3 Sett. di Pasqua – Giovedì – Perseverare ad ogni costo
Signore, mia forza e mio scudo, in te confida il mio cuore (Sl 28, 7)
• O Signore, perché l’amore sia vero e l’amicizia durevole, occorrono parità di condizioni, invece so che mentre tu non puoi avere alcun difetto, noi siamo viziosi, sensuali ed ingrati, per cui non possiamo amarti quanto meriti…
Sì, o bontà infinita del mio Dio, vedo chi sei tu e chi sono io; e nel vederti da me così diverso, o delizia degli angeli, vorrei consumarmi tutta in amarti!
Oh, come sopporti chi ti permette di stargli vicino! Che buon amico dimostri di essergli, Signore! Come lo favorisci e con quanta pazienza sopporti la sua condizione, aspettando che si conformi alla tua!
Tieni conto di ogni istante che egli trascorre in amarti e per un attimo di pentimento dimentichi le offese che ti ha fatte. Questo io so per esperienza e non capisco, o mio Creatore, perché il mondo non corra tutto ai tuoi piedi per intrecciare con te questa particolare amicizia.
Se ti avvicinassero, diverrebbero buoni anche i cattivi, quelli cioè che non sono della tua condizione, purché ti permettessero di star con loro non fosse che un po’ di tempo ogni giorno, nonostante che il loro spirito andasse agitato da mille sollecitudini e pensieri di mondo…
Dovranno farsi violenza per rimanere con te, ma sapendo tu che in principio, e qualche volta anche in seguito, non possono fare che quel che fanno, costringi i demoni a non tentarli e li indebolisci di giorno in giorno, e dai a quelli la forza di sgominarli. No, o Vita di tutte le vite, tu non uccidi nessuno di quelli che si affidano a te e ti prendono per amico.
(S. Teresa di Gesù, Vita 8,5.6).
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• O Signore, che cosa m’importa di sentire o non sentire, di essere nel buio o nella luce, di godere o non godere, quando posso raccogliermi nella luce creata in me dalla fede?
Devo piuttosto vergognarmi di fare differenza fra queste cose; e quando mi accorgo di non esserne ancora del tutto libera, devo disprezzarmi profondamente per il mio poco amore e volgere subito lo sguardo a te, Maestro divino, per farmene liberare.
Aiutami ad esaltarti… al di sopra delle dolcezze e delle consolazioni che provengono da te, perché ho deciso di oltrepassare tutto per unirmi a te.
(Elisabetta della Trinita, 2 Ritiro).
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da “Intimità divina”
Roma 1992