9 agosto
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1760. S. Alfonso pubblica la sua opera: “Selva di materiali predicabili”.
1760. S. Alfonso pubblica la sua opera: “Selva di materiali predicabili”.
Dopo avere creato una legione di apostoli per lavorare insieme a lui e come egli alla redenzione, il nostro Padre S. Alfonso volle ancora ispirare la sua nobile ed ardente passione specialmente a quelli che erano chiamati da Dio per guadagnargli le anime: i sacerdoti ed i religiosi.
Con questo intento, compose nel 1760, all’età di sessantaquattro anni, due importanti lavori,: “La Selva…” i doveri dell’anima sacerdotale, e “La vera Sposa di Gesù Cristo”, o i doveri dell’anima religiosa.
Alfonso si accontentò di intitolare La Selva: Raccolta di testi e materiali, ma se lo si percorre attentamente, si vede che il suo pensiero ne forma la trama e l’armonia, e che tutto ciò che la tradizione ha di più forte e di più soave è messo dalla sua scienza al servizio della sua penna. È il frutto di ricerche e di studi che aveva fatto per circa quarant’ anni, sia per regolare la sua propria condotta, sia per dirigere i ritiri ecclesiastici che egli predicò per la prima volta al clero di Napoli nel 1732, quando non contava ancora sei anni di sacerdozio.
Questo è uno dei libri che hanno avuto il maggior successo. Ci si è affrettati di tradurlo nelle principali lingue dell’Europa (si conoscono almeno cinque traduzioni francesi, tra quella di Monsignore Caume che si distingue per il suo merito. (Oeuvres ascétiques, P. DUjARDIN, vol. XII, prefazione).
La conclusione di questo libro è che i ministri di Dio smuoveranno il mondo indifferente ed empio solo con la leva della santità. Ma i santi, armati dei mezzi di cui il prete dispone, potranno scuotere sempre i popoli e gettarli ai piedi di Dio.
S. Alfonso cita queste parole di S. Filippo Neri: “Datemi dieci sacerdoti veramente animati dallo spirito di Dio, ed io mi impegno a convertire il mondo intero“; ed egli aggiunge: “Che cosa non ha fatto S. Francesco Saverio in Oriente? Egli da solo, dicono i suoi storici, convertì dieci milioni di infedeli. In Europa, cosa non hanno fatto un S. Patrizio ed un san Vincenzo Ferreri? Molto certamente un sacerdote animato dallo spirito di Dio, per mediocre che sia con la sua scienza, convertirà molto più anime di quante non ne convertiranno cento sacerdoti molto istruiti, ma senza grande amore per Dio. ”
P. BERTHE, Vita di S. Alfonso, I, 632.
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IN MEMORIAM
Il servo di Dio Giuseppe Maria Leone. Angri (Italia), 1907.
Il servo di Dio Giuseppe Maria Leone nacque a Trinitapoli, in Puglia, il 24 maggio 1829. I suoi genitori accesero in lui le prime fiamme di una vera pietà.
Di un carattere molto dolce, si applicava soprattutto a riprodurre le cerimonie sacre piuttosto che a ricercare i giochi. I primi elementi delle lettere gli furono insegnati nella casa paterna, ed egli si formò alla virtù con la disciplina estremamente rigida del seminario.
Per seguire di più vicino Gesù Cristo Redentore, entrò nella Congregazione nel 1849. Fin dal suo noviziato, che fece a Ciorani, rispose a tutto ciò che si poteva aspettare di lui. Ma presto si vide afflitto di una malattia di debolezza che fu sul punto di essere rimandato in famiglia.
Il Padre Generale ed i suoi consultori esitarono ad ammetterlo ai voti, ma il Padre Maestro, conoscendo più a fondo la virtù del suo novizio, intercedé in suo favore.
Presto Giuseppe Maria intraprese gli studi e si distinse tra tutti gli altri per la sua ferma risoluzione di migliorare e per il suo vivo ardore nella pietà. Sempre sofferente, ma lo spirito sempre rivolto a Dio, faceva continui sforzi per non sottrarsi alle Regole anche le più piccole.
Ammesso al sacerdozio nel 1854, Giuseppe Maria non visse più se no per Dio e la Congregazione. Senza riguardo per la sua malattia, prese parte alle sante missioni, e si può giudicare bene che egli faceva alle anime ascoltando i fedeli parlare del suo zelo nella predicazione e del suo modo caritatevole di accogliere i penitenti. Non mancano città dove si conserva il ricordo di conversioni meravigliose che operò in uomini di cui si disperava.
Il suo talento straordinario si faceva notare soprattutto nelle sue istruzioni ai chierici ed alle religiose. All’epoca dell’espulsione dei religiosi per gli ostili decreti del 1866, si ritirò nella sua casa paterna a Trinitapoli.
Il bene che operò nella sua parrocchia è incalcolabile. Interrogato a quale sorgente egli attingesse una forza e saggezza così piene, rispondeva: “Ai piedi di Gesù Crocifisso.” Quando le case dell’istituto furono ristabilite, Giuseppe Maria si ritirò “in Angri”, dove fu preposto all’educazione dei giovani, all’amministrazione materiale della casa, e poi alla direzione di tutta la comunità.
La fama della sua santità intanto si era sparsa lontano e numerosi visitatori di tutte le condizioni accorrevano a lui che consideravano come un angelo disceso dal cielo. Scrisse degli opuscoli, molto adatti ad accendere ed a conservare l’amore verso Gesù e Maria.
Persone degne di fede affermano che le loro iniziative fatte sotto l’ispirazione o con l’approvazione del Servo di Dio, avevano ottenuto un pieno successo, mentre queste che non avevano beneficiato delle sue illuminazioni erano fallite.
P. Giuseppe Maria, carico di meriti, si addormentò pacificamente nel Signore; il suo funerale si rivelò un trionfo. —”In fide e lenitate ipsius sanctum fecit illum. ” Eccli. 45-1.
Professione: 23 marzo 1851.
Ordinazione sacerdotale: 31 dicembre 1854.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |