Pregare sempre 203

16ª settim. Tempo Ord. – Lunedì – Credere senza esitare
Signore, che io resista saldo nella fede (1 Pt 5, 9).

• O abisso, o deità eterna, o mare profondo! … Col lume tuo m’hai fatto conoscere la tua verità: tu sei quel lume sopra ogni lume che dai lume soprannaturale all’occhio dell’intelletto in tanta abbondanza e perfezione che tu chiarifichi il lume della fede. Nella quale fede vedo che l’anima mia ha vita, e in questo lume riceve te, lume.
Nel lume della fede acquisto la sapienza, nella sapienza del Verbo del tuo Figliolo; nel lume della fede sono forte, costante e perseverante; nel lume della fede spero: non mi lascia venir meno nel cammino.
Questo lume mi insegna la via e senza questo lume andrei in tenebre; perciò ti dissi, Padre eterno, che tu m’illuminassi col lume della santissima fede. Veramente questo lume è un mare perché nutre l’anima in te, mare pacifico, Trinità eterna. L’acqua non è torbida, perciò non ha timore, perché conosce la verità; ella è distillata e manifesta le cose occulte; onde, dove abbonda l’abbondantissimo lume della fede, quasi chiarifica l’anima di quello che crede…
Vesti, vesti me di te, Verità eterna, si che io corra questa vita mortale con vera obbedienza e col lume della santissima fede, del quale lume pare che inebrii l’anima mia.
(S. Caterina da Siena, Dialogo 167, p 500 . 502)

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• O fede benedetta, tu sei certa ma sei anche oscura. Sei oscura, perché proponi a credere verità rivelate da Dio stesso, al di sopra di ogni lume naturale, le quali sorpassano smisuratamente le possibilità di ogni umano intelletto.
La tua soverchia luce diviene per l’anima tenebra oscura, poiché il più elimina e vince il meno, come la luce del sole annienta quella di ogni altra fonte luminosa, la cui vista sparisce quando risplende quella solare, vincendo la nostra potenza visiva.
Tu sei notte oscura per l’anima, anzi quanto più la ottenebri tanto maggiore è la luce che le comunichi. Bene ti simboleggia la nube che separava dagli Egiziani i figli d’Israele quando stavano per entrare nel mar Rosso. Quella nube, pur essendo tenebrosa, rischiarava la notte; così tu, nube oscura e tenebrosa per l’anima, con le tue tenebre rischiari e dai luce alle tenebre dell’anima.
Pertanto, a la notte mi sarà luce nelle mie delizie », cioè la tua notte, o fede benedetta, mi servirà di guida nei gaudi della mia pura contemplazione e della mia unione con Dio.
cf S. Giovanni della Croce, Salita II, 3, 1 . 46

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Colui che si stima infelice perché è povero, e giunge talvolta a lagnarsi della Divina Provvidenza, costui non può dirsi vero fedele; il vero fedele tiene per sua ricchezza e felicità, non già i beni del mondo, ma solamente la Divina Grazia e la sua salute eterna (S.Alfonso).