7 marzo
EFFEMERIDI C.Ss.R = *1729. Amore filiale del nostro Padre S. Alfonso.
*1729. Amore filiale del nostro Padre S. Alfonso.
Il papà di S. Alfonso, capitano delle galee del Regno, nel 1729 entrando un giorno in una chiesa, sentì predicare suo figlio ad una folla immensa sull’amore di Dio. Commosso profondamente dal calore delle sue parole così apostoliche, si gettò tra le braccia di suo figlio e piangendo diceva: «Figlio mio, ti sono riconoscente! Mi hai insegnato a conoscere Dio; Alfonso mio, sii mille volte benedetto che hai abbracciato uno stato così gradito a nostro Signore».
Cosa avrebbe detto il venerando papà se avesse potuto vedere suo figlio in azione durante una missione, sentendolo predicare ed essere testimone delle estasi e dei prodigi della sua santità.
Se il padre aveva tanta stima e venerazione per il figlio, S. Alfonso, a sua volta, aveva per i suoi genitori sentimenti di amore filiale. Affermò un giorno: “Se c’è qualche cosa di buono fin dalla mia infanzia lo devo alla sollecitudine di mia madre. Mio padre, quasi sempre trattenuto in mare dai suoi viaggi, non poteva occuparsi come avrebbe voluto della nostra educazione; e tutta la responsabilità ricadeva su mia madre”. – E aggiungeva nello slancio di riconoscenza: «Alla morte di mio padre ho fatto il sacrificio di non andare a Napoli; ma quando mia madre sarà per morire, se non sono impedito altrove, non mancherò di recarmi da lei per assisterla nei suoi ultimi momenti».
P. Berthe. Vita di S. Alfonso, I, p.8.
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IN MEMORIAM
P. Jean-Baptiste Picard, Téterchen,1882
Nato il 5 settembre 1812 a Mouterhouse (Moselle) , il P. Picard, prima di entrare nell’Istituto, manifestò grande zelo nel clero diocesano per 24 anni. Questo ardente zelo gli ottenne la grazia della vocazione religiosa. Ebbe molto successo come missionario. Malauguratamente le leggi di espulsioni del 1880 lo obbligarono all’esilio a Geleen in Olanda, ove si era rifugiato il noviziato francese.
Il P. Picard vi si recò per prepararsi alla morte. Lo si vedeva fare gli esercizi di pietà con il fervore di un novizio. Era talmente penetrato dalla presenza di Dio che ogni volta che entrava nella sua cella si prostrava con la faccia a terra. L’anno seguente ritornò a Téterchen, ma per morirvi. «Memoria justi, cum laudibus». Prov. 10.
Professione: 15 ottobre 1863
Ordinazione sacerdotale: 3 settembre 1838
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Fr. Mathieu (Jean-Marie Gilbert) . Dunkerque, 1915. Novizio.
Fr. Mathieu nacque il 2 maggio 1873 a Saint-M’-Hervé (dipartimento di Ille-et-Vilaine). Apparteneva ad una famiglia di bravi contadini. Terminati gli studi primari, entrò a servizio di alcuni agricoltori e li aiutava per i lavori dei campi. I suoi padroni ammiravano il suo spirito di pietà: lo si trovava spesso a recitare il rosario; tralasciava il sonno per continuare le sue preghiere.
Poco dopo essere entrato in Congregazione, mentre si trovava a Glimes scoppiò la guerra del 1914. Raggiunse in Bretagne il reparto del suo reggimento. Dopo sette mesi di campagna militare, si beccò una ferita che venne ad aggravare la febbre tifoidea: fu trasportato a Dunkerque.
Vi morì con eccellenti disposizioni di animo, dopo aver ricevuto i sacramenti. Lasciò nella sua famiglia religiosa il ricordo di un uomo di virtù e di preghiera.
Lavoratore infaticabile, non si arrestava davanti ai più duri lavori. Nelle domeniche il suo riposo consisteva nel trascorrere lunghe ore in cappella con in mano il libretto “Le più belle preghiere di S. Alfonso” che lo deliziavano. «Oratio humiliantis se nubes penetrabit». Eccli. 35,21.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |