16. “O CLEMENTE, O PIA”
Maria fu paragonata all’ulivo: Come un ulivo maestoso nella pianura (Sir 24,14), perché, come dall’ulivo si ricava l’olio, simbolo di misericordia, così dalle mani di Maria non escono che grazie e misericordie.
Quindi, se ricorriamo a questa buona Madre per chiederle l’olio della sua pietà, non possiamo temere che ce lo neghi, come lo negarono le vergini prudenti alle stolte, rispondendo: Che non abbia a mancare per noi e per voi (Mt 25,91). No, perché Maria è ricca di quest’olio di misericordia, come afferma san Bonaventura.
La santa Chiesa la chiama Vergine non solo prudente, ma “prudentissima”, perché comprendiamo che Maria è così piena di grazia e di pietà, che basta a provvederne tutti, senza che a lei manchi mai. Scrive Ugo di san Vittore: “Piena di grazia: piena a tal punto, che del tuo olio sovrabbondante puoi rifornire il mondo intero. Se le vergini prudenti insieme alle lampade presero anche dell’olio nei vasi, tu, Vergine prudentissima, portasti un vaso traboccante e inesauribile affinché, versando da esso l’olio della misericordia, tu illuminassi le lampade di tutti”. […]
Ma perché si dice che questo bell’ulivo sta in mezzo ai “pianura”, e non piuttosto in un orto circondato da muri o da siepi? Risponde lo stesso Ugo di san Vittore: “Perché tutti possano facilmente vederlo e ricorrere ad esso per godere suoi benefici”. Questo pensiero è confermato da sant’ Antonino: “Ad un ulivo che sta esposto in un campo aperto tutti possono avvicinarsi e coglierne il frutto. A Maria tutti possono ricorrere, giusti e peccatori, per ottenere la sua misericordia”. […]
Maria vede e compatisce le nostre miserie molto meglio di noi. “Dovunque si trova una miseria, la tua misericordia accorre e soccorre”, esclama rivolto a lei Riccardo di san Vittore. […] Da tale ufficio di pietà non desisterà mai la nostra buona Madre, come dichiara essa stessa: Per tutta l’eternità non verrò meno. Ho officiato nella tenda santa davanti a lui (Sir 24,910). Fino alla fine del mondo, dice Maria, io non cesserò di soccorrere le miserie degli uomini e di pregare per i peccatori, affinché si salvino e siano liberati dalla miseria eterna.
Svetonio narra che l’imperatore Tito era così desideroso di concedere grazie a chi gliele chiedeva, che nei giorni in cui non aveva l’occasione di farne, diceva afflitto: “Ho perduto un giorno”: questo giorno per me è stato inutile, perché oggi non ho beneficato nessuno. Verosimilmente Tito diceva così più per vanità o per ricerca di stima, che per un sentimento di carità. Ma la nostra sovrana Maria, se un giorno non avesse l’occasione di fare nessuna grazia, direbbe la stessa cosa solo perché è piena di carità e di desiderio di farci del bene. Infatti essa brama concederci delle grazie più di quanto noi desideriamo riceverle.
Fu figura di Maria Rebecca, la quale, al servo di Abramo che le chiedeva un po’ d’acqua da bere, rispose: Attingerò acqua anche per i tuoi cammelli, finché abbiano bevuto a sufficienza (Gen 24,19). A queste parole il devoto san Bernardo si fa avanti dicendo alla beata Vergine: “Signora, non soltanto al servo di Abramo, ma anche ai cammelli versa acqua dalla tua anfora traboccante”. Egli vuol dire: Signora, tu sei ben più pietosa e generosa di Rebecca e perciò non ti contenti di dispensare le grazie della tua immensa misericordia soltanto ai servi di Abramo, che simboleggiano i servi fedeli a Dio, ma le dispensi anche ai cammelli, simbolo dei peccatori. E come Rebecca diede più di ciò che le fu richiesto, così Maria dona più di quel che le si domanda. “La liberalità di Maria, scrive Riccardo di san Lorenzo, somiglia alla liberalità di suo Figlio, che dona sempre più di quanto gli si chiede”, per cui san Paolo lo chiama ricco verso quelli che lo invocano (Rm 10,12). […]
Questa Regina è così clemente e pia, dice san Bernardo, che quando un peccatore qualsiasi va a raccomandarsi alla sua pietà, lei non si mette a esaminare i suoi meriti, se è degno o no di essere esaudito, ma esaudisce e soccorre tutti. […]
Dunque, se i nostri peccati ci fanno temere di accostarci a Dio, perché è una Maestà infinita che abbiamo offeso, non dobbiamo esitare ricorrere a Maria, poiché in lei non troveremo nulla che ci spaventi. È vero che essa è santa e immacolata, regina del mondo e Madre di Dio; ma è della nostra carne, è figlia di Adamo come noi. Ci esorta quindi Ugo di san Vittore: “Se temi di accostarti a Cristo per supplicarlo, rivolgiti a Maria: in lei non troverai nulla che ti faccia temere, perché in lei tu vedi il tuo genere” […]
Preghiera
“O Maria, tu sei clemente con i miseri, pia con coloro che ti pregano, dolce con chi ti ama. Ti mostri clemente liberandoci dai castighi, pia elardendo grazie, dolce donandoti a quelli che ti cercano”(san Bernardo).
(da Le Glorie di Maria, Parte I, IX)
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