( ◊ in Francia) – P. Arturo Payen (1843-1924 – ( + in Francia)
P. Arturo Payen. Lille2 1924.
Il “buon Padre Payen”, così lo chiamavano, è nato a Cousolre (Nord) il 21 novembre 1843 da una famiglia cristiana che doveva contare dodici figli di cui tre redentoristi, un gesuita e due religiose di Nazareth.
Ad undici anni, il giovane Arturo aveva preso la risoluzione di farsi sacerdote. Gli anni del seminario minore e maggiore passarono come quelli di tutti i seminaristi ferventi: anni felici, anni che non hanno storia.
Ordinato sacerdote da Mons. Régnier nel 1868, l’abate Payen è subito nominato vicario ad Arleux, dove resterà sei anni.
Da molto tempo, però, sentiva il bisogno di una vita interiore più intensa; tutto lo portava ad abbracciare al più presto la vita religiosa redentorista. “I Redentoristi sono dei veri apostoli – scriveva ai suoi genitori- e questa è la ragione perché voglio essere uno di loro. C’è ancora un’altra ragione, ed è che S. Alfonso ha detto nella sua vita: “Io tengo per certo che tutti quelli che muoiono nella Congregazione saranno salvi”. Il Padre Caillot che è stato testimone della morte di parecchi Redentoristi, mi ha detto che questa parola S. Alfonso si verifica in modo evidente. Io sono pronto a sacrificare tutto per guadagnare il cielo”.
Da quando si consacrò definitivamente a Dio con la professione religiosa, lo vediamo missionario in Francia, in Spagna, a Lilla dove resterà fino alla sua morte.
Chi potrà dire l’immenso bene che, nella piccola e devota cappella della Cour des Bourloires, a Lille, il Padre Payen faceva alle numerose anime che accorrevano a lui. Lo si vedeva sempre accogliente, sempre buono, sempre incoraggiante.
Lo chiamavano “il buon Padre Payen “. Era buono, non di una bontà insipida, fatta di debolezza e di timidezza, ma di una bontà acquistata con una serie di vittorie che la virtù gli aveva reso facili con l’andare del tempo.
Quando la cappella fu chiusa a causa delle espulsioni del 1880, il decano di Saint-Étienne ospitò nella sua chiesa lo scenario del suo zelo. Lo si vedeva per circa venti anni recarsi in chiesa dove stava delle giornate intere, restando al confessionale per otto ore al giorno, e talvolta anche dieci.
Quante anime ha guarito, consolato e salvato! Sacerdoti, padri e madri di famiglia, giovani, anime timide, scrupolosi, a volte sotto attacco del demonio: tutti erano ricevuti con bontà.
Il Padre Payen aveva un cuore di una delicatezza estrema. Era facile notare quanto le sue impressioni fossero vive ed a quale tesoro di virtù egli attingeva spesso, per restare, come di fatto era, calmo e sereno sempre.
La sua parola di ottimismo e di incoraggiamento era questa e la ripeteva spesso: “Andrà meglio di quanto non si pensi.”
Per tutta la sua vita fu la gioia delle comunità che ebbero la fortuna di averlo. Nei giorni delle nostre belle feste di famiglia, la sua grande felicità era di comporre e di cantare qualche composizione in versi, dove la delicatezza e talvolta un pizzico di ironia rendevano più piacevole la vita domestica.
Vecchio di settantotto anni, il buon Padre Payen si incamminava poco a poco verso la tomba, ma la sua anima si innalzava sempre più verso il cielo.
Durante uno degli ultimi ritiri scriveva: “Voglio morire ancor di più al mondo”. – La sua debolezza aumentava, aveva ansia di morire “per non essere di peso”, come diceva . “Gesù, Maria, venite a prendermi“… e come se temesse di essere indiscreto, aggiungeva cortesemente “per favore! per favore“!
Il buon Padre Payen circondato dei suoi confratelli rese a Dio la sua bell’anima di Redentorista, lasciandoci sulla terra il profumo delle sue virtù e il ricordo di un santo religioso. – In die tributationis meae Deum exquisivi, et non sum deceptus. Ps. 76.
Professione: 2 agosto 1875.
Ordinazione sacerdotale: 29 giugno 1868.