26 agosto
EFFEMERIDI C.Ss.R = * Salvezza sicura per i Redentoristi fedeli alla loro vocazione e per quelli che li ascoltano.
* Salvezza sicura per i Redentoristi fedeli alla loro vocazione e per quelli che li ascoltano.
“Io tengo per certa la salvezza di quelli che muoiono nella Congregazione”. Queste parole così consolanti si leggono nel diario personale di S. Alfonso, in mezzo ai testi della Sacra Scrittura e delle note riguardanti la sua giovinezza; nei diari dei primi Padri dove il nostro Padre Alfonso diceva: “Tengo per certo che morendo in Congregazione uno si salva.”
Alla fine della sua circolare dell’ 8 agosto 1754, ritroviamo le stesse parole: “Non perdiamo la bella corona che vedo apparecchiata per chiunque vive secondo l’osservanza e muore nella Congregazione.”
E nella sua lettera ai Novizi del 28 gennaio 1762: “Tenetelo per certo: chi muore nella Congregazione farà più che salvarsi, si salverà da santo ed occuperà un posto distinto in paradiso”.
– S. Alfonso promette la salvezza anche a quelli che assistono fedelmente agli esercizi di una missione. Nella sua risposta alle obiezioni contro le missioni, dice: “Tengo per certo che, di tutti quelli che sono venuti alle prediche, se qualcuno muore nell’anno che segue la missione, difficilmente capiterà che si danni”.
Opere ascetiche di S. Alfonso,
trad. P. DUJARDIN vol. XIV, La Predicazione p. 77.
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IN MEMORIAM
P. Édouard Laumel. Avon, 1866.
Il Padre Laumel nacque a Ville-Issey, diocesi di Verdun, il 30 maggio 1831. Durante i suoi studi, una grande pietà, un instancabile ardore al lavoro e soprattutto una rara energia di carattere lo distinguevano dei suoi confratelli; ma Dio permise che fosse alla scuola della sofferenza fin dal giorno del suo Ordinazione sacerdotale.
Le sue forze fisiche non rispondevano, ahimè, alle sue qualità morali ed intellettuali. Favorito dei doni dell’intelligenza e della parola, di un giudizio retto, e di un esteriore imponente, prometteva di rendere alla Congregazione i più preziosi servizi.
Se la rettitudine della sua anima gli faceva dire con franchezza parole brevi e secche che potevano denotare un cuore acido e confuso, egli sapeva riparare con coraggio ed anche pubblicamente a queste sorprese della natura.
Malgrado il suo vivo desiderio di dedicarsi ai lavori apostolici, sopportò con un’ammirevole rassegnazione la vita necessariamente inattiva alla quale l’obbligava la sua malattia. Diceva spesso: “Io chiedo a Dio una sola cosa: che mi accordi due o tre giorni di sofferenze per espiare i miei peccati e guadagnare più meriti”.
In questi sentimenti rese la sua anima a Dio. – “Cum Christo, confixus sum cruci” Galat. 2-19.
Professione: 25 dicembre 1852.
Ordinazione sacerdotale: 2 giugno 1855.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |