6 gennaio
EFFEMERIDI C.Ss.R. =1842. Lettera del Rev.mo Padre Passerat agli studenti di Mariastiegen.
1842. Lettera del Rev.mo Padre Passerat agli studenti di Mariastiegen.
In questo mese di gennaio, ricorderemo con profitto alcune linee estratte da una lettera del Venerabile Padre Passerat, datata 6 gennaio.
“Io sono persuaso che un mezzo efficace e indispensabile per arrivare alla perfezione del nostro santo stato sia una fede viva. Non intendo solamente una fede accompagnata dalle opere che ci conservano nella grazia di Dio, ma una fede che ci rappresenta con più chiarezza e fermezza le verità eterne. È di questa fede che parla San Paolo nell’XI capitolo della sua lettera agli ebrei, ed alla quale attribuisce le azioni eroiche di tutti i santi del Vecchio Testamento.
È questa fede che Nostro Signore paragona al granello di senapa con cui la virtù e l’attività agiscono sui nostri sensi con tanta efficacia. È di questa fede che Santo Stefano era animato quando faceva tanti prodigi e miracoli.
È questa fede che era il principio ed il fondamento di tutte le virtù nei santi. Si ha inoltre altrettanta speranza, amore di Dio, umiltà, ubbidienza, odio di sé medesimo: in una parola la virtù della fede.
Finché si cammina al debole chiarore di una fede oscura ed ordinaria, dice un santo autore, non ci si lamenta di proposito lamentarsi di non li averli osservati. L’estrema debolezza della nostra natura ha bisogno di una luce forte che l’attira e lo trascini: chiunque pecca, ignora, dice un pagano. Si pecca perché non si conosce, o non si vede abbastanza chiaramente il male. Sì, la debolezza della nostra fede è la sorgente di tutti i nostri desideri terrestri, vani, inutili o viziosi, delle cattive inclinazioni alle quali cediamo, delle nostre tristezze, delle nostre agitazioni, in parola, è lei che ci rende la perfezione non solo difficile ed amara, ma persino impossibile.
Oh! se io fossi persuaso della grandezza della maestà e della bontà del Dio tre volte santo, come oserei offenderlo anche con un peccato veniale? Se questa verità brillasse ai miei occhi, cioè che il superiore rappresenta Dio, potrei resistergli? Non guarderei alla sua voce come a quella di Dio? Le sue parole sarebbero degli oracoli che mi rassicurerebbero nelle mie tentazioni e nei miei dubbi. Se credessi fermamente che faccio un sacrilegio facendo la mia volontà, poiché sull’esempio di Anania riprendo ciò che ho dato a Di, e che gli appartiene, oserei disubbidire?… – O. Deus mi, adauge mihi, fidem, omnia possibilia sunt credenti“.
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1867. Fondazione della Casa di Alhama (Spagna)
Gli inizi così fiorenti della provincia della Spagna a Huete, riferiti al 2 luglio 1864, impegnarono il R.mo Padre Mauron ad accettare un’altra casa alle porte di Granada ad Alhama, il 6 gennaio. Queste due case avevano origine direttamente da Roma e vivevano indipendentemente una dall’altra.
Tutto sembrava sorridere alla fondazione nascente: le missioni abbondavano e si presentavano eccellenti vocazioni, quando nel 1868 esplose la rivoluzione e soppresse i conventi. I Padri stranieri dovettero immediatamente rientrare al loro paese;. solo i PP. Lojodice e Cagiano di Azevedo ritornarono segretamente a Madrid. Officiavano la cappella del convento di Santo-Pascal, abitato dalle Clarisse. Quasi del tutto sconosciuti nella loro modesta stazione, i due Padri esercitarono all’intorno un apostolato benedetto e prepararono con la preghiera ed il sacrificio la futura risurrezioni. Questa casa fu soppressa nell’ottobre 1868 .(P. George, Vita del P. Desurmont, p. 279).
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1881. Espulsione dalla comunità di Pau.
Il 6 gennaio 1881 vide l’espulsione dei Padri della Comunità di Pau, a seguito dei famosi decreti del 29 marzo 1880. La porta della casa fu sbarrata e dopo la protesta del P. superiore Meur i. Padri Blum, Henri Payen, Henri Girouille, lasciarono la casa. Furono posti i sigilli alla cappella in presenza di una popolazione rattristata ed indignata per questa odiosa ingiustizia. Non si ritornò più in questa casa. Il caldo eccessivo… il cattivo stato della salute dei Padri… e l’impossibilità di predicare in maniera seria le missioni in questa regione dove le persone non comprendevano affatto o molto imperfettamente il francese… furono le ragioni, tra le altre, per cui i superiori decisero ad abbandonare questa fondazione. Il vescovo di Bayonne acquistò questa proprietà.
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1900. Fondazione della Casa di Bordeaux.
Il 15 agosto1899 il P. Bontout, rettore di Houdemont, ebbe a Vichy un incontro con l’abate Don Lamarque, missionario apostolico. Questo ultimo aveva acquistato a Coutras (Gironde) una casa abbastanza vasta per stabilire una congregazione di sacerdoti, detta del Verbo Incarnato.
Questa congregazione vi si trattenne per due anni. Don Lamarque, avendo conosciuto lo scopo della nostra Congregazione, offrì la sua casa di Coutras al P. Bontout per una fondazione. Il P. Godart, Provinciale, d’accordo con Sua Eminenza il Cardinale Lecot l’accettò. Il Padre Wibaux fu nominato superiore.
Non si trattava che di una sistemazione temporanea, perché alcuni mesi dopo, i redentoristi si stabilirono a Bordeaux-Bastide al n° 350 del viale Thiers. Don Lamarque, diventò oblato della Congregazione ed il P. Emilio Nicolas fu nominato rettore di Bordeaux. Questa fondazione ebbe luogo il 6 gennaio 1900.
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IN MEMORIAM
P. Giovanni Rizzi. – S. Angelo a Cupolo 1771.
Nacque a Zungoli, diocesi di Ariano, il 22 agosto 1713. Entrò nella Congregazione da sacerdote nel 1750, dopo avere esercitato l’incarico di direttore del Seminario, studiato la filosofia, la teologia e raggiunta in alcuni anni la palma del dottorato.
La vita del P. Rizzi fu sempre quella di un degno figlio dell’Istituto. Modello di osservanza regolare, missionario infaticabile, eccelleva soprattutto nel predicare i ritiri al clero ed ai gentiluomini; perciò ben presto la fama si legò al suo nome, e le prime città del Regno erano solleciti a rispondere ad ascoltare un predicatore di tanto merito.
Dopo essersi dedicato con ardore al ministero apostolico per vent’ anni, il Padre Rizzi si addormentò nel Signore. Grazie straordinarie ricompensarono la fiducia delle persone che allora ricorsero alla sua intercessione. – Gaudete, merces vestra multa è in coelis.” Matth. 5, 12. (P. DUMORTIER. Lettere, I, p. 534).
Professione: 25 dicembre 1750
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R. P. Joseph Doucet. Uvrier 1909.
Il P. Doucet nacque a Grande-Lemps, diocesi di Grenoble, il 17 marzo 1864. Discendeva da una di quelle famiglie numerose, di stampo patriarcale che rimasero fedeli a Dio.
Durante i suoi studi al grande Seminario negli anni della grande Rivoluzione, l’università cattolica di Lione gli conferì il diploma di baccelliere in Teologia. Faceva il vicario a Saint-Marcellin quando chiese ed ottenne la sua entrata nell’Istituto.
Aveva venticinque anni e già si era notato per la sua viva intelligenza e la sua volontà ardente.
La casa di Gannat lo vide votarsi all’opera delle missioni con un zelo di fuoco che superava quanto si poteva aspettare della sua debole salute. I suoi sermoni non avevano la brillantezza che attira, ma il fondo serio e solido che convince e converte. “Una delle mie più grandi prove, diceva prima della sua morte, fu di sentirmi così debole di fronte all’immenso e schiacciante compito delle missioni.”
I numerosi lavori apostolici che diede nella Isère rivelarono la maturità del suo spirito, la vivacità della sua fede, il suo spirito pratico e la soprannaturale devozione che l’animavano. Amava dire: “Andare alle anime per portarle a Dio, dedicarmi ad esse, cosa debbo aspettarmi in cambio? La gioia di avere accontentato Dio. Che può farmi tutto lo resto! “.
Volle morire tenendo in mano il suo crocifisso, la sua corona ed il libro delle sue sante Regole e Costituzioni. – Memoria justi cum laudibus“.. Prov. 10, 7.
Professione: 5 giugno 1892.
Ordinazione sacerdotale: 5 giugno 1887.
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