Paul Hitz redentorista

Redentoristi benemeriti 

Paul Hitz redentorista
(1915-1974)

Un maestro dell’Evangelizzazione

L’8 dicembre 1975 Paolo VI promulgò l’Esortazione Apostolica “Evangelii Nuntiandi”,  sull’impegno rinnovato della Evangelizzazione. Al Sinodo che precedette l’uscita del documento partecipò come esperto il nostro Redentorista, che già da anni, attraverso pubblicazioni e conferenze, contribuì efficacemente al rinnovamento dell’annuncio del Vangelo.
Le informazioni sono raccolte e organizzate da due numeri di Orbis 1975: n. 32 (Robert Koch) e n.3 (Domenico Grasso S.J.)

 Cenni biografici
Nacque il 17 gennaio 1915. Frequentò le scuole secondarie nel nostro seminario di Bertigny (Friburgo). Professò l’8 settembre 1934, consacrato sacerdote il 30 luglio 1939. Coronava gli studi universitari a Friburgo con la tesi «Maria e la nostra salvezza».
Professore nello Studentato redentorista di Echternach, contemporaneamente ha insegnato alla «Lumen Vitae», Bruxelles nella cattedra di catechesi.
Professore dell’Accademia Alfonsiana nel 1949-1950. Dal 1957 al 1966 professore a Echternach e a Roma (Acc. Alf.). Dal 1966 professore nella Università di Laval (Quebec – Canadà).

Verso la fine del Sinodo dei Vescovi, al quale assisteva come «esperto» (Adiutor secretarii specialis) nominato dal Papa, P. Hitz accusò grandi dolori. Contro la sua volontà il 21 ottobre lasciava la città eterna per una visita medica a Baden (Svizzera).
Lo portarono subito all’ospedale e la notte stessa fu operato di appendicite perforante. Si riprese subito; ma sentendo ancora dolori, venne di nuovo operato per l’estirpazione di un accesso all’intestino. L’operazione riuscì perfettamente. Il cuore, però, non resistette, e benché rianimato artificialmente, «nel bacio del Signore, ci ha lasciato per l’incontro di Cristo e di Maria”.

Funerali in contemporanea in Svizzera e a Roma
P. Hitz era stato battezzato a Kirchdorf di domenica. Lì aveva celebrato la prima Messa e lì, nella stessa Chiesa, il 21 novembre 1974, festa della Presentazione, le sue esequie alle 9 del mattino. Era morto il 17 novembre.
In Svizzera, a Kitchdorf (Baden), erano presenti  30 Confrantelli – tra essi il p. Dürrwell – svizzeri e alsaziani concelebrarono la Messa di suffragio.
Anche a Roma il 21 novembre 1974, alla stessa ora, l’Accademia Alfonsiana con circa 30 Sacerdoti si riunì per la concelebrazione della Messa di suffragio per il p. Paolo Hitz.
P. Domenico Capone a Roma e il p. Provinciale Joseph. Heinzmann in Svizzera tracciarono un quadro emozionante della vita e dell’opera del grande teologo e degno figlio di S. Alfonso.
Il p. Robert Koch (al quale si debbono queste informazioni), amico di sempre del p. Hitz, ricordò brevemente, in nome dell’Accademia Alfonsiana la carriera scientifica del p. Hitz, nel triplice piano della Mariologia, Cristologia e predicazione catechetica.
Il celebre autore dell’« Annunzio missionario del Vangelo» aveva percorso l’Europa, l’Africa, l’America del Sud e l’Estremo Oriente. Nel 1966 l’Università de Laval (Quebec – Canadà) lo aveva chiamato per la cattedra di Teologia e pastorale. «Mai come oggi i teologi e i catechisti sono chiamati ad essere tra gli uomini e nella stessa Chiesa, i testimoni dell’amore e della libertà di Cristo». Questo sacerdote, la cui anima era bruciata di fuoco apostolico ci ha lasciato il suo canto del cigno in un fascicolo « Missionari con Cristo» (Quebec 1973).

Come testamento
Il 2 giugno 1974 P. Hitz scriveva al suo amico p. Koch: « Sento sempre più l’impressione che con l’età avanza la solitudine. È necessario che noi facciamo queste esperienze di cui ci parla S. Paolo (2 Tim. 4, 16) e che Cristo sperimentò. Però come per Gesù, crediamo che questa solitudine è piena della presenza del Padre… della Madonna e di tanti Confratelli che ci hanno preceduto.
Ora penso spesso a questi fervorosi confratelli che ho conosciuto e che vivono nella comunione dei Santi».
Con essi, con Maria, con Cristo in Dio vive ora per sempre il nostro amato Padre Paolo Hitz.

Cf. Robert Koch, redentorista, in  Orbis 32 (1975).

Il redentorista P. Paul Hitz 81915-1974), svizzero, è stato uno straordinario precursore del rinnovamento della predicazione missionaria.

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Il profilo tracciato da P. Domenico Grasso S.J.

Il 17 novembre 1974 è morto il Paul Hitz, Redentorista, già professore nell’Accademia Alfonsiana di Roma, e successivamente docente di teologia catechetica nell’Università di Laval nel Québec in Canada.
Era venuto a Roma come «esperto» del Sinodo dei Vescovi e aveva partecipato, in tale qualità, ai suoi lavori preparatori. Durante la celebrazione dell’Assemblea sinodale si era sentito male ed era rientrato d’urgenza in patria. Qui era stato operato. Ma i medici non fecero altro che scoprire in lui il «male del secolo». Così moriva in una età relativamente giovane.

Fama internazionale con “L’annonce missionaire de l’Evangile”
Con il P. Hitz scompare uno dei rappresentanti più qualificati ed attivi della pastorale odierna, al cui rinnovamento lavorava già da decenni. Sentiva in modo particolare la necessità del rinnovamento della predicazione delle missioni popolari, e, a tale scopo, nel 1954 aveva scritto un libro che gli diede fama internazionale, facendolo conoscere come uno dei sostenitori più ardenti del movimento kerigmatico.
Alludiamo al volume «L’annonce missionaire de l’Evangile» ristampato più volte. Si tratta di un libro non di grande mole, ma di una densità che il lettore non poteva non ammirare. Prima di pubblicarlo era stato per anni professore di dogmatica nello scolasticato redentorista di Echternach in Lussemburgo, dove aveva atteso con particolare intensità allo studio della teologia biblica, che doveva in seguito informare tutta la sua attività.
Il libro, cui abbiamo accennato, era tutto intessuto del messaggio biblico. Si può dire che non c’è riga in cui non compaia una citazione biblica. Non si tratta, evidentemente, di un biblicismo esagerato, tipico in quegli anni, ma di un messaggio assimilato con lungo studio, e che veniva spontaneo sotto la penna, mano mano che il pensiero andava delineandosi e sviluppandosi.
Contenuto del libro.
L’Hitz vi trattava, in successivi capitoli, del criterio del nostro apostolato, della predicazione degli Apostoli, dei sermoni di missione a partire dal secolo XVIII, e della necessità di un rinnovamento delle missioni popolari. Sembrano temi slegati, senza molto nesso tra di loro. Eppure la loro unità salta agli occhi del lettore.
Il primo saggio trattava della fedeltà dell’apostolo al mandato ricevuto e delle sue implicitazioni intellettuali e morali. E’ il capitolo che rimane più impresso nel lettore, specialmente se predicatore.
L’autore vi dimostra con abbondanza di dottrina biblica che il vero criterio dell’apostolato non è il successo esteriore, ma la fedeltà al mandato ricevuto. Quando l’apostolo ha fatto del suo meglio per dare il messaggio che la Chiesa gli ha affidato, egli può stare tranquillo: il resto spetta allo Spirito Santo.
È uno scritto che noi abbiamo letto e riletto a scopo di meditazione e di consolazione. Vorremmo che fosse conosciuto da tutti i predicatori in un momento in cui è tanto difficile vedere i frutti del proprio lavoro.

 Predicazione kerigmatica
«Il Kerigma »: la predicazione-tipo — Non meno significativo è questo saggio dedicato alla predicazione missionaria nel Libro degli Atti. Per l’Hitz è la predicazione-tipo, quella cui ogni missionario deve ispirarsi, una predicazione tutta centrata sul mistero pasquale, piena di forza e di solennità, che non può non mettere l’uomo di fronte al proprio destino, per la vita o la morte. E’ questa predicazione apostolica, il Kerigma, che bisogna ristabilire nelle nostre missioni popolari, facendolo risuonare davanti ai pagani di oggi con tutta la forza possibile.
È alla luce di questa predicazione kerigmatica che l’Hitz proponeva di restaurare e rinnovare le missioni popolari, solite a farsi ogni dieci anni nelle nostre parrocchie. Non si tratta più, egli diceva, di predicare i novissimi allo scopo di preparare a una buona confessione, ma di convertirli a Gesù Cristo, di dar loro la fede che non hanno più, ponendoli di fronte al proprio destino, proprio quel destino che gli Atti degli Apostoli fanno sentire all’uomo con tanta acutezza. Bisogna non tanto rinnovare la fede, quanto produrla nei cuori di coloro nei quali è andata dileguandosi lentamente. È ciò che debbono fare le missioni popolari.

La missione del P. Hitz
Queste idee oggi sono comuni e ricorrono con insistenza in tutti i convegni di pastorale missionaria. Ma venti anni fa erano in pochi a parlarne, erano cose da specialisti.
E il P. Hitz riuscì col suo libro e, dove poté, con la sua parola, a farle sentire dovunque, non soltanto nei nostri paesi di tradizione cristiana, ma anche nei paesi che ancora oggi chiamiamo di «missione». Egli infatti viaggiò in tutto il mondo per far conoscere queste idee ai missionari, esortandoli ad aver fiducia nella forza dello Spirito Santo che può eliminare tutti gli ostacoli che si oppongono alla diffusione della fede.
Potremmo dire che questo fu uno dei compiti più importanti della vita di P. Hitz, quello di far coraggio agli altri, di far sentire a tutti quelli che avvicinava la fiamma dell’apostolato

Testamento spirituale
Qualche anno prima di morire pubblicava un piccolo volume tutto in questa linea dal titolo «Missionaires avec le Christ ». Esso rende bene tutta la fede dell’insigne redentorista. Il missionario non è solo: con lui c’è il Cristo. Può perciò andare sicuro per le vie del mondo: è accompagnato da un amico che non lo abbandonerà mai.
Al Cristo P. Hitz stava per dedicare quella che forse sarebbe stata l’opera più importante della sua vita, cioè una Cristologia cui lavorava da anni. Speriamo che l’abbia portata a un punto tale che qualcuno dei suoi confratelli la possa pubblicare. lo ne ho letto qualche capitolo e sarei tanto lieto di vederla nelle mani di tutti.
L’informazione bibliografica era imponente e ancora più imponente la teologia biblica e la riflessione teologica. Potrebbe essere il suo testamento spirituale, perché si tratta di un saggio teologico scritto col metodo scientifico più rigoroso, ma insieme con la fede più convinta.

I due amori del P. Hitz
P. Hitz era uno di quei rari uomini in cui la fede e la scienza si danno la mano in un felice connubio. Era un autentico teologo, un uomo cioè abituato a maturare le sue idee nella preghiera e nello studio della Parola di Dio.
Amava la Bibbia, ma sapeva leggerla in tutta la luce che le viene dalla tradizione della Chiesa.
La Chiesa: ecco una parola che metteva in moto il cuore dell’illustre studioso e lo faceva vibrare. Sentiva che il Cristo si continuava nella Chiesa ed amava ambedue di pari amore. Non è facile incontrare un uomo che sappia congiungere i due amori, che poi sono uno solo. Per lui Cristo era la Chiesa e la Chiesa era Cristo. Per questo soffriva per lo stato della Chiesa attuale, partecipava con tutto il cuore al suo travaglio e lavorava con tutte le forze al suo superamento. Aveva accettato con entusiasmo di essere «esperto» di un Sinodo che trattava dell’evangeliz-zazione, e mi fu grato quando seppe che ero stato io a fare il suo nome alla Segreteria dello stesso Sinodo perché fosse chiamato a partecipare ai suoi lavori.

È stata l’ultima gioia che il Signore gli ha dato in questo mondo Era veramente felice di ascoltare gl’interventi dei Vescovi, di sentire lo zelo che traspariva dalle loro parole, di fare sue le loro preoccupazioni. In particolare lodava l’audacia dei Vescovi, la parresia, come la chiamava lui, con termine paolino.

Ricordo
Questo mio ricordo del P. Hitz non sarebbe completo se non accennassi alla sua devozione alla Vergine. Alla Madre di Dio egli aveva dedicato la sua tesi di laurea pubblicata sotto il titolo «Maria und unser Heil», e più tardi una serie di prediche tenute nel Lussem­burgo, anch’esse date alla luce col titolo classico « Durch Maria zu Jesus».
Nella Madonna egli amava vedere la Madre di Gesù. Era in questa prospettiva che la presentava e cercava di farla amare dai fedeli. Quando parlava di Maria, il P. Hitz diventava loquace.
Notiamo questo particolare perché non amava parlare molto. Per quanto era affascinante sulla cattedra, per tanto era sobrio e quasi timido nella conversazione. Quando però parlava di Maria il suo volto si illuminava.
Ricorderò sempre una esortazione tenuta a Bruxelles sulla Vergine, proprio con questo titolo « Maria, la Madre di Gesù». La pronunciò con una profondità teologica e un afflato spirituale che commosse tutti. Alla conferenza erano presenti anche alcuni protestanti, i quali, alla fine, non mancarono di manifestare la propria ammirazione. Uno si meravigliò perché il protestantesimo non concedesse alla Madonna maggiore importanza, se, come P. Hitz aveva detto, occupava un posto così importante nella. storia della salvezza.

Il libro, pubblicato nel 1954, cominciò ad attirare l'attenzione internazionale sul P. Hitz.

Amico fedele
Abbiamo scritto queste note per ricordare un amico cui volemmo veramente bene, col quale avemmo la sorte di lavorare prima e durante il Sinodo, e che ci fu sempre motivo di edificazione.
La sua testimonianza di fede a Cristo e alla Chiesa ci rimane impressa come un segno di ciò che l’amore di Dio può fare in un uomo.
Ci auguriamo che quanti hanno conosciuto P. Hitz, possano leggere queste righe ed associarsi a noi nel ricordo e nel ringraziamento a Dio per i doni concessi al suo «amico fedele».

Domenico Grasso S.J.