Pregare sempre 107

3 Sett. di Pasqua – Mercoledì – Nella prova
Abbi pietà di me, Signore, perché sono in angustie… Ma io confido in te. (Sl 31, )

• O Signore, sia benedetto il tuo nome per tutti i secoli, poiché hai disposto che io soffra questa tribolazione. Io non posso sfuggirla, perciò ricorro a te affinché mi aiuti e me la converta in bene.
O Signore, io sono profondamente afflitto, non ha riposo il cuor mio, ed è molto addolorato per questa dura prova.
Che dirò dunque, o Padre dilettissimo? Sono fra le angustie: salvami, Signore! Questo mi accade perché tu ne abbia gloria, poiché sarò molto umiliato, e tu poi mi libererai. Ti piaccia, o Signore, di liberarmi, poi,ché da solo, misero come sono, che cosa posso fare, e dove andrò senza di te?
Dammi anche questa volta la grazia della pazienza: aiutami, o Signore, ed io non avrò timore in qualunque grave prova. E intanto che cosa dirò io fra queste angustie? Signore, sia fatta la tua volontà. Ho meritato, purtroppo, di essere tribolato e oppresso, ed è utile per me il soffrire; ti piaccia almeno che io sopporti con pazienza, finché passi la procella e torni la calma.
(Imitazione di Cristo III, 29, 1‑2)

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• Signore, abbi pietà di me, non secondo le mie iniquità e il rigore della tua divina giustizia, ma secondo la grandezza delle tue infinite misericordie. Io solo ho peccato e ho fatto grandi mali al tuo cospetto, perciò non son degno di entrare nel santuario della tua dolce conversazione; ma ricordandoti, o mio Creatore, che sono stato concepito nelle iniquità, sarai più inclinato a compatirmi, essendo tua creatura redenta col tuo sangue.
Rendimi, o clementissimo Signore, quel gaudio e quella letizia che mi solevi dare quando con quel tratto divino traevi a te l’anima mia nel pelago della tua caritatevole bontà…
Ma se conosci che è opportuno, o Signore, che me ne stia così arido e secco in questa piscina dell’abnegazione di me stesso, dove con la sofferenza si purifica l’amor tuo nelle anime dei tuoi servi, sia fatta per sempre, e per tutta l’eternità la tua santa volontà.
(S. Carlo da Sezze, Autobiografia VII, 30, Op. v 2, p 298‑303)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Amato mio Redentore, vita dell’anima mia, io credo che tu sei l’unico bene degno di essere amato. Credo che tu sei colui che mi ama di più. Credo che, in questa e nell’altra vita, non c’è fortuna più grande dell’amarti e del fare la tua volontà (S.Alfonso).