4 agosto
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1767. S. Alfonso pubblica la sua opera: La Verità della fede.
1767. S. Alfonso pubblica la sua opera: La Verità della fede.
Nel 1767 S. Alfonso pubblicò i due volumi di questa opera. Leggendo queste pagine ammirevoli, par di sentire sempre il teologo che analizza per convincere gli animi, l’uomo di Dio che infiamma il cuore e trascina la volontà.
È il dogmatico che mira alla conversione e predica ancora, anche quando sembra di voler solo insegnare. Il fuoco che lo divora non gli permette di parlare freddamente, e la sua profonda tristezza alla vista dei mali causati dall’incredulità, gli suggeriscono, alla conclusione del suo libro, un appello ai cattolici che farebbero bene a meditare, essi che, incrociando le braccia, guardano i flutti devastatori passare sulla chiesa di Dio.
A tutti quelli che possono scrivere o parlare, il Santo chiede perché si addormentano nell’inoperosità e nel silenzio, quando i cattivi lavorano con furore alla rovina delle anime.
Il 4 agosto 1767, Papa Clemente XIII, a cui S. Alfonso dedicò il suo libro, gli rispose in termini più che lusinghieri: “Abbiamo ricevuto con estremo piacere la vostra opera contro gli errori moderni, prima perché ne siete l’autore e perché conosciamo attraverso gli altri vostri scritti i vostri talenti, la vostra dottrina ed il grande zelo di cui siete consumato per la gloria di Dio; poi, perché questo libro, lo speriamo, sarà molto utile e molto salutare ad un gran numero di anime. Vi amiamo di tutto cuore, Venerabile Fratello, vedendo che, non contento di vegliare sulla chiesa a voi affidata, dedicate tutto il tempo di cui potete disporre a delle opere la cui utilità non si ferma ai confini di una diocesi, ma si estende alla chiesa universale”.
P. BERTHE, Vita di S. Alfonso, II, p. 210.
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1783. Benevolenza del Sommo Pontefice Pio VI verso S. Alfonso.
Con decreto del 22 settembre 1780, Pio VI, male informato dal Padre Leggio, aveva escluso dalla Congregazione il nostro Padre S. Alfonso ed i suoi compagni, l’aveva deposto dalla sua carica di Rettore Maggiore per le case dado lo Stato Pontificio e gli aveva tolti i privilegi per le missioni.
Il 4 agosto 1783, Pio VI, meglio informato, e dietro pressante istanza degli Arcivescovi e Vescovi del Regno che gli presentavano l’innocenza del S. Fondatore, restituì a S. Alfonso ed ai missionari del Regno ” fino a quando lavoreranno all’opera delle missioni”, le indulgenze e le grazie spirituali di cui godono i religiosi del SS. Redentore nello Stato Pontificio, sia per le missioni che per le altre funzioni ecclesiali”.
Questa concessione, lo si comprende, riempì di gioia il cuore di S. Alfonso e di tutti i suoi figli.
P. BERTHE, Vita di S. Alfonso, II, 551.
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1783. Capitolo generale tenuto a Pagani. Elezione del P. Villani, coadiutore di S. Alfonso ancora Rettore Maggiore.
Il Nostro Padre S. Alfonso, sentendosi alla fine delle sue forze, si era spesso proposto di dare le sue dimissioni da Rettore Maggiore, ma le terribili complicazioni in cui si trovava la Congregazione l’avevano sempre impedito.
Ora che, dopo tante ondeggiamenti, si vedeva rafforzato dal doppio favore del papa e del re, credette di poter affidare senza pericolo ad un altro l’incarico che esercitava da mezzo-secolo.
Con l’autorizzazione del re, il 4 agosto 1 783 convocò un Capitolo generale allo scopo di scegliere un coadiutore con diritto di successione, ed anche con pieni poteri durante il tempo che gli restava da vivere.
La principale preoccupazione dei Capitolari fu di rinsaldare i legami della disciplina più o meno rilassata per la malvagità dei tempi e le penose vicissitudini alle quali la Congregazione era andata incontro. I sei consultori scelti quasi all’unanimità furono i degni compagni di Alfonso: Mazzini, Villani, Tannoia, Alessandro di Meo, Corrado, Pavone, i quali lo avevano assecondato e consolato nelle tristi peripezie della separazione.
Il Coadiutore eletto fu il P. Villani; ed egli ebbe per ammonitore il P. Pavone, il quale, con la sua vigile fermezza, avrebbe equilibrato all’occasione, l’accondiscendenza del buon P. Villani.
P. BERTHE, Vita di S. Alfonso, II, 553.
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1870. Fondazione della casa di Riobamba (Ecuador).
La fondazione di Riobamba ebbe la stessa origine di quella di Cuenca. Grazie alla benevolenza del vicario generale Navarete e del Rettore dei Padri Gesuiti, il P. Didier ottenne di occupare il vecchio convento degli Agostiniani, tutto fatiscente, con una vecchia cappella ed alcuni mobili. È là che, con grande pompa, ebbe luogo la presa di possesso il 4 agosto 1870.
Poiché l’anno seguente la cappella crollò senza incidente di persone, si dovettero trasformare alcuni locali in cappella provvisoria. L’anno dopo fu benedetta la prima pietra di una bella chiesa che sarebbe cresciuta a poco a poco. Tutti cooperarono con entusiasmo, i ricchi e soprattutto i poveri.
Le prime due fondazioni dell’Ecuador, Cuenca e Riobamba, furono il germoglio fecondo di un grande albero da cui i rami si estesero sulla Colombia, sul Perù e sul Cile. In nessun’altra parte, forse, l’apostolato dei figli di S. Alfonso si rivolge ad anime tanto abbandonate; ma in nessuna altra parte anche, così crediamo, i lavori dei missionari sono più fruttuosi.
Le missioni del Pacifico sono la vite scelta che coltivano con amore preferenziale le Province francesi. Gli operai ivi mandati, per voce unanime, sono le loro consolazioni. Sebbene molestati troppo spesso dalle rivoluzioni periodiche, di cui queste regioni sono teatro, i missionari perseguono l’evangelizzazione della razza indios con uno zelo ed un disinteresse ai quali rendono omaggio anche i governi più ostili.
Vita del P. Humarque, scritta da HAMEZ, p. 297.
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