6 aprile
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1726. Nascita di S. Gerardo Majella.
1726. Nascita di S. Gerardo Majella.
Nella graziosa città di Muro nacque il 6 aprile 1726 Fratello Gerardo Majella. Dio lo fece nascere di sabato, durante la settimana della Passione.
Al battesimo ricevette i nomi di Gerardo Maria, e fin dalla sua più tenera infanzia fu favorito di grazie i segnalate. La grazia del santo Battesimo sembrava averefatto tacere in lui gli istinti della natura.
I suoi primi anni furono, come i suoi primi giorni, contrassegnati dal soprannaturale e dal meraviglioso: all’età di cinque anni gode della familiarità del Bambino Gesù…. A otto anni l’arcangelo San Michele gli porta la santa comunione…. Entra in estasi davanti ad un’immagine di Maria. – Gerardo non era fatto per il mondo.
In occasione di una missione predicata a Muro dai nostri Padri, chiese per ben cinque volte di entrare nella Congregazione. Malgrado la sua gracile salute, lo si accettò per prova; lasciò la casa paterna dcrivendo alla madre questo biglietto: “Vado a farmi santo”. Mantenne la parola. Aveva ventitrè anni.
P. BERTHE. Vie de Saint Alphonse, l, p. 393.
Atti della beatificazione.
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1726. S. Alfonso riceve il Diaconato.
Man mano che S. Alfonso saliva i gradini del sacerdozio, il suo amore per Dio prendeva nuovi incrementi. Informato dei suoi notevoli progressi nella pietà, dell’assiduità con la quale esercitava le sue funzioni e del suo zelo ardente per la salvezza delle anime, l’arcivescovo di Napoli l’ammise al diaconato con dispensa degli interstizi. In più, gli permise, da allora, di predicare in tutte le chiese di Napoli.
Tenne la sua prima predica sul SS. Sacramento. Commentò queste parole di Isaia: Utinam dirumpere coelos e descenderes! aquae arderent igni. Signore, aprite dunque i cieli e scendete tra noi, le acque si cambieranno in fiamme.
Commentando questo testo, descrisse con colori così vivaci l’amore di Gesù nel SS. Sacramento e l’ingratitudine degli uomini verso il Dio dell’Eucarestia, che il sermone operò, per così dire il miracolo richiesto da Isaia. Alla sua parola di fuoco si fusero i cuori più freddi e più indifferenti e si infiammarono come quelli dei discepoli di Emmaus nell’ascoltare il Salvatore. Dopo la predica, i parroci ed i religiosi l’invitarono a predicare le 40 ore nelle loro chiese.
P. BERTHE. Vie de Saint Alphonse, I, p. 47.
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1848. Il Padre Passerat, Vicario Generale, e la sua comunità, espulsi da Vienna.
Nel 1848 esplose la rivoluzione a Vienna. Fu montato un sistema di calunnie contro tutti i religioso in genere, ma soprattutto contro il Padre Passerat, Superiore dei Redentoristi.
Le voci più assurde furono sparse sul suo conto. Si arrivò perfino a dire che, essendo compromesso in un complotto contro la salute pubblica, si era appeso dietro l’altare maggiore ella sua chiesa.
Nella notte tra il 5 e 6 aprile, gli insorti irrompono nel convento di Maria Stiegen. Respinti dalla forza armata, ritornano in numero maggiore e prendono d’assalto la chiesa e la casa. Dopo avere devastato e saccheggiato tutto, spingono Padri e Fratelli nelle vetture e li abbandonano in piena campagna, privi di risorse, proibendo loro sotto pena di morte di ritornare a Vienna. Così restarono chiuse dieci case dal 1848 al 1854.
Il Padre Passerat, cacciato di Vienna, abbandonato sulla strada, fu accolto in una povera casa canonica. Senza perdere la sua calma, il buon vecchio, di settantasei anni, con l’aiuto di un passaporto e vestito da laico, attraversò l’Austria, la Baviera, la Prussia, e giunse fortunosamente in Belgio. Là, in una povera stanza della casa di Tournai, finì sua bella e santa vita di Redentorista.
P. BERTHE. Vie de Saint Alphonse, II,: p., 690.
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1857. Fondazione della casa di Lille.
Da molto tempo Monsignor Régnier, Arcivescovo di Cambrai, desiderava stabilire i religiosi Redentoristi nella città di Lille, centro di popolazione operaia. Si stava costruendo allora la cappella provvisoria di Notre-Dame de Treille nell’area stessa dove si trova l’attuale la Basilica. Questa cappella era destinata soprattutto alla popolazione operaia molto numerosa. L’arcivescovo offrì questa cappella al P. Noël, allora Provinciale, con la mediazione del P. Huchant, Rettore di Douai. Il P. Despret fu nominato superiore ed i nostri Padri si stabilirono in una casetta scomoda ed abbastanza lontana da questa cappella.
La comunità scelse come logo “Opera S. Alfonso in favore delle classi operaie”, conformandosi in tutto alle nostre regole e costituzioni. I risultati dei primi mesi furono consolanti. Si stabilì l’associazione della Sainte-Famille che doveva continuare alla Cour des Bourloires per molto tempo ancora.
Due anni dopo, i superiori acquistarono un campo alla Cour des Bourloires; vi si costruisce casa e cappella, grazie ad una sottoscrizione pubblica firmata dall’arcivescovo e dai signori decani della città. La cappella fu costruita solo nel 1869 secondo i piani dell’architetto Maillard di Tourcoing.
Si restò in questa residenza fino all’espulsione del 1903.
Questa fondazione divenne centro di numerosi lavori apostolici e l’opportunità di un grande bene operato a Lille e nel nord della Francia.
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IN MEMORIAM
Fr. François (Scherer). Bischenberg, 1865.
Il caro Fratello François nacque a Staad, Granducato di Bade il 4 novembre 1787. Nel mondo egli esercitava il mestiere di panettiere e, dopo Dio, dovette la sua vocazione religiosa ad uno dei suoi amici.
Durante i quarantatre anni che visse in Congregazione, Fratello Francesco svolse gli incarichi importanti e meritori di cuoco e successivamente di portinaio.
Come religioso, Fratello Francesco può essere proposto come modello ai Fratelli coadiutori. Nessuno più di lui era santamente gioioso e sapeva, con naturalezza, intrattenere tra i suoi confratelli l’unione e l’allegria. Era infaticabile nell lavoro, unendo la preghiera alle sue occupazioni, un amante appassionato della povertà, pronto a fare favore a tutti in ogni momento. – “Hilarem datorem diligit Deus”. 2 Cor., 9-7.
Professione: 25 aprile 1822.
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Fr. Joseph (Gerstenlauer). Lussemburgo, 1880.
Fratello Joseph nacque il 25 dicembre 1814 a Lamphein, nel Wurtemberg. Durante la sua vita religiosa, svolse con dedizione e ammirevole pietà l’incarico di portinaio del convento del Lussemburgo. Diceva “Povero me: sono incaricato dell’ufficio più importante e più pericoloso. Profitterò di ogni momento libero per raccogliermi e leggere un libro spirituale. Quando qualcuno busserà, lascerò ogni occupazione per correre alla porta dicendo: Gesù, vengo; Gesù, Maria, S. Giuseppe, aiutami “. E Fratello Joseph restò fedele al suo proposito.
Spesso stesso era chiamato di seguito quattro e cinque volte, mentre faceva colazione, ed ogni volta si alzava, lasciando tutto, andando alla porta senza mostrare il minimo segno di impazienza.
Nelle relazioni con i secolari era di un’affabilità simpatica, pur conservando una grande riservatezza. Era talmente abituato a non guardare in faccia le persone dell’altro sesso, che parlava così anche con i Padri e Fratelli della comunità.
Amava i suoi superiori di un amore tutto filiale. Fratello Joseph può essere considerato il modello del buon portinaio.
Morì santamente e con i sentimenti della più grande conformità alla volontà di Dio.. – Melior est dies una in atriis tuis super millia. Pr. 83.
Professione: 1 gennaio 1844.
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P. Charles Simonin. Honnay (Belgio); 1916.
Il P. Simonin nacque a Saint-Barthélémy, diocesi di Besançon, il 17 settembre 1848. I suoi genitori erano onesti coltivatori. Entrato i Congregazione a diciotto anni, fece i suoi studi a Téterchen, Avon e Wittem. La sua nota caratteristica fu il notevole spirito di fede. Lo si constatava facilmente nelle sue esortazioni, nella frequenza delle sue confessioni, nelle sue visite al SS. Sacramento e nella dignità con la quale celebrava il santo sacrificio della messa.
Come missionario, professava un culto tutto speciale per la Madonna del Perpetuo Soccorso. Le attribuiva un ruolo preponderante nelle missioni ed era felice di conquistarle numerosi bambini e di moltiplicare le associazioni della sua Archiconfraternita.
Il P. Simonin scrisse la vita del P. Lorrain e quella di suo zio missionario in Concicina.
Più avvicinava il termine, più parlava della sua morte prossima, più sembrava occupato e pieno dei pensieri di Dio e dell’eternità. Amava anche ricordare la vita e la morte dei suoi confratelli e raccontare i tratti edificanti della loro vita.
Il R. P. Simonin morì per un terzo attacco di apoplessia, circondato dai suoi confratelli”.- Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt. – Eccli. 24-31.
Professione: 13 novembre 1867.
Ordinazione sacerdotale: 29 marzo 1873.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |