mai all’anima di addormentarsi, ma che la tiene sempre sveglia sotto il tuo sguardo, tutta raccolta alla luce della tua parola creatrice…
O Verbo eterno, Parola del mio Dio voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da te. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissare sempre te e restare sotto la tua grande luce.
O mio Astro amato, affascinami perché non possa più uscire dallo splendore dei tuoi raggi.
(Elisabetta della Trinità, 2 Ritiro 13; Elevazione p 605)
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da “Intimità divina”
Roma 1992