14a Sett. T. O – Mercoledì – La sua bontà dura in eterno
Ti lodo, Signore, perché sei buono, perché la tua bontà dura in eterno (Salmo 106, 1).
• O Signore, la tua clemenza tocca il cielo, e la tua fedeltà giunge alle stelle. La tua beneficenza è pari ai monti divini, il tuo giudizio è un abisso immenso… Quanto è preziosa la tua bontà, o Dio! Gli uomini si rifugiano all’ombra delle tue ali… Presso di te è la fonte della vita, e nella tua luce vedremo la luce.
(Salmo 36, 6‑10)
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• Ti adoro, mio Dio, santo nell’intimo come al di fuori, santo nelle opere così come nell’essenza. Nessuna creatura può accostarsi alla tua incomunicabile santità: sei tu piuttosto che ti avvicini e tocchi e circondi e possiedi ogni creatura, perché nulla può vivere se non in te, e nulla tu hai creato se non ciò che è buono.
Ti adoro perché hai creato buona ogni cosa secondo la sua specie. Ti adoro perché hai sostenuto e conservato tutte le cose col tuo potere dopo averle create, facendo sì che continuino ad esistere e non ricadano immediatamente nel nulla. Ti adoro perché hai concesso a tutte il potere di agire da sole, sia pure per mezzo di te e accanto a te.
Ti adoro perché tu hai concesso alle creature ragionevoli di volere il bene e la grazia per compierlo. Ti adoro perché hai creato l’uomo nella giustizia, nell’integrità e nella grazia, rendendolo un angelo in terra.
Ma ti adoro ancor più per avergli restituito la grazia in misura tanto abbondante, attraverso il tuo Figliolo incarnato. In tutte le tue opere tu sei santo, mio Dio, e degno di adorazione.
Santo sei tu nelle tue opere, o Signore: il peccato è entrato nel mondo per opera del nemico, per opera mia. All’uomo, a me, spetta la vergogna di scegliere il male, pur potendo invece scegliere il bene. Quale abisso esiste fra me e te, mio Creatore! …
È la tua croce, o Signore, che mostra la distanza esistente tra me e te, nello stesso momento in cui anche l’annulla. Essa mostra il mio peccato e l’orrore con cui tu lo guardi. Insegnami,. amabile Signore, la dottrina della croce nella sua pienezza, perché io possa non solo apprendere quanto sono lontano da te, ma ricevere insieme la grazia della riconciliazione.
(J. H. Newman, Maturità cristiana p 297‑8).
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da “Intimità divina”
Roma 1992