Intervista al Superiore Generale dei Redentoristi P. Michael Brehl
su San Clemente M. Hofbauer.
Nel bollettino di notizie dei Redentoristi di Austria Klemensblätter (numero di maggio/giugno 2014) si trova l’intervista fatta al Padre Generale Michael Brehl in occasione dei festeggiamenti in onore di San Clemente per i 100 anni quale Patrono di Vienna.
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* Quale importanza ha S. Clemente M. Hofbauer Redentoristi per lei e per noi?
– Prima di tutto vorrei parlare dell’importanza di S. Clemente M. Hofbauer per me personalmente.
Quando ho incontrato i Redentoristi a Toronto (Canada), non sapevo nulla di San Clemente. L’ho conosciuto attraverso un amico presso i Redentoristi, che me ne ha parlato quando ho finito i miei studi universitari. La prima comunità redentorista che ho incontrato era collegata con l’università. Mi sono sentito subito a casa con queste persone. Da diversi anni cercavo una comunità religiosa in cui mi sentissi a casa, -non solo nella comunità, ma anche nel loro servizio pastorale.
Più tardi, dopo la mia prima professione dei voti, ho imparato a conoscere S. Clemente Hofbauer da un anziano Redentorista. Mi ha messo in mano un piccolo libro dal titolo “Clemente Hofbauer, Apostolo di Vienna”. La sua storia vocazionale mi ha affascinato: egli ha cercato a lungo una comunità alla quale si sentiva chiamato e dedicare i suoi sforzi alla Congregazione d’oltralpe. Sono stato ispirato dalla sua dedizione agli studenti presso l’università, dal suo modo di predicare e dal suo lavoro con il Circolo di Vienna e gli Oblati. In un certo senso, ho sentito che la mia storia di vita e la ricerca sulla mia vocazione era simile alla sua.
Più tardi, ho ricevuto dallo stesso Redentorista una biografia di San Clemente più dettagliata.
Clemente mi ha ispirato ancora di più: la sua profonda amicizia con Thaddeus Huebl, la sofferenza fisica affrontata nei suoi pellegrinaggi verso Roma e ritorno, il suo lavoro a Varsavia e a Vienna. Ma più di tutto sono stato ispirato dalla sua speranza e perseveranza di fronte a tanti fallimenti. Non una sola Casa, di quante ne aveva fondato, esisteva più al momento della sua morte. E la Congregazione non era ancora riconosciuta, nonostante tutti i suoi sforzi eroici.
San Clemente divenne il mio Patrono e sono stato molto felice che il giorno della mia ordinazione sacerdotale cadesse nel giorno della sua festa, il 15 marzo 1980.
Per tutto ciò che ho detto sopra, credo che San Clemente sia significativo per i missionari Redentoristi in molti modi. Ha portato i Redentoristi al di là delle Alpi, fuori dell’Italia, verso cultura e società diverse. Da questi primi semi del nord Europa, è cresciuta la maggior parte delle radici della Congregazione. San Clemente era creativo e flessibile. Ha adattato le strutture della Congregazione, in modo da rispondere alla trasmissione in un nuovo mondo.
Ha messo l’accento sull’ Annuncio – predicare sempre il Vangelo in modo nuovo – ed ha esplorato nuovi modi di evangelizzare, di fronte ad una situazione molto diversa. Sognava la diffusione della Congregazione fuori dell’Europa, in Nord America e oltre.
Era anche un santo molto umano che visse amicizie profonde e aveva un senso fresco dell’umorismo e dell’empatia. Ha sperimentato nuovi modi di lavorare con i laici (uomini e donne) e con i giovani. Non ha tralasciato di richiamare i leader politici alla Legge e alla Giustizia. Per tutte queste ragioni, rimane un grande modello e ispiratore per i Redentoristi, Laici Associati e molte altre persone oggi.
Ma soprattutto, credo che San Clemente è anche il nostro compagno ed amico, il nostro fratello, che cammina con noi quando cerchiamo “di predicare il Vangelo in modo nuovo”. Egli ci incoraggia con grande speranza di fronte alle enormi sfide.
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* Quali saranno nei prossimi anni le maggiori sfide per gli ordini religiosi in generale, e soprattutto per i Redentoristi in Occidente e in tutto il mondo? Dove siamo particolarmente chiamati oggi?
– Francesco Papa ha invitato i religiosi ad andare per le strade e fare rumore – mettere un po’ di scompiglio – sempre per amore di Gesù e dei poveri. Penso che la più grande sfida per il religioso nel nostro tempo sia mettere gli abbandonati e i poveri al centro della chiesa e di tutti i nostri sforzi.
La Lettera Apostolica de Papa Evangelii Gaudium sull’evangelizzazione nel mondo di oggi parla a noi Redentoristi in una lingua che capiamo e conosciamo bene. La sfida più grande è quello di proclamare il messaggio del Vangelo con gioia in un modo da indurre l’altro ad incontrare Gesù Cristo e a servire i più abbandonati e poveri.
È chiaro che con questa missione sono collegate molte sfide. In Occidente il forte calo delle vocazioni religiose è un serio ostacolo. Ma un altrettanto grande ostacolo è il largo influsso dell’individualismo, del consumismo e del materialismo, che ci riguarda tutti, sia religiosi laici (uomini e donne).
In Europa, la maggior parte delle comunità religiose, incluse quelle redentoriste, sono anche gravate da strutture molte pesanti, che non si possono più facilmente gestire; essi diventano così ostacoli alla nostra missione. Ma i Redentoristi sono creativi e capaci di adattarsi a nuove situazioni in modo straordinario. La Conferenza di Europa mostra questa creatività inviando missionari Redentoristi in Albania.
Forse la sfida più grande è quello di non abbandonare la speranza, di non scoraggiarsi e di non diventare tristi. In questo possiamo imparare da S. Clemente Hofbauer. Predicare sempre il Vangelo in modo nuovo, Gesù, proclamare il Salvatore con gioia ed entusiasmo: questo è al cuore della nostra identità missionaria; qui sta il nostro più grande desiderio. Questa predicazione piena di gioia continuerà a contagiare uomini e donne, attirare vecchi e giovani. Così, diventa possibile un vero incontro con Gesù Cristo. E questo incontro può cambiare tutto!
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* Dove i Redentoristi sono particolarmente chiamati ad essere presenti oggi?
Papa Francesco ci chiama ad andare nelle periferie, verso gli abbandonati ed i poveri. Con questo richiamo sarebbero stati pienamente d’accordo S. Alfonso e S. Clemente. L’obiettivo è quello di trovare il cuore della vocazione del Missionario Redentorista. I Redentoristi devono stare dalla parte dei poveri, noi dobbiamo stare nelle periferie e presso gli abbandonati. Questo vale sia che siamo nella città di Vienna che nella campagna di Austria; lo stesso vale per New York City e la regione amazzonica.
Grazie a Dio, i Missionari Redentoristi sono vicini alle persone a cui siamo inviati. Attualmente siamo in 80 paesi, nelle città e nei villaggi, in parrocchie e centri di pellegrinaggio, in case di missione e nelle scuole. Noi lavoriamo nelle università e nelle baracche di uomini senza fissa dimora, nei centri di consulenza e nei progetti di sviluppo sociale.
Il “dove” non è importante quanto piuttosto “quali sono le persone“. La vicinanza alla gente, soprattutto ai più poveri, ci permetterà di restare fedeli alla chiamata di Dio. Anche le nostre lotte e i nostri fallimenti possono essere momenti di grazia, come lo fu per S. Clemente. Possa la gioia del Vangelo trasformare noi e la nostra società.
Traduzione dal tedesco
P. Salvatore Brugnano C.Ss.R.