P. Marian Nalepa, C.Ss.R. 1936-2019 – Polonia.
P. Marian Nalepa, C.Ss.R. 1936-2019.
Il redentorista P. Marian Nalepa, 1936-2019, Polonia, Provincia di Varsavia. Dottore in teologia ha insegnato a lungo ed ha tenuto conferenze in varie università. Fu assegnato all’Accademia Alfonsiana di Roma, dove ha prestato il suo servizio di docente e di studioso per 18 anni, facendosi apprezzare dagli studenti e stimare dai colleghi. Una una vita donata per rispondere alle forti e oneste inquietudini del postconcilio, relative alla condizione dell’uomo moderno. È morto a 83 anni.
Dati Ufficiali C.Ss.R.
- Cognome = Nalepa
- Nome = Marian
- Nazionalità = Polonia – (Provincia di Varsavia)
- Nato = 27-Feb-1936
- Morto = 17-Set-2019
- Professione = 31-Ago-1953
- Sacerdote = 26-Giu-1960
Il 17 settembre 2019 è morto all’età di 83 anni a Głogów il padre Marian Nalepa, CSsR (1936-2019).
Profilo biografico
Marian Nalepa è nato il 27 febbraio 1936 a Tarnów, in Polonia. Ha emesso la prima professione presso la Congregazione del Santo Redentore il 31 agosto 1953, a Tuchów, dove è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1960. In seguito ha studiato all’Università Cattolica di Lublino (KUL), dove nel 1967 ha conseguito il dottorato in teologia fondamentale con la dissertazione “La questione della struttura dell’atto di fede cristiana alla luce del pensiero di A. Brunner”. Negli anni 1967-1972 fu responsabile della formazione degli studenti di teologia nel Seminario maggiore redentorista, sempre a Tuchów, dove insegnò teologia fondamentale, filosofia della religione, storia della religione, teologia dell’ecumenismo e teologia della grazia. Nell’anno accademico 1973-1974 ha tenuto conferenze all’Università cattolica di Lublino e successivamente è stato trasferito all’Accademia Alfonsiana di Roma, dove ha prestato il suo servizio di docente e di studioso per 18 anni (1974-1992).
Fu apprezzato dagli studenti e stimato dai colleghi per sua forte sensibilità all’uomo contemporaneo e per la capacità perspicace di lettura del tempo attuale, nel quale riflettere sull’altissima chiamata dei credenti in Cristo, quella di realizzarsi nella carità operosa, animati dalla fede intelligente e protesi verso la pienezza nella speranza che non delude mai. Erano proprio questi i suoi maggiori contributi, innervanti la riflessione teologico-morale, specialmente nel campo dell’etica delle virtù teologiche, come quelle che trasformano la morale in una vita di unione con Dio e con il fratello.
Tali tematiche traspaiono dalle sue pubblicazioni che aveva lasciato in eredità alla comunità accademica alfonsiana, sparsa nel mondo tramite i suoi alunni. Si occupava infatti della vita personale cristiana intesa come dialogo della fede (1975). Si è dedicato anche alla dimensione ecumenica della morale cristiana (1977), non trascurando la dimensione ecclesiale della fede personale cristiana (1978). Non gli sfuggivano gli aspetti più drammatici della vita umana, come la tensione fra paura e speranza, capace di operare la scissione tra la fede e la vita, provocando un vero problema teologico e pastorale (1979).
Lo appassionavano senz’altro altre dimensioni della vita morale, come l’eroismo e l’ortoprassi della fede personale cristiana (1980) o ancora la scissione tra la fede e la vita come problema interno della fede (1981). Il nesso fra la morale cristiana e la morale sacramentale è entrato ugualmente nell’arco delle sue investigazioni (1982), approfondendo al contempo il suo tema privilegiato, quello del credere, nel suo rapporto con l’essere fedeli (1983). La morale sacramentale rimaneva per lui un campo di ricerca molto attraente, specie in riferimento al battesimo quale sacramento di una speciale “nobiltà cristiana” (1986).
Si è fatto conoscere, inoltre, per le interessanti investigazioni relative al carisma redentorista, sempre nella morale, come quelle relative alla “concezione personalistica della misericordia”, in corrispondenza con l’enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II, un contributo che illuminava il rapporto fra Morale e Redenzione (1983). Curando insieme al Prof. T. Kennedy l’omaggio al prof. Domenico Capone (La coscienza morale oggi, 1987) è entrato coraggiosamente in un altro campo, per i suoi tempi profetico, quello della “configurazione trinitaria” della coscienza morale cristiana. Lo ricorderanno numerosi alunni dell’Accademia per la dedizione alle loro fatiche per l’illuminata giuda nelle articolazioni dei dati della fede nei contesti etici sempre nuovi del mondo che andava globalizzandosi.
Terminato il servizio accademico è tornato in Polonia, dove si è dedicato anche al ministero pastorale che aveva sempre amato, specialmente a livello di consulenza spirituale, ministero di riconciliazione e illuminata predicazione. Ha vissuto la sua vita missionaria nelle comunità redentoriste di Zamość (1992–1994), Bardo (1994–2004) e Głogów (2004–2019).
È partito per il cielo il 17 settembre 2019, dopo 83 anni di una vita appassionata, di cui una 60 di anni dedicati alla generosa e intelligente proclamazione del Vangelo, in varie forme, non solo quelle accademiche. È stata una vita donata, in risposta alle forti e onesti inquietudini del postconcilio, relative alla condizione dell’uomo moderno. È stata una vita bella, perché mai soddisfatta con le risposte, anche le più brillanti, eppure mai pienamente sazianti né mai ritenute definitive. Una vita che conosceva bene l’odore delle pecore e il loro lamento, nell’aspirazione di quell’Ovile definitivo che Cristo ha inaugurato sulla terra nella sua Chiesa.
P.Andrea. Wodka C.Ss.R.
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