19ª settim. TO. – giovedì – La carità non si adira
Concedimi, Signore, una carità « pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia » (Gc 3, 17).
• O carità ineffabile del Dio nostro! …
E che m’hai tu insegnato, Carità increata? m’hai insegnato che io, come agnello, pazientemente sostenga non solamente le parole aspre, ma anche le percosse dure e aspre, le ingiurie e i danni.
E con questo vuoi ch’io sia innocente e immacolata, cioè senza nuocere a nessuno dei prossimi e fratelli miei; non solamente a quelli che non ci perseguitano ma a coloro che ci fanno ingiuria: e vuoi che per loro’ preghiamo come per speciali amici che ci danno buono e grande guadagno.
E non solo nelle ingiurie e danni temporali vuoi che io sia paziente e mansueta, ma generalmente in ogni cosa la quale sia contro la mia volontà: come tu non volevi che in veruna cosa fosse fatta la tua volontà ma quella del Padre tuo…
O dolcissimo amore Gesù, fa’ che sempre s’adempia in noi la volontà tua, come sempre si fa in cielo dagli Angeli e Santi tuoi.
(S. Caterina da Siena, Epistolario 132, v 2, p 299‑300)
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• O carità, tu non cerchi il tuo interesse, non ti adiri… e in cambio del male ricevuto colmi di bene… O carità che tutto sopporti, tu dissimuli, aspetti, non lasci cadere chi sbaglia;‑ o carità, perché benigna, attiri, conquisti, rimuovi dall’errore.
O carità benigna, tu ami anche coloro che devi sopportare e li ami ardentemente. Sì, tu piangi ma di amore, non già di dolore; piangi di desiderio, piangi con coloro che piangono.
O carità, madre buona, sia che tu sostenga i deboli, sia che stimoli i provetti, sia che riprenda gli inquieti, pur mostrandoti diversa con persone diverse, ami tutti come figli!
Quando riprendi sei mite, quando accarezzi sei semplice; sei solita incrudelire con pietà, placare senza inganno, sai adirarti con pazienza, indignarti con umiltà; provocata non ti lasci offendere, disprezzata richiami.
Proprio tu, infatti, sei la madre degli uomini e degli angeli. Tu hai pacificato non solo le cose della terra ma anche quelle del cielo.
Sei tu che placando Dio verso l’uomo, hai riconciliato l’uomo con Dio.
(Anonimo (sec. XIII), De Charitate 5, 26‑7)
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da “Intimità divina”
Roma 1992