Martedì Santo
3. LA PASSIONE DI GESÙ PROVOCA LA NOSTRA FEDE
Perché mai tanti fedeli guardano Gesù sulla croce con occhio indifferente? Assistono anche, durante la Settimana Santa, alla celebrazione della sua morte, ma senza alcun sentimento di tenerezza e di gratitudine, come se si facesse memoria di avvenimenti non veri o che non li riguardano!
Forse non sanno o non credono a ciò che i Vangeli ci dicono sulla passione di Gesù? Io dico che lo sanno bene e ci credono, ma non ci pensano, perché chi crede e ci pensa non è possibile che non si accenda di amore verso un Dio, che soffre tanto e che muore per amor suo.
L’amore di Cristo ci spinge (2Cor 5,14), scrisse l’Apostolo. E voleva dire che nella passione del Signore dobbiamo considerare non tanto i dolori e i disprezzi che egli patì, quanto l’amore con cui li patì. Infatti Gesù Cristo soffrì tanto non solo per salvarci, giacché per salvarci sarebbe bastata una sola sua preghiera, ma per farci comprendere l’amore che ci portava, e con ciò guadagnarsi il nostro amore. Un’anima che pensa a questo amore di Gesù, non può certo fare a meno di amarlo. L’amore di Cristo ci spinge: essa si sentirà legata e quasi costretta a dedicargli tutto il suo amore.
Per questo fine Gesù è morto per tutti noi: perché non viviamo più per noi stessi, ma solo per lui, nostro Redentore, che ha sacrificato la sua vita divina per noi. Beate quelle anime innamorate che spesso meditano sulla passione di Gesù: Attingeranno acqua con gioia alle sorgenti della salvezza (Is 12,3). Dalle fonti di salvezza delle piaghe del Salvatore esse attingeranno acque continue di amore e di fiducia.
Come potrà diffidare ancora della misericordia divina qualsiasi peccatore, anche il più grande purchéche sia pentito delle sue colpe, nel vedere Gesù crocifisso, sapendo che l’eterno Padre ha posto su di lui tutti i nostri peccati, perché egli li espiasse per noi? Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti (Is 53,6).
Come possiamo temere, aggiunge san Paolo, che Dio ci neghi qualche grazia, dal momento che ci ha donato il suo medesimo Figlio? (cf. Rm 8,32).
da Considerazioni ed affetti sopra la Passione – Introduzione.
Preghiera
La fede c’insegna che l’Uomo sulla croce è il nostro creatore, il nostro Salvatore, la nostra vita, il nostro liberatore; è colui che ci ama più di ogni altro, è il solo che può renderci felici.
Gesù mio, io credo che tu sei colui che mi ha amato fin dall’eternità, senza alcun merito mio, e che, pur prevedendo le mie ingratitudini, solo per la tua bontà mi hai dato l’essere. Tu sei il mio Salvatore che, con la tua morte, mi hai liberato dall’inferno, tante volte da me meritato. Tu sei la mia vita, per la grazia che mi hai donato, senza la quale io sarei rimasto per sempre nella morte. Tu sei il mio Padre misericordioso, che mi ha perdonato ogni offesa fatta a te. Tu sei il mio tesoro che, al posto dei castighi da me meritati, mi colmi di tanti favori e ispirazioni. Tu sei la mia speranza: da nessun altro io posso sperare del bene, quanto da te, giacché tu solo sei giunto a morire per me. […]
Agnello di Dio, sacrificato sulla croce e vittima d’amore, vorrei morire per te, come tu sei morto per me!
Maria, Madre di Dio, ottienimi la grazia di sacrificare tutta la vita che mi resta all’amore del tuo amabilissimo Figlio.
da Otto meditazioni sulla Passione, VIII.