Palliola Luigi redentorista

P. Luigi Palliola (1858-1916) – Italia.

P. Luigi Palliola (1858-1916)

Nacque a Nola il 4 aprile 1842. Professò il 28 aprile 1858. Ascese al Sacerdozio il dì 14 maggio dell’anno 1866. Morì in Inghilterra a Bishop Eton il 28 dicembre 1916.

Nel 1898 venne nominato Rettore di S. Gioacchino ai Prati Castello in Roma P. Palliola, ed ebbe per sudditi: P. Manchi, P. Toti, P. Bertasi, P. Gargano. Ecco i primi Redentoristi che officiarono la Basilica di S. Gioacchino.

Il 20 Luglio 1898 Leone XIII chiamava a privata udienza il nostro P. Rettore Maggiore Raus. Il colloquio prolungato giunse ad una vera cordialità. Il Pontefice manifestò, più volte, il proprio compiacimento e le sue speranze nei Redentoristi. Il Rev.mo Raus, a nome di tutti i suoi figli, rinnovò, più con gesti che con parole, le proteste di fedeltà, di obbedienza, di amore.

L’affidamento della chiesa di San Gioacchino in Roma

Fu in questa gara di straordinaria bontà, che lo stesso Pontefice, caso rarissimo in Lui, volle far sentire, colla sua enfatica voce, l’autentico «Breve» con cui si concedeva ai figli di S. Alfonso il regime e l’amministrazione del tempio di S. Gioacchino in Prati di Castello.

Trattandosi di un documento capitale dove si compendia tutta la storia che ci interessa, lo riproduco letteralmente in omaggio di ricordo e di gloria per la mente illuminata che lo concepì, per la mano augusta che lo scrisse.

«Leone XIII a perpetua memoria. Motu proprio. Essendo piaciuto alla pietà di alcuni che, ad onore del celeste patrono S. Gioacchino, si erigesse qui in Roma, pressoché sotto i nostri occhi, una chiesa che ricordasse ai posteri l’anno 50 ; da Noi felicemente compiuto, come del Sacerdozio così del Nostro Episcopato; Noi volenterosi ne approvammo il divisamento, parendoci bello, con monumento perpetuo, consacrare la rimembranza dei divini benefizi. – I fedeli pure con tanta prontezza ed alacrità l’accolsero che, d’ ogni parte, senza por tempo in mezzo, ebbero all’uopo messe insieme ingenti somme di danaro.

E Noi tanto più volentieri gradimmo questa luminosa testimonianza d’amore e di ossequio, perché ben sapevamo doversi il tempio erigere in quella parte della città, dove più numerosa e la moltitudine, ma più scarsi sono gli aiuti a pro delle anime. – Pertanto fu posto mano all’ opera e questa con tanto ardore avviata, che si ebbe tutta la ragione a bene sperare che presto si sarebbe compiuta. Ma, come tutti sanno, l’evento mal corrispose alla speranza e il maneggio dell’opera fu assai male e disordinatamente condotto. – Di qui, affinché la volontà dei fedeli non rimanesse delusa, in questo mezzo, di tutta l’opera affidammo la cura al Ven. Fratello Giuseppe M. Costantini, Arcivescovo di Patrasso, al governo della chiesa preponemmo il sacerdote Ippolito Onesti; e su di Noi prendemmo il compimento dell’opera con i debiti dai quali era questa gravata.

– Ma volendo ora in modo stabile e sicuro ordinare le cose, abbiamo rivolto il nostro pensiero ai sacerdoti della Congregazione del SS. Redentore. Ché sappiamo bene qual sia il fine ad essi proposto da S. Alfonso, loro fondatore; che cioè abbiano di mira innanzi tutto, e come cosa loro propria, volgere ogni studio a coltivare il popolo nella pietà e nei costumi cristiani.

« Essi dunque destiniamo ad amministrare la chiesa di S. Gioacchino, perché, come si suole, vi compiano tutti gli uffici di pietà e di religione. Ma ad un tempo facciamo noto e dichiariamo che la chiesa e qualsivoglia opera annessa rimane di diritto proprio e perpetuo Nostra e dei Nostri Successori nel Pontificato.

E perché ivi, come in sede primaria, è stato eretto il Sodalizio dell’Adorazione perpetua del SS. Sacramento a riparazione delle offese fatte alla Sua divina Maestà, come lo abbiamo altra volta approvato, così ora con queste lettere lo confermiamo. – Quindi ratifichiamo pure i favori delle SS. Indulgenze che, con lettere date in forma di Breve il dì 6 Marzo 1883, decretammo, a vantaggio di coloro che al summenzionato Sodalizio avessero dato il nome.

Inoltre, qualunque potere concesso, con lettere apostoliche del 6 marzo 1883, del 27 settembre 1890, del 22 settembre 1893, ad Antonio Brougidou, sacerdote della diocesi di Lione, in riguardo del medesimo Sodalizio, totalmente abroghiamo, e trasferiamo nella Congregazione di S. Alfonso.

Sarà poi della Nostra autorità trai membri di quest’Istituto eleggerne uno a cui affidare la cura di tutta l’opera, a norma delle leggi, che già, nelle lettere suddette, dichiarammo di volere opportunamente dettare.

Queste cose stabiliamo e comandiamo, nonostante qualunque cosa in contrario.
Dato in Roma, presso S. Pietro, il dì 20 luglio 1898, anno XXI del nostro Pontificato.
Leone XIII

 La divulgazione del «Breve Pontificio» ebbe un’eco di voci plaudenti. Le più spiccate rappresentanze del Clero e del laicato cattolico espressero il loro godimento ed i loro auguri.

A titolo di cronaca, ricordo soltanto le frasi dell’E.mo Parrocchi:

« I figli di S. Alfonso hanno ora tre chiese in Roma e ben distribuite. Oh! ne sorga, quanto prima, una quarta a Testaccio!» Questa iridescente prospettiva svanì come un semplice sogno d’oro.

Dopo sette anni di un lavoro così febbrile e d’incertezze così preoccupanti, parve arrivato il momento di aprire al culto il sacro tempio giubilare.  La circostanza, più che propizia, l’offrì naturalmente la prossima solennità in onore del glorioso Patriarca S. Gioacchino.

Inaugurare l’ammirabile monumento in un giorno così festivo per la Chiesa Cattolica, così caro al Pontefice regnante, avrebbe incontrato il plauso e la gioia dell’Urbe e dell’Orbe.

Non si discusse. Il bisogno d’una tal festa, dopo la grande attesa, era sentito, irresistibilmente sentito. Le nubi del mistero e degli ostacoli erano già svanite e la luce del sole, del bel sole di Roma, si proiettava e si rinfrangeva ormai sulle classiche vetrate a colori e sulla torreggiante cupola di stelle.

Presi dunque i dovuti accordi, si decise che un apposito Comitato avrebbe diretto il rito inaugurale, ed i Padri Redentoristi, secondo il loro desiderio umilmente esposto avrebbero preso formale possesso nell’ottava dell’accennata solennità.

Questa prima solennissima festa veniva annunziata ai Romani col seguente «Invito Sacro».

«La solennità del Patriarca S. Gioacchino si celebrerà in quest’anno per ordine del Santo Padre, nella chiesa omonima, ai Prati di Castello. Essa Chiesa, dalle offerte dei fedeli e da generosi sacrifici di S.S., recata finalmente a termine, in sì felice ricorrenza verrà inaugurata con quel vantaggio delle anime che ripromette l’opportunità del posto, l’ampiezza e il decoro del nuovo tempio, e lo zelo dei Padri Liguorini, ai quali fu dallo stesso Pontefice dato in cura ».
31 luglio 1898.

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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. Salvatore Schiavone –
vol.3 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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Roma - La prima Comunità di San Gioacchino ai Prati: “P. Palliola superiore - P. Manchi - P. Toti - P. Bertasi - P. Gargano.”
Roma – La prima Comunità di San Gioacchino ai Prati: P. Palliola superiore – P. Manchi – P. Toti – P. Bertasi – P. Gargano.

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Ritratto fotografico di P. Luigi Palliola, originario di Nola, apprezzato missionario e uomo di belle iniziative. Morì in Inghilterra a Bishop Eton nel 1916.
Ritratto fotografico di P. Luigi Palliola, originario di Nola, apprezzato missionario e uomo di belle iniziative. Morì in Inghilterra a Bishop Eton nel 1916.

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