27 novembre
EFFEMERIDI C.Ss.R – Lo spirito di orazione del Ven. Padre Passerat.
Lo spirito di orazione del Venerabile Padre Passerat.
Il P. Desurmont, nella vita del P. Passerat, descrive l’importanza dell’orazione nella vita di questo Servo di Dio e dice: «Se la Congregazione si è salvaguardata e potuto propagare al di là delle Alpi dopo san Clemente Maria, lo dobbiamo allo spirito di orazione del Venerabile Padre Passerat».
Questi ad un suo direttore fece la seguente confidenza: «Dall’età di trent’ anni fino a sessant’anni, ho vissuto nel godimento abituale di una contemplazione sublime…Questa grazia mi era indispensabile per la guida degli altri».
Per quasi cinquant’anni il P. Passerat fu caricato del peso di quasi tutta la Congregazione, impegnato in ostacoli e difficoltà senza numero; e, in mezzo a questo diluvio di pene, restò sempre calmo, fiducioso, gioioso e magnanimo.
Ora la ragione di questa ammirevole condotta fu la vita contemplativa. Governò gli uomini come dice san Tommaso a proposito di come si deve predicare il vangelo: ex plenitudine contemplationis, con la pienezza della contemplazione.
Questa contemplazione lo fece godere di certe visioni divine che lo resero superiore a tutte le cose umane.
P. DESURMONT. Vita del P. Passerat, p. 110.
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IN MEMORIAM
Fr. Armand Rojas. Goedenraad, 1918. Studente.
Questo giovane studente cileno è nato il 15 giugno 1892, e passò i primi anni come aspirante a San Bernardo. Iniziò nel 1913 il noviziato a Goedenraad, con due altri cileni.
Al principio dello studentato, il giovane Rojas sembrò aver preso come norma: «Sarò santo e sapiente». Difatti, ricercò questo doppio ideale con una costanza quasi inimitabile.
La pietà senza ostentazione si manifestava nella devota e fervente recita dei rosari, con una condotta irreprensibile in cappella, e la fedeltà agli esercizi di pietà che sono di tradizione tra noi: la Via Crucis e l’Ave Maria ogni quarto di ora.
A vedere il suo raccoglimento nel corso delle giornate, si sarebbe detto che voleva compiere in intensità ciò che non poteva fare nel tempo. Oggetto della sua ardente devozione erano Gesù nel Santissimo Sacramento e la Santa Vergine Maria.
In quanto allo studio, avvertiva il bisogno di non perdere un minuto di tempo. Grazie ai talenti ed al lavoro instancabile, acquisì le tre grandi scienze regolamentari: la filosofia, la dogmatica e la morale.
Molto bravo in latino, in greco, in francese; stilista spagnolo in prosa ed in poesia, conobbe ancora lo studio dell’italiano e dell’inglese. Volle anche, con un’energia quasi primitiva, apprendere il tedesco. Diceva: Chi sa se non avrò l’opportunità di lavorare alla conversione dei tedeschi immigrati al sud del Cile?
A testimonianza dei superiori, sarebbe stato difficile di trovargli un uguale tra gli studenti; lo si ammirava come un altro Fratello Blasucci.
Un’influenza infettiva lo stroncò il 27 novembre 1918, nella casa del noviziato della provincia di Lione. «Et dedit illi scientiam sanctorum». Sap. 10-10.
Professione: 21 novembre 1914.
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P. Albert Beck. Bischenberg, 1918.
Il P. Beck è nato il 4 settembre 1886 a Gebwiller, e frequentò gli studi letterari alla scuola apostolica dei Padri Gesuiti a Thieu in Belgio.
Entrato nella Congregazione, Padre Albert, a causa di un male di petto, non poté seguire gli studi in un modo regolare. Supplì con tutti i mezzi in suo potere. Lo spirito era sveglio ed aperto a tutte le questioni filosofiche e teologiche.
Di umore affascinante e sempre uguale a se stesso, l’allegria non era esente da un’indole gallica e conservava in ogni cosa un atteggiamento riservato e distinto. Era artista nell’intimo dell’anima: poesia, pittura, musica, letteratura realizzavano le sue delizie.
Si serviva di queste attitudini per rallegrare i confratelli nelle ricreazioni. La sua camera era come un luogo di pellegrinaggio per i confratelli studenti; ci si veniva per ammirare le pitture di immagini di santi, ed edificarsi, soprattutto a contatto della sua pietà.
Tutti quelli che l’hanno conosciuto riconoscevano in lui un confratello affascinante, dolce di carattere, caritatevole.
Edificò i confratelli durante l’ultima malattia con la pazienza. la rassegnazione ed il buon umore che conservò fino alla fine. – «Hilarem datorem diligit Deus». 2 Cor 9-7.
Professione: 1 novembre 1906.
Ordinazione sacerdotale: 6 agosto 1910.
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P. Nicolas Schmitt. Mouscron, 1927.
Nato ad Elzange, diocesi di Metz, il 26 luglio 1835, il P. Schmitt da bambino si fece ammirare per un spirito serio, ponderato ed un talento più che ordinario.
Al collegio di Sierch, lo vediamo fare rapidi progressi nelle scienze; era esemplare nella condotta. In questo tempo sentì la chiamata di Dio alla vita religiosa.
A diciannove anni, fu ammesso al noviziato di Saint-Nicolas-du-Port. Appena fu ordinato sacerdote, il P. Schmitt fece parte della casa di Contamine-sur-Arve.
Predicò poco; ma d’altra parte il Padre Schmitt aveva lo zelo per il confessionale e poté esercitare il suo zelo come direttore spirituale nella residenza di Parigi dove soggiornò per lunghi anni a diversi intervalli.
A Parigi, come nelle altre case dove dimorò, il P. Schmitt si interessò sempre al benessere materiale delle Case. Esplicò uno zelo certamente degno di lode nel procurare le risorse al tempo della costruzione della chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso a Parigi.
Per aiutare il postulantato di Uvrier, andava a curiosare lungo la Senna ed acquistava i libri latini che scopriva. Si può dire che in questo tempo, fu lui soprattutto che arricchì la biblioteca dei postulanti di libri classici.
Il P. Schmitt, a causa dello stato di salute, non aveva fatto gli studi teologici regolari nello Studentato. Nelle case dove il lavoro delle confessioni non l’assorbiva, leggeva e rivedeva la filosofia, i trattati dogmatici del P. Hermann, e la teologia di S. Alfonso: studio, diceva, che gli dava molta gioia.
Soprattutto ebbe la saggezza di accrescere l’attività nella vita interiore e nella preghiera vocale.
Pregava molto; e, soprattutto nella vecchiaia, faceva dipendere e consistere tutto e sempre, dall’orazione, crediamo, sotto l’influenza delle dotte lezioni promosse un tempo dal P. Desurmont: «Ho la mia Regola, diceva, e l’ho per la vita».
Nei suoi viaggi a Parigi, amava salutare Nostro Signore presente nel tabernacolo nei numerosi oratori presenti lungo il suo cammino. Era un uomo di preghiera. Quante volte, a Mouscron, dove trascorse gli ultimi anni della vita, lo abbiamo visto seduto per lunghi momenti in cappella.
La ultima malattia durò solo alcuni giorni; esausto soprattutto per la vecchiaia, il 27 novembre 1927, si addormentò pacificamente nel Signore. «Vigilate… in omni tempore orantes». Lc. 21-36.
Professione: 13 novembre 1855.
Ordinazione sacerdotale: 9 agosto 1863.
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