Il cammino del vescovo Alfonso Maria de Liguori: 1762-1775.
38. L’ospitalità è figlia della carità.
L’ospitalità è figlia della carità.
Mons. Domenico Spoto, canonico cantore della Cattedrale di Agrigento o Ciantro come si dice laggiù, reduce da Roma si recò di proposito, nel dicembre del 1769, in Arienzo per ossequiare Mons. Liguori. Ne restò affascinato. Commosso palesò al redentorista Pietro paolo Blasucci (+ 1815) che stava in Sicilia le seguenti impressioni:
“Ho ammirato Napoli, ho ammirato la magnificenza di Roma, ma l’impressione che mi ha fatto la vita ammirabile di Mons. Liguori ha cancellato in me l’ammirazione di Napoli e di Roma.
Ho veduto un santo vescovo dei primi secoli giacente in letto per le sue croniche infermità con ilarità di volto e di mente sana, sempre applicato ad opere di gloria di Dio, ed al governo di sua Diocesi, parchissimo nel cibo, parchissimo nel sonno, parchissimo a segno che sopra il suo letticciuolo teneva la sua zimarra di congregato per sopra coperta, un cortinaggio vecchio e di vil prezzo sopra il medesimo, nell’anello pastorale una pietra falsa e la crocetta pettorale di simile valore.
All’incontro ha trattato noi ospiti con pranzo e cena abbastanza lauti, di modo che io gli domandai: “Monsignore come si accorda la vostra povertà con la lautezza della mensa?”. Ed egli giovialmente mi rispose: “L’ospitalità è figlia della carità e non già della povertà“.
(da Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, p. 144).
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Galleria di statue di S. Alfonso vescovo
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