Il venerabile P. Vito Michele Di Netta
apostolo della riconciliazione
Si aprono oggi – 1 dicembre 2010 – le celebrazioni commemorative che i Redentoristi di Tropea fanno in onore del loro Venerabile che ha segnato la storia religiosa di Tropea e di tutta la Calabria nella prima metà dell’800. Sono passati 161 anni dalla morte del P. Di Netta avvenuta in Tropea il 3 dicembre 1949 e ben 75 anni da quando il papa Pio XI ne proclamò l’eroicità delle virtù il 7 luglio 1935. Il processo di beatificazione sta conoscendo un periodo di lunga stasi: a smuoverlo occorrerebbe un chiaro miracolo da parte del Venerabile che spinga gli organismi ecclesiali a riprendere il cammino della Causa di beatificazione.
La commemorazione di quest’anno porta la connotazione della “riconciliazione“, valore e virtù mai fuori luogo e fuori tempo, che nel clima politico piuttosto diviso tanto, a livello locale che a livello nazionale, acquista un sapore attuale. Le stesse celebrazioni del 150 anniversario dell’unità d’Italia, iniziate ormai in tutto il Paese, dovrebbero avere una connotazione di riconciliazione storica, perché se è vero che l’unità d’Italia oggi la consideriamo un valore imprescindibile, è vero anche che essa avvenne anche attraverso prevaricazioni e violenze politiche e sociali in una epoca risorgimentale che il P. Di Netta visse in parte, prima di morire.
P. Di Netta riconciliatore delle coscienze nel sacramento della confessione e riconciliatore nel sociale, inteso come vita vissuta con i suoi problemi reali.
La pace e la riconciliazione delle famiglie era un obiettivo irrinunciabile della sua azione apostolica: egli era il consigliere dei dubbiosi che confortava gli afflitti e il paciere nelle discordie. Basta riportare, tra le numerosissime testimonianze dei processi, quanto descrive il poeta tropeano Luigi Barone nel suo poemetto “La missione di Tropea 1842” dove, con stile poetico, egli ricorda le riconciliazioni avvenute prima che avesse luogo la comunione generale degli uomini (ben 2700 persone!): «Al termine della predica ove con voce patetica il P. Di Netta emunse lacrime di consolazione, con a stessa voce insinuante prescrisse che prima della distribuzione del Pane Eucaristico, si fosse deposto ogni rancore fra quegli adunati, e quel popolo docile, senza far calcoli, non titubando, ubbidiva: E si vide correr di costà, di su, di giù, ciascuno ad incontrare il suo offensore:
– Chi diceva – “Ti ricordi? io ero innocente e tu mi ferivi… Da quel momento un pensiero cupo, molesto, incessante, avvelenato mi straziava; le palpebre non si piegarono mai più ad un sonno pacifico… Sogni terribili.. . Il pensiero era quello di trafiggerti: quei sogni erano l’immagine viva d’un estinto; che eri tu: ma ora…
– Un altro — Ho mendicato il pane a causa tua… La grama famigliuola stivata in un bugigattolo; coperta di cenci, pativa di fame, ed io maledivo il tuo nome…
– Un altro ancora – Il tuo braccio si alzò armato di un ferro sul cuore del mio fratello, dell’amico … Lo vidi cadere immerso nel sangue spirante ai miei piedi…
– Un altro ancora – La mia casa d’infamia copristi tu…
«Ti perdono!» Tante e tante voci gridavano e la parola « Perdono» vicendevole, prolungata, per la vasta soglia del tempio da labbro in labbro spaziava. E qui generale un abbracciamento, un baciucchiare, un piangere …
– Perdono! … O quanto l’uomo nell’atto di perdonare è sublime: egi dal suo centro s’innalza, egli in quel punto non e più uomo, è un Dio!».
Fu questo un aspetto straordinario del Venerabile P. Di Netta, che fu un umile, ma autentico riconciliatore sociale: non che sia intervenuto direttamente sulle strutture sociali politiche o amministrative, ma che influì sulla vita vissuta della gente che veniva a contatto con lui. Il Decreto per la eroicità delle virtù del 7 luglio 1935 così sintetizza l’opera riconciliatrice del Venerabile: «Odi estinti, discordie composte, lotte e scandali d’ogni genere dissipati, il maltolto restituito, in una parola restaurata la virtù e la vita cristiana: ecco i frutti che sempre e dovunque producevano i lavori apostolici del P. Di Netta».
Aveva un carisma speciale per disarmare (in senso letterale) i violenti. L’azione di disarmo per prevenire delitti o giustizie sommarie rimaneva allora un vero problema per l’ordine pubblico (problema non ancora risolto ai nostri giorni, dove possedere un’arma fa sentire il fascino di un certo potere). Ricorda il testimone sacerdote Don Silvestro Raponsoli che «dopo la Missione data in Tropea, il Venerabile chiamò un fabbro ferraio nella chiesa dei Liguorini dove accorrevano a confessarsi i fedeli ed egli l’invitava a consegnare armi, coltelli; pistole, ecc… come pure chitarre ed altri strumenti che servivano per balli ecc. libri cattivi, e fece tutto rompere; e delle chitarre ecc. fece fare un falò, e fece tutto bruciare. Si diceva dunque per Tropea: “Vale più un Padre Di Netta che cento agenti di pubblica sicurezza”».
P. Salvatore Brugnano
Le celebrazioni si svolgono secondo il programma esposto nella locandina.
In particolare da ricordare il giorno 3 dicembre quando nel corso di una tavola rotonda verranno presentate dal prof. Luciano Meligrana le Lettere del Venerabile curate da P. Salvatore Brugnano e pubblicate dal giovane editore Giuseppe Meligrana.
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2. Offerta della lampada al Venerabile del 3 dicembre 2009. – durata 3,02
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3. Videoracconto della vita del Venerabile curato da P. Salvatore Brugnano. – durata 15,44
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