8 dicembre
EFFEMERIDI C.Ss.R – 1870. Le «Vindiciae Alphonsianae».
1870. Le «Vindiciae Alphonsianae».
Il giorno 8 dicembre 1870 fu pubblicato il libro «Vindiciae Alphonsianae».
Ballerini, professore di Teologia morale nel collegio Romano, aveva fatto stampare un Compendio di morale chiamato Gury-Ballerini.
Nelle annotazioni, pur dichiarandosi discepolo di S. Alfonso, egli finisce non solo col criticarlo, ma lo modifica e lo combatte. Trova nella Teologia morale di S. Alfonso citazioni false, errori ed altri difetti. Gli errori, secondo lui, si concentrano principalmente sul sistema morale, sul volontario in causa; sulla dilettazione sensibile carnale, sulla familiarità tra fidanzati, sulle disposizioni dei recidivi in vista dell’assoluzione, e sui segni straordinari delle disposizioni di questo tipo di penitenti.
In questo frattempo, si studiava di conferire a S. Alfonso il glorioso titolo di Dottore della Chiesa. A questo scopo, fu presentata una richiesta a tutti i vescovi della Francia. In generale essi si mostrarono solleciti e felici di firmare questa supplica: la ragione principale fu l’eminente servizio reso da S. Alfonso al clero con la·Teologia morale. E con la loro firma lo hanno affermato ad alta voce.
Quindici o sedici, però, non hanno apposto la firma: non l’hanno rifiutato positivamente, hanno chiesto tempo per riflettere, portando come motivazione il loro viaggio a Roma per il Concilio Vaticano; malgrado il loro rifiuto si può affermare che essi si sono mostrati piuttosto benevoli con S. Alfonso ed i suoi discepoli. Questi ultimi furono i Signori vescovi Hugonin, vescovo di Bayeux; Mathieu, di Besançon; Place, di Marseille; Foulon, di Nancy; Jacquemet, di Nantes; e Pie, de Poitiers.
La nostra richiesta, tuttavia, produsse qualche clamore. Alcuni vescovi, pochi in verità, si preoccuparono per un passaggio della supplica contraria al gallicanesimo, e sembrarono sospettare, sotto il nostro orientamento, un antico pensiero ostile ai loro punti di vista: Monsignore Dubreuil, vescovo di Avignon;·Grimardias, di Cahors; Colet, di Luçon; Darbois, di Paris.
Tra i vescovi firmatari, un certo numero aderì ai nostri desideri con entusiasmo, altri con molta buona volontà, alcuni, ma pochi, avanzarono qualche obiezione sulla opportunità della richiesta.
I vescovi, in genere, conoscevano poco le opere dogmatiche di S. Alfonso; inoltre, alcuni di essi, motivando il loro voto sul merito della Teologia morale del santo, pensavano che, pur meritando il titolo di Dottore, non dovesse essere messo sul stesso piano dei grandi Dottori, come san Tommaso e sant’Agostino.
In occasione della nostra richiesta rivolta ad essi, molti espressero il vivo dispiacere di non avere tra le mani una buona edizione di S. Alfonso. Pur riconoscendo la cura coscienziosa dei traduttori di Tournai, dimostrarono dispiacere che lo stile non corrispondesse completamente al gusto francese.
Si manifestò anche il desiderio di avere le opere di S. Alfonso in un’edizione da Biblioteca, in folio, o in quarto, proprio per essere posta accanto ai Dottori della Chiesa.
Bisogna aggiungere che, nei cinque anni che precedettero il dottorato di S. Alfonso, ottocento vescovi, arcivescovi, patriarchi, cardinali, parecchie Università, diversi Capitoli, venticinque superiori di ordini religiosi presentarono numerose suppliche al Vicario di Gesù Cristo.
Pio IX accolse con grande gioia la causa sottoposta al suo giudizio e la sottomise all’esame della Congregazione dei Riti.
Il Promotore della fede sollevò contro le dottrine di S. Alfonso obiezioni fornitegli dal suo spirito fertile. Trovò materia soprattutto nei libri di morale di Gury-Ballerini, e in questo tempo Ballerini e molti Gesuiti facevano una campagna contraria a S. Alfonso. Allora divenne un obbligo dei Redentoristi difendere la dottrina del loro Padre.
Il P. de Smetana, già Vicario generale della Congregazione, aveva settantatrè anni e cominciò a comporre un’opera contro questi attacchi.
Il Rev.mo P. Mauron chiamò a Roma l Padri Haringer, Ulrich, Lammens, e Marc che rafforzarono e completarono il manoscritto che chiamarono: «Vindiciae Alphonsianae».
A dispetto degli avversari, S. Alfonso fu proclamato da Pio IX Dottore della Chiesa, il 23 marzo e il 7 luglio 1871. Il libro intitolato: «Vindiciae Alphonsianae» allora fu stampato. Ballerini è passato al vaglio ed è considerato avversario di S. Alfonso.
Le Vindiciae sono dunque un’eco degli «Acta doctoratus». il Loro valore intrinseco ha meritato, da parte di un scrittore della Rivista delle scienze ecclesiastiche, la qualifica di «Oeuvre magistrale». L’opera, stampata nell’estate del 1872, poté apparire nel nuovo anno 1873.
Nel 1875 una felice scoperta diede nuova autorità alle dottrine sostenute in quest’opera. La corrispondenza letteraria e teologica di S. Alfonso, confinata fino allora in una biblioteca dell’Italia settentrionale, venne improvvisamente a rivelare i sentimenti intimi del Santo su molti argomenti di primaria importanza. “Le lettere -diceva il P. Mauron – confermano in un modo stupendo le dissertazioni che sono state pubblicate su questa materia. È un grosso volume scritto in latino di circa 1.000 pagine in octavo.
Risultato: a favore di Ballerini furono i liberali, (i giovani), le persone di spirito modernista; a nostro favore si pronunziarono persone serie, professori di seminari maggiori, ed in particolare i Sulpizianisti [Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio, facenti capo alla chiesa di San Sulpizio, Parigi].
Si constatò rapidamente che Ballerini non brillava per fedeltà. Le Vindiciae, a richiesta del P. Desurmont, furono mandate gratuitamente dal Rmo P. Mauron a tutti i vescovi e seminari della Francia. La maggior parte risposero e ringraziarono; l’equiprobabilisno fu attribuito definitivamente a S. Alfonso e si preparò il magnifico successo della Morale di S. Alfonso con il P. Marc.
La prefazione del volume è firmata: 8 dicembre.
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1867. Fondazione della Casa di Argentan.
Questa fondazione avvenne grazie all’iniziativa ed al generoso concorso del Conte di Caulaincourt e allo zelo di diversi sacerdoti.
Mons. Rousselet, vescovo di Séez l’approvò ed il Padre Fradin ne diventò il primo superiore insieme ai Padri Prouvost e Lemeur.
La cappella fu costruita nel 1872 e fu consacrata il 28 settembre. Fratello Pierre ne fu l’architetto. Argentan diventò allora uno dei più attivi focolari dei lavori apostolici; il numero delle missioni che fu dato in questa epoca è considerevole e Dio sa quante anime hanno ritrovato il perdono, la pace e la salvezza.
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1909. Erezione della Provincia della Polonia.
San Clemente ed i suoi confratelli furono i primi Redentoristi che evangelizzarono la Polonia. Nel 1808, dopo vent’anni di un apostolato tra i più fruttuosi, venne espulso da Varsavia. San Clemente partì allora per Vienna e lì morì nel 1820.
Nel 1836 il Padre Podgorski provò a ristabilire la Congregazione in Polonia, gli fu impossibile.
Infine il Padre Lubienski fondò nel 1883 una casa a Mosciska, e la Provincia fu eretta l’ 8 dicembre 1909.
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IN MEMORIAM
P. Aloys Czech. Landser, 1868.
Secondo superiore Provinciale della Provincia gallo-elvetica, 1845-1848.
Il P. Czech nacque il 9 aprile 1790 a Burgsteim ((Bohême). Ammesso da San Clemente a quattordici anni come aspirante Varsavia, ebbe la gioia di seguire il Ven. P. Passerat nelle sue peregrinazioni e di condividerne le preoccupazioni: Jesteten, Triberg, Babenhausen lo videro di volta in volta, così come Coire e Viège nel Valais.
Si erano notato in lui, fin dalla tenera gioventù, attitudini che un giorno lo avrebbero reso utile alla Congregazione. Fra tutti i discepoli del P. Hofbauer, nessuno gli era uguale per intelligenza, prudenza e amabilità di carattere.
Le eminenti qualità di cui era dotato, fecero del P. Czech uno dei più validi sostegni della Congregazione in Svizzera. E come moderava ciò che talvolta appariva un po’ eccessivo nello zelo di alcuni confratelli, così riusciva a disarmare i nemici dell’Istituto con la sua abilità, amabilità e dolcezza.
Nel 1820 fu Rettore di Valsainte. Diventato in seguito Maestro dei novizi a Friburgo, mostrò grandi qualità sia per la direzione spirituale che per l’amministrazione.
Nominato Provinciale in Svizzera nel 1845, si prodigò più di ogni altra persona all’inserimento dei redentorista in Francia, e nelle numerose missioni che predicò o in Svizzera o in Alsazia, dava prova di uno zelo veramente apostolico.
Infine fu il più importante testimone chiamato a depositare nel processo di Beatificazione di san Clemente.
La sua filiale devozione verso la Madonna gli meritò la grazia di morire nel giorno dell’Immacolata Concezione, lasciando in tutti un giusto dispiacere e l’esempio delle alte virtù. – «In memoria aeterna erit justus». Sal.. 117.
Professione: 2 aprile 1808.
Ordinazione sacerdotale: 19 dicembre 1812.
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P. Alphonse Dupuis. Lille, 1892.
Alphonse Dupuis nacque a Haubourdin, Nord, il 12 gennaio 1864. Dopo seri studi fatti al collegio di Tourcoing, Alphonse entrò nell’università cattolica di Lille per studiare il diritto. Per tre anni, fu il fiore all’occhiello dei professori ed il modello benamato dei compagni. Era un alunno serio, studioso, affettuoso, di sincera semplicità con tutti.
Dopo un ritiro allo Studendato di Dongen, scambiò la toga con l’umile abito del Redentorista, per diventare l’avvocato di Gesù Cristo per le anime.
Fin dall’inizio della vita religiosa, la sua anima fu afflitta dal crogiolo delle tribolazioni. Ma Dio lo fortificò per il grande amore della preghiera, di umiltà e di mortificazione. Amava appassionatamente la Madonna. Diceva: «Se venissi a sapere che uno studente ama la Madonna più di me, non dormirei!». Confidava ai suoi amici che nel confessarsi cercava le espressioni buone ad annientare il suo amor proprio. La meditazione della sera gli era particolarmente cara.
A causa di una malattia che degenerò in forte bronchite Alfonso fu ordinato sacerdote prima del tempo richiesto. Durante la ultima malattia diceva: «Accetto le mie sofferenze non solo con rassegnazione, ma con gioia. Dio mi fa la grazia di comprendere una cosa che ignoravo nel mondo: il prezzo inestimabile della sofferenza; non sapevo che si provava tanta felicità a soffrire».
Morì dicendo e ripetendo parecchie volte questa parola: «Vado in paradiso, vado in paradiso». – « Consummatus in brevi, explevit tempora multa». Sap. 4 – 13.
Professione: 24 settembre 1888.
Ordinazione sacerdotale: 4 ottobre 1891.
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P. Banjamin Gaillard. Contamine-sur-Arve, 1895.
Il P. Gaillard nato ad Ardon, il 24 settembre 1820, nel Valais in Svizzera, fu uno dei primi Padri della Comunità di Contamine.
Come Missionario, ebbe un successo mediocre. Il talento filosofico l’avrebbe reso più atto agli studi. Prima di entrare nella Congregazione, aveva seguito i corsi di M. Pasteur a Strasbourg; acquistò allora conoscenze poco ordinarie nelle scienze naturali, fra cui in botanica ed astronomia, esercitò anche per molto tempo nella nostra casa di studi l’incarico di professore di scienze.
Studiò a fondo il probabilismo di S. Alfonso. Avrebbe voluto, per il solo onore della Congregazione, fare prevalere la sua interpretazione, che senza essere di Ballerini, si distingueva da quella del Padre Marc e del Padre Gaudé. Gli si impose il silenzio a questo riguardo, e ciò fu per lui un martirio intimo per più di vent’ anni, che patì senza inacidirsi contro alcuno.
Negli ultimi anni aveva analizzato, in vista di un dizionario, quarantasette volumi degli Oratori del Migne.
Come religioso, il P. Gaillard edificò i confratelli per il grande spirito di povertà. La sua carità fraterna era espressa con sentimenti e procedimenti delicati che lo fecero amare e stimare. Molti l’avevano scelto per direttore della loro coscienza. Era un asceta illuminato e degno di grande venerazione per l’eroismo delle virtù che gli è stata riconosciuta. -«In fide et lenitate ipsius, sanctum fecit illum». Eccl. 45-4.
Professione: 23 ottobre 1841.
Ordinazione sacerdotale: 25 agosto 1844.
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F. Grégoire, (Nicolas Ehl). Téterchen, 1918.
Fratello Gregoire nacque i 20 aprile 1834 a Kerlingen, villaggio situato nel Sarre, ed entrò il giorno 8 agosto 1867 nel convento di Téterchen, dove trascorse la maggior parte dei cinquanta anni di vita religiosa.
Fratello Gregoire era un uomo di affari; sotto questo aspetto ha reso, durante il kulturkampf ai nostri conventi di Alsace-Lorraine, servizi inapprezzabili.
La sua dedizione alla Congregazione era straordinaria. Era uno dei nostri antichi Fratelli che vegliavano con gelosa cura sui beni della Congregazione. Il Padre Generale Matthias Raus lo stimava molto e, volentieri, ricorreva alla sua abilità in materia di finanze. Nelle difficili domande di amministrazione, eredità, e relazioni con le autorità civili, i Superiori ed anche gli estranei, chiedevano i suoi consigli e la sua mediazione.
L’attività prodigiosa, che esplicò come amministratore, portinaio e sarto, non gli impediva di essere fedele alle pratiche di devozione. Malgrado i molti talenti, restava molto umile. Affabile nelle relazioni, godeva di una grande stima tra la popolazione dei dintorni.
Il 7 dicembre 1918, vigilia dell’Immacolata Concezione, disse al Padre Rettore: «Ah! se solamente la buona Madre del cielo venisse a cercarmi domani!»… Il desiderio fu esaudito: rese l’ultimo respiro il giorno 8 dicembre 1918. – «Omnibus omnia factus sum». 1 Cor. 9-29.
Professione: 8 agosto 1881.
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P. Adolphe Wilpotte. Marseille 1927.
Sesto superiore Provinciale della Provincia di Lione 1909-1927.
Il giorno 8 dicembre, al suono dell’angelus di mezzogiorno, scompariva una bella e nobile figura di apostolo: il P. Adolphe Wilpotte.
La Provvidenza pose la sua culla nelle Flandre francesi, dove profonda è la fede. Nacque il 19 febbraio 1862 a Haverskerque, grosso villaggio del cantone di Hazebrouck.
Una missione predicata nella sua parrocchia dai Padri Stoufflet e Meyer nel 1875 aiutò a sviluppare il suo ardente desiderio di diventare missionario.
Ordinato sacerdote, il P. Wilpotte fece le prime esercitazioni a Châteauroux. Dotato di grande talento per la predicazione, diventò ben presto soprattutto un missionario alfonsiano nella regione del mezzogiorno della Francia. Quante missioni ha dato, quanti ritiri ha predicato alle religiose, ai seminaristi!
A trentacinque anni divenne predicatore di ritiri ad ecclesiastici. La maggior parte delle diocesi della Francia ebbero la felicità di ascoltarlo. Fu un apostolo potente, un trascinatore di folle, un lottatore vittorioso contro l’empietà che talvolta attaccava le sue predicazioni.
Rettore di Marsiglia per tredici anni, Provinciale della Provincia di Lione per diciassette anni, si mostrò sempre all’altezza del suo compito.
Durante gli anni tragici della guerra, fu sublime nella carità e dedizione, visitando le comunità, i suoi soldati…. Viaggi incessanti, notti senza sonno, corrispondenza intensa, emozioni, preoccupazioni, angosce, necessità causate dalla guerra e per il dopoguerra, per riorganizzare le comunità, rimettere in cammino le case di formazione; tutto ciò contribuì molto a scuotere la sua robusta costituzione.
Il Padre Wilpotte non era un uomo come gli altri. La sua originalità non consisteva nei modi esterni, gli veniva dal fondo della sua ricca natura. Era semplice, di quella bella semplicità che incanta il cuore di Dio e guadagna facilmente quello degli uomini.
La rettitudine del P. Wilpotte, unita alla grande prudenza ed alla vasta esperienza degli uomini e delle cose, dava valore e credito ai suoi consigli. Gli guadagnò e gli conservò la fiducia di uomini eminenti e di numerose anime; realizzò soprattutto il suo merito davanti a Dio.
La vita interiore consisteva soprattutto in una visione semplice di Dio, nella considerazione abituale della sua miseria davanti a Dio, nel cammino alla presenza di Dio, nella devozione alla Volontà divina che è la stessa devozione.
La sua pietà aveva qualcosa di antico. L’umiltà non era superficiale, ma profonda. Fondamentalmente egli rinnegava se stesso e Dio attraverso lui faceva belle e grandi cose. Si dedicava alle anime incessantemente, donandosi senza riserva: il dono di se stesso, del cuore e del suo essere intero, e non solamente con il suo lavoro. Questo dono del cuore era la causa profonda del suo potente ascendente sulle anime, della fecondità del suo molteplice apostolato.
Dopo avere esercitato per diciassette anni l’incarico di Provinciale, il P. Wilpotte si dedicò ancora ai lavori apostolici, ma per poco tempo. Infatti si riscontrò in lui un indebolimento progressivo. Colpito per la seconda volta da una congestione conseguente ad una crisi di uremia, l’urea invase il cervello e furono per otto giorni agitazione e delirio intermittente. Da allora pregava senza tregua, si comunicava tutte le mattine e riceveva con gioia la visita dei confratelli. Dopo avere ricevuto gli ultimi sacramenti e rinnovato i voti, rese la sua bella anima a Dio il giorno 8 dicembre.
Alla notizia della sua morte il Rev.mo Padre Generale scriveva: «È una grande perdita per la Congregazione; perché il caro defunto era un vero Redentorista ed un vero apostolo. Sono sicuro che avrà una bella corona nel cielo». «Ego autem libentissime impendam et super impendar ipse pro animabus vestris». 2 Cor. 12-15.
Professione: 24 settembre 1883.
Ordinazione sacerdotale: 6 ottobre 1888.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |