P. Pasquale Murino (1826-1913) – Italia.
P. Pasquale Murino (1826-1913)
Nacque a Pellezzano il 26 giugno 1826. Professò il 24 dicembre 1848. Si ordinò Sacerdote il 20 marzo 1852. Morì a Ciorani il giorno 31 luglio 1913.
Murino fu una conquista del Ven. P. Ribera, il quale era intimo di sua famiglia, e la dirigeva non solo nello spirito, ma anche negli affari temporali.
Per mezzo del P. Ribera un suo fratello fu Caracciolino, un altro fu Teresiano, ed egli Liguorino.
A Napoli, a tempo della dispersione, P. Murino convisse sempre col P. Ribera; e Ribera gli fece la profezia, (se così può dirsi), che sarebbe morto di apoplessia, ma che egli l’avrebbe assistito in quel supremo momento. P. Murino è stato il custode, l’angelo, l’intimo del Ven. P. Ribera.
Nell’osservanza degli Atti Comuni della lettura e meditazione pomeridiana fu esattissimo, come al Coro la mattina anche d’inverno, anzi prima di andare la Comunità, già lo si trovava da tempo: e lo stesso dico dell’ orazione serale. Stava sempre col sorriso sul labbro, che mostrava il fiore d’innocenza. (P. Barone).
I padri nelle molteplici predicazioni a Pellezzano erano ospitati in casa Murino cioè dei genitori Alessio e Teresa Fumo, ottimi cristiani.
Murino a dieci anni serviva la Messa al Ven. Ribera in Pellezzano; e qui gli profetizzò che un giorno sarebbe stato Liguorino.
Trovandosi a Salerno, in Seminario, il celebre gesuita P. Ramirez, insegnante e buon conoscitore dell’animo dei giovani, disse a P. Murino, allora di anni 10: «Te Beato! riconosco un lume speciale del Signore nel chiamarti a una Congregazione che opera la gloria di Dio e lo zelo delle anime con vero spirito».
Murino va a Pagani per gli esercizi per l’ordinazione in minoribus nel 1846. Qui riceve nella cara solitudine, accanto a S. Alfonso, tra le tante affettuose accoglienze dei Padri ospitati a Pellezzano in casa Murino, la più bella impressione, ed un’idea di vocazione si affaccia alla mente.
Ordinato in minoribus, comunicata alla famiglia la sua idea, viene contrastato dal fratello Parroco, ma, ottenuto dall’ Arcivescovo di Salerno il permesso di andare a Ciorani per otto giorni, onde sperimentare la vita che vi si menava, anziché spaventarsi e scoraggiarsi menomamente, vi si affezionò tanto, che assolutamente voleva presentarsi per gli esami al P. Rettore Maggiore in Pagani.
Ripoli, uomo eminente, riunì in coro i padri commossi; esaminò il Chierico Murino e ne restò contentissimo; ma, per provarlo, gli disse che era inetto; e il Murino, senza scoraggiarsi, rispose: Mi farò laico. Allora il Rettore Maggiore l’abbraccia e gli comunica i buoni esami e l’ ammissione.
Pieno di gioia sen ritorna in Seminario, va a casa, vince gli ostacoli, si prepara il patrimonio, e parte proprio nel giorno del suo onomastico, 17 Maggio 1847, nulla curandosi delle lacrime dei parenti, che lo vogliono trattenere almeno per quel giorno. Fu fedele alla chiamata di Dio.
A Ciorani ebbe per Maestro dei Novizi il Ven. Ribera. Con tale guida fece grandi progressi nello spirito, nella devozione a Gesù Sacramentato ed alla Madonna e in tutte le pratiche della Congregazione.
Il Ribera, un giorno, vide che i Novizi avevano commesso una mancanza; credendo colpevole anche Murino, lo punisce. Questi tace e soffre. Dopo otto giorni di penitenza il Maestro chiama Murino, chiarita la sua innocenza, e gli dice: «Tu persevererai nella Congregazione, ma quelli no». Così fu.
Ordinato Sacerdote nella Cattedrale di Nocera da Mons. D’Auria, restò per due anni a Pagani. – Fu a celebrare in patria la Prima Messa nella Chiesa di S. Anna. Da Diacono e Suddiacono fecero i suoi due fratelli Sacerdoti. Il padre volle dargli il Lavabo. Un signore volle incensare i genitori dicendo: «Avete tre figli Sacerdoti, non avete altra gloria da desiderare»!
Nel 1854, chiamato a Napoli dal Rettore Maggiore, assieme ad otto compagni, tra cui Mons. Capone, è fatto imbarcare immediatamente per Tropea, ove giungono col piroscafo a mezzanotte inaspettatamente e non trovano alloggio per gli Esercizianti che si trovano in Collegio. Quanti disagi!
Ha l’assegno a Stilo, e vi resta per 12 anni, facendo continue Missioni, Istruzione, Predica grande da Natale a Pasqua, specialmente sotto il paterno rettorato del P. Giovanni Todino.
Nel 1861 P. Murino fu richiamato a Napoli dal Rettore Maggiore Berruti. Lungo il viaggio per mare fu insultato e deriso perché religioso. Giunse a Napoli a mezzanotte e fu costretto essere visitato e mostrare il passaporto. Sbarcò alle 4 a.m. e andò a Tarsia.
Il Rettore Maggiore lo consigliò a ritirarsi in famiglia, smettendo l’abito religioso e vestire da prete per non esser perseguitato; ma non accettò a dismettere la veste di S. Alfonso.
Giungendo a Pellezzano, ovunque si inneggiava alla rivoluzione ed ai suoi Corifei. Al vederlo vie più si gridava e persone conoscenti ne avvisarono i Genitori perché lo sottraessero.
In famiglia stette un anno in azione. Mons. Salomone Arcivescovo di Salerno lo mandò prima ad Eboli per predicazione insieme ad un Gesuita: questi l’ Istruzione e Murino la predica, poi a Montecorvino Rovella, a Piana di Salerno, ed altri paesi.
Dopo un anno, non avverandosi ancora l’ espulsione, chiese al Rev.mo P. Generale di riunirsi ai Confratelli, poiché nemo propheta acceptus in patria sua, e andò a Ciorani. Ma da qui ripartì il 31 dicembre 1866 a causa del Decreto di Garibaldi, annunziato ai Padri dal Sindaco Palmieri di San Severino.
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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.3 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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