Tempo Ordinario 2a sett. venerdì – Le esigenze dell’insegnamento di Gesù
Nel mio cuore ripongo le tue parole per non peccare contro di te (Sal 119, 11).
• Mio Dio, perdono; perdono per le offese della mia infanzia, per quelle della mia giovinezza, per tanti orribili peccati, per le offese della mia maturità, per quelle della mia vita religiosa, per tutte quelle che ho commesso ‑fino al giorno presente, fino all’ora presente… Ahimé!, mio Dio, come non c’è giorno, ora, istante per il quale non ti debba smisuratamente ringraziare, così non c’è giorno, forse non c’è ora, forse non c’è nemmeno un istante per i quali non debba chiederti mille e mille volte perdono! Perdono; perdono, per tutti i peccati, tutte le offese, tutte le infedeltà…, per tutte le cose che in me ti hanno offeso e dispiaciuto, dalla nascita fino al momento presente.
Aiutami, mio Dio, fai morire in me l’uomo vecchio, vile, tiepido, ingrato, infedele, debole, indeciso, illanguidito, e « crea in me un cuore nuovo », caldo, coraggioso, riconoscente, fedele, forte, deciso, energico… Io ti consacro tutti gli istanti di questa seconda parte della mia vita… Fai che il mio avvenire sia tutto il contrario del mio passato, che lo redima, che sia impiegato tutto quanto nel fare la tua volontà, che tutti i suoi istanti ti glorifichino nella misura richiesta dalla tua volontà.
(C. De Foucauld, Sulle feste dell’anno, Op. sp. p 313).
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• O Signore, come venduto schiavo io alzo a te le mie grida: ascoltami tu che ci riscatti. Mi sono venduto sotto l’impero dell’iniquità e n’ebbi in prezzo il meschino godimento dell’albero proibito. Ecco il mio grido: Raddrizza i miei andamenti, che io feci storti, e dirigi i miei passi conforme alla tua parola… Io mi sono stravolto sotto il peso dell’iniquità, ma la tua parola è regola di verità: giacché dunque da me mi sono distorto, tu raddrizzami giusta la regola… Io mi sono venduto di mio arbitrio, tu riscattami col tuo sangue: sia svergognata in me la superbia e glorificata in te la grazia. Poiché tu resisti ai superbi e dai la grazia agli umili.
(S. Agostino, Sermo 30, 2)
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da “Intimità divina”
Roma 1992