Pregare sempre 109

3 Sett. di Pasqua – Venerdì – Dalle tenebre la luce
Tengo fisso lo sguardo su di te, Signore. Se siedo nelle tenebre tu sei la mia luce (Mch 7, 7 8)

• Dio, Dio mio, ti cerco con ardore; la mia anima ha sete di te; la mia carne langue per te in una terra arida, senza acqua. Così ti vorrei contemplare nel santuario per ammirare la tua forza e la tua gloria. Poiché la tua grazia è migliore della vita…
Così ti benedirò nella mia vita; nel tuo nome alzerò le mani. L’anima mia si sazierà… la mia bocca ti loderà con labbra giubilanti.
Quando mi ricordo di te sul mio letto, medito su di te durante le veglie, poiché mi fosti di aiuto e io posso esultare all’ombra delle tue ali. L’anima mia si stringe a te per seguirti; la tua destra mi sostiene.
(Salmo 63, 2‑9).

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• O Dio, chi mi farà riposare in te? chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo? Allora dimenticherei tutti i miei mali e abbraccerei te, mio unico bene.
Cosa sei per me? Abbi misericordia, affinché io parli. E cosa sono io stesso per te, sì che tu mi comandi di amarti e ti adiri verso di me e minacci gravi sventure, se non obbedisco, quasi fosse una sventura lieve l’assenza stessa di amore per te?

Oh, dimmi per tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di’ all’anima mia: la salvezza tua io sono. Dillo, che io l’oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile e di’ all’anima mia: la salvezza tua io sono. Rincorrendo questa voce io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto.

Quando sarò unito a te con tutto me stesso, non vi sarà più per me dolore e pena da nessuna parte. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te. Tu sollevi in alto colui che riempi di te; ma poiché io non sono pieno di te, sono di peso a me stesso. Gioie di cui dovrei piangere contrastano dentro di me con afflizioni di cui dovrei gioire, e non so da quale parte stia la vittoria…

Signore, abbi pietà di me. Ecco, io non ti nascondo le mie ferite. Tu sei il medico, io sono il malato; tu sei misericordioso, io sono misero.
(S. Agostino, Confessioni, 1, 5, 5; X, 28, 39)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Signor mio, dilegua le tenebre facendomi conoscere la vanità dei beni terreni, il valore dei beni eterni, l’importanza della salvezza, il valore della grazia, la bontà di Dio, l’amore infinito che egli merita e l’amore immenso che tu mi porti (S. Alfonso).