14ª sett. Tempo Ord. – Giovedì – La bontà che si dona
Ti lodo, Signore, per la tua bontà, per le tue meraviglie a favore dei figli degli uomini (Salmo 107, 8).
• Lodate Dio perché è buono, perché eterna è la sua bontà…
Lodate il Signore dei signori, perché eterna è la sua bontà; lui che ha fatto da solo meraviglie grandiose, perché eterna è la sua bontà; lui che con tanta sapienza creò i cieli, perché eterna è la sua bontà; lui che stese la terra sopra le acque, perché eterna è la sua bontà; lui che ha fatto i grandi luminari, perché eterna è la sua bontà; il sole a governo del giorno, perché eterna è la sua bontà; la luna e le stelle a governo della notte, perché eterna è la sua bontà…
Lui che nella nostra umiliazione si ricordò di noi, perché eterna è la sua bontà; e ci liberò dai nostri oppressori, perché eterna è la sua bontà; lui che procura il nutrimento per ogni vivente, perché eterna è la sua bontà.
(Salmo 136,1‑9.23‑25)
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• O inestimabile, dolcissima carità, chi non s’accende a tanto amore? Qual cuore si può difendere che non venga meno? Tu, abisso di carità, pare che impazzisca delle tue creature come se tu senza loro non potessi vivere, benché tu sia il nostro Dio che non hai bisogno di noi. Del nostro bene a te non cresce grandezza, perché tu sei immobile; del nostro male a te non è danno, perché tu sei somma ed eterna bontà. Chi ti muove a fare tanta misericordia? L’amore, e non debito né bisogno che tu abbia di noi, perché noi siamo rei e malvagi debitori.
E sarò io quella misera che possa rendere grazie al1’affocata carità che tu hai mostrato e mostri con tanto affocato amore in particolare, oltre alla carità comune e all’amore che tu mostri alle tue creature.? No, ma solo tu, dolcissimo e amoroso Padre, sarai quello che sarai grato e riconoscente per me, cioè l’affetto della tua carità medesima ti renderà grazie, perché io sono colei che non sono. E se io dicessi di essere alcuna cosa per me, io mentirei… Perché tu solo sei colui che sei, e l’essere e ogni grazia che hai posta nell’essere mio io ho da te, che me lo desti e me lo dai per amore e non per debito.
(S. Caterina da Siena, Dialogo 25, p 56; 134, p 365)
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da “Intimità divina”
Roma 1992