Memoriale 3 ottobre

3 ottobre
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1731. Seconda visione di Maria Celeste Crostarosa riguardante la Congregazione.

1731. Seconda visione di Maria Celeste Crostarosa riguardante la Congregazione.

Il 3 ottobre 1731, Suor Maria Celeste fu favorita da una nuova visione di cui ne ha registrato i dettagli nella sua autobiografia: «Avvenne di sera al momento di entrare in refettorio. Meditavo sulle grandezze del santo patriarca di Assisi di cui dovevamo celebrare la festa, quando improvvisamente, rapita in spirito, vidi apparire Nostro Signore e alla sua destra San Francesco, uno e l’altro circondati da un nimbo di luce. A sinistra, si trovava un sacerdote che il Salvatore mi additava: era don Alfonso de Liguori. Gesù mi disse allora: “Ecco colui che ho scelto per essere il capo del mio Istituto, destinato come generale di una nuova Congregazione di uomini che lavoreranno alla mia gloria”.
Allo stesso tempo questa Congregazione mi apparve come già fondata ed in piena attività, per cui provai tale gioia che non potetti in questo giorno prendere nessuno cibo».
Così si esprime suor Maria Celeste.
L’indomani, ricevé ulteriori chiarimenti sulla Regola, sugli esercizi di pietà che si dovevano praticare, sull’abito, la povertà ed i compiti di questi apostoli suscitati da Dio per andare alla ricerca delle anime abbandonate.

Al processo di Beatificazione di Alfonso, l’avvocato della causa affermò, senza esitare, la realtà di questa rivelazione. Dieci dei primi membri dell’istituto, testimoni al processo, parlarono di questa visione come un fatto incontestabile. Per cui si può concludere che i religiosi del Santissimo Redentore ed il loro Fondatore avevano prestato fede alla relazione della veggente, sebbene S. Alfonso, per arrendersi alla chiamata di Dio, si sia appoggiato più sull’ordine dei suoi direttori spirituali che sulle rivelazioni private.
Del resto S. Alfonso aveva affermato a più riprese sia a suor Crostarosa, sia agli avversari della fondazione, che si regolava non sulle visioni, ma sul vangelo.

Quando fu il tempo di sollecitare l’approvazione dell’istituto, il santo Fondatore proibì fare allusione a questi fatti straordinari.
Non è meno vero che le affermazioni di suor Celeste Crostarosa ebbero un’influenza storica sull’opera del Santo, per determinarne il tempo, il luogo e il modo.
Per questa ragione devono essere menzionate come fatto esterno della storia della Congregazione.
P. BERTHE. Vita di S. Alfonso, I, p. 93.
Nota del Sommario della storia della Congregazione, del P. De Meulemeester, p. 15.

La seconda visione di Crostarosa: “Vidi apparire Nostro Signore e alla sua destra San Francesco, uno e l’altro circondati da un nimbo di luce. A sinistra, si trovava un sacerdote che il Salvatore mi additava: era don Alfonso de Liguori” (quadro nel monastero OSSR di Foggia).

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1767. Preghiera e penitenza durante le persecuzioni. 

In questo periodo della vita di S. Alfonso, era stata dichiarata guerra ad oltranza ai religiosi.
I decreti di proscrizione erano lanciati contro i Gesuiti, e S. Alfonso aveva ragione di temere per il suo Istituto.
Scrivendo al Rettore di Caposele, il 3 ottobre 1767, gli diceva: «La tempesta che imperversa contro di noi è lontano da essere calmata; continuate dunque, vi prego, la disciplina del lunedì ed il digiuno del sabato, secondo la promessa fatta alla Madonna, in riconoscenza dei soccorsi che ci ha concessi nelle attuali circostanze».
S. Alfonso insisteva poi sulla correzione dei difetti. «I difetti dei nostri confratelli ci fanno ben più tremare delle persecuzioni di cui siamo ancora minacciato. Se non ci si corregge, Dio ci abbandonerà, e tutto se ne andrà in fumo: missioni, case e Congregazione».
P. BERTHE. Vita di S. Alfonso, II, p. 238.

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IN MEMORIAM 

Fr. Alphonse (Schultz). Attert, 1909.
Il Fratello Alphonse è nato a Brunstatt (Alsace), il giorno 8 settembre 1826. Per cinquant’anni fu giardiniere della casa di Saint-Nicolas-du-Port.

Fratello Alfonso può essere considerato come modello di Fratello laico per la umiltà; l’amore della povertà, il lavoro, e l’attaccamento alla Congregazione.
All’occorrenza, d’inverno come d’estate, si caricava di numerosi incarichi con una dedizione senza pari. Era un lavoratore infaticabile. In più, pregava continuamente. Dopo le espulsioni del 1903, Fratello Alphonse, molto avanzato in età, raggiunse Attert dove allora si trovavano rifugiati gli Studenti della Provincia di Lione.
Si ottenne per lui, dal Papa Pio X, il permesso di conservare l’Eucaristia in un oratorio privato per il vantaggio spirituale. In riconoscenza di questo grande dono, il caro Fratello passava quasi tutto il giorno davanti al Santissimo Sacramento.
Il cronista disse di lui: “Si può scrivere sulla croce della tomba queste tre parole che riassumono, tutta la vita: ha lavorato, ha pregato, ha sofferto”.
Il caro Fratello Alphonse morì la domenica mentre si festeggiava la Madonna del Santo Rosario per andare a pregare in cielo colei che aveva tanto pregato sulla terra. – «Reddidit justis mercedem laborum suorum». Sap. 10, 17.
Professione: 1° novembre 1851.

La cappella della Casa di Attert, dove nel 1909 morì Fratello Alphonse (foto in AGHR).

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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE
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