21ª settim. TO. – Sabato – Siate temperanti, vigilate
Uniscimi, o Signore, alla tua morte perché possa esserti unito nella tua risurrezione (Rm 6, 5)
• Fa’, o Signore, che io sia fondato in vera e perfettissima carità, la quale carità è madre e nutrice di tutte quante le virtù…
O carità, tu non sei imprudente, ma adoperi tutte le cose con grande prudenza. Sei giusta, ché ad ognuno rendi il debito suo: a Dio rendi gloria, e lode al nome suo con le sante virtù, e al prossimo la benevolenza…
Tu sei forte: ché né l’avversità ti può indebolire per impazienza, né la prosperità per disordinata allegrezza… Tu rivesti l’anima del vestimento della grazia con tutta fortezza, che nessun colpo ti può avvilire; anzi ritorna in colui che lo getta.
Se il prossimo ci percuote con l’ingiuria, noi pazientemente la portiamo…; se il mondo ci percuote col piacere, delizie e stati suoi, noi li riceviamo con dispiacere… Se il colpo dell’impurità ci vuol percuotere, noi percuotiamo lei con l’odore della purità. La quale purità e continenza fa l’anima angelica e stretta figliola della carità.
(S. Caterina da Siena, Epistolario 289, V 4, p 23’6 . 238‑9)
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• Poiché per cercare te, o mio Dio, si richiede un cuore nudo, forte e libero da tutti i mali e i beni che puramente non sono te, aiutami a non cogliere i fiori che incontrerò per via, a non fermarmi cioè ai gusti, ai contenti e ai piaceri che mi si possono offrire in questa vita e che mi possono impedire il cammino.
Non riporrò il mio cuore nelle ricchezze e nei beni che offre il mondo, né accetterò i piaceri della carne, né mi fermerò nei gusti e nelle consolazioni dello spirito, per non trattenermi dal cercare te, Dio mio e amore mio, per i monti delle virtù e dei travagli. E affinché ciò mi sia possibile, fa’, o Signore, che la mia anima sia veramente innamorata di te, che stimi te più di ogni altra cosa, che confidi nel tuo amore e nel tuo aiuto.
(cf S. Giovanni della Croce, Cantico 3, 5.6)
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da “Intimità divina”
Roma 1992