Fratello Pietro Panza (1838-1925) – Italia.
La sera del 19 marzo 1925, festa di S. Giuseppe, di cui era devotissimo, moriva placidamente a Materdomini il Fratello Pietro Panza assistito dall’intera comunità e munito di tutti i sacramenti della Chiesa.
Aveva 89 anni, dei quali ben 60 vissuti in Congregazione, e 42 nel santuario di S. Gerardo, ove fu di edificazione a quanti lo conobbero per l’esercizio costante di tutte le virtù religiose , per la fedeltà alla sua vocazione, e specialmente per il fervido amore a Gesù Sacramentato e a Maria SS.
Soffrì con ammirabile fortezza e rassegnazione i dolori della sua ultima infermità, nella quale ogni mattina volle cibarsi delle carni sacrosante di Gesù Cristo, al quale rivolgeva ininterrottamente fervorose giaculatorie con commovente slancio di tenerissimo amore. I suoi ultimi accenti furono i SS. Nomi di Gesù, Maria e Giuseppe.
L’annunzio della sua morte interessò tutti gli abitanti di Materdomini e Caposele, che tanto lo amavano e stimavano per le sue belle qualità e virtù. Essi perciò vollero dargli l’estremo tributo del loro amore, assistendo numerosi e piangenti ai suoi funerali.
Questi furono solennissimi. Nel santuario cantò la messa il P. Rettore, il quale intessé pure l’elogio funebre, mostrando la grande bontà e pietà del defunto Fratello. Indi si organizzò le esequie. Al Ponte di Caposele venne il clero con a capo il Rev.mo Arciprete e molto popolo. Anche nella parrocchia di Caposele fu celebrato dall’Arciprete Ilaria, D. Giuseppe Fusco e D. Fedele Ilaria un altro funerale, mentre all’organo e pel canto disimpegnarono bene la loro parte i notissimi amici della comunità Angelo Freda e Lorenzo Merola.
Dalla parrocchia il corteo mosse alla volta del cimitero. Possiamo dire che tutto il popolo di Caposele vi prese parte: il sindaco Petrucci, il cav. Ilaria Vincenzo, il dott. Misvoccia, il sign. Lorenzo Freda, ufficiale postale, don Raffaele De Rogatis, farmacista, e moltissimi altri.
Buona parte del popolo accompagnò la salma sino al cimitero.
S. GERARDO, anno XXV, aprile 1925, pag. 124.
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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985
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Altro Profilo
Fratello Pietrino Panza
Nato a Candela (Dioc. di Ascoli Satriano, = Prov. di Foggia) il 24.2.1838 = Prof. 10.3.1882 = + a Materdomini 19.3.1925. Festa di S. Giuseppe.
“Fin dai primi anni aveva appreso il mestiere del padre che era sarto.
Quando fu ricevuto nel nostro Collegio di Deliceto, fin dal primo giorno fu destinato in sartoria. Da giovanotto cominciarono a chiamarlo Pietrino e questo diminutivo gli rimase per tutta la vita.
Benché in Congregazione dovette esercitare vari uffici assegnatigli dai Superiori, pure il suo mestiere-di sarto non lo abbandonò mai.
Fin da ragazzo si era pure esercitato nel suonare l’organo, che esercitò nella sua parrocchia, insieme al canto religioso. In seguito, da Religioso seguitò a suonare e cantare per tutta la vita.
Da uomo maturo ebbe una grave malattia, che lo abbatté e gli sciupò la sua florida salute. Fu consigliato di respirare aria più salubre nel nostro Collegio di S. Angelo a Cupolo. In seguito fu trasferito a Ciorani. Il resto della sua vita l’ha passato a Materdomini.
Nell’ultimo periodo di esistenza terrena non potendo più lavorare come prima, passava il tempo in esercizi spirituali (Rosari, Via Crucis, Visite a Gesù Sacramentato, assistendo a molte Messe e visitando gli infermi… Fin da giovane aveva presa la pia pratica di recitare l’Ufficio piccolo della Madonna, e non la smise se non quando la vista non si prestava più.
Quando nel Capitolo Generale di Roma si stabilì di abolire il colletto bianco per i Fratelli, per distinguerli dai Padri, egli protestò e minacciò di andarsene nella nostra Provincia Romana. Allora il P. Barbarulo, suo caro amico e ammiratore, pensò a difenderlo dalle molestie del suo tempo.
Perdé tutta la sua forza fisica e morale per una piaga alla gamba che gli impedì ogni moto e lo costrinse a stare a letto: ove aveva presa sagoma e parole come nostro padre S. Alfonso. Anche se la sua morte fu degna di un suo figlio prediletto” (F.M.F.).
Anche noi lo abbiamo visto a Materdomini: alto, scarno, di poche parole e sempre intento al lavoro. Ci raccontava quando furono scacciati da Deliceto e poi era ritornato a Materdomini, appena si aprì la Casa…
Conservava il suo colletto bianco, suonava e cantava le sante Messe e le funzioni serali e in tutte le altre circostanze. Era circondato da tanti venerandi Fratelli, più numerosi dei Padri, come i Fratelli Antonio e Micheluccio Falanga, Francesco Amendola, Michele Santucci, Romualdo, Gerardo…
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da Ricordo di fraterni amici
del P. Francesco Santoli
Tipolitografia Irpina, Lioni 1980