24 luglio
EFFEMERIDI C.Ss.R = * Il programma di ritiro dei nostri antichi Padri..
* Il programma di ritiro dei nostri antichi Padri.
Agli inizi della congregazione, i Padri, prima di iniziare la loro vita di missionari, facevano un ritiro di quaranta giorni. Alfonso lo fece nella grotta di Scala.
Il P. Mazzini concluse il suo ritiro con queste parole: «Nei trentanove giorni del mio ritiro piacque al Signore farmi capire con un raggio della Sua luce divina che Dio è il tutto di ogni uomo, e che fuori di Dio tutto è niente. Immedesimato di questa verità, non voglio che gioire in Dio, nulla mi affligge se non l’offesa a Dio, anche nelle più grandi disavventure, anche se la congregazione dovesse perire. L’offesa o il piacere a Dio è per me la sola causa di gioia o di dolore. Soldato di cartone, sto in atteggiamento di chi sconfiggerà il nemico, ma che non lo ha mai toccato. E’ così che combatto contro l’amore di me stesso, mio capitale nemico. Giovanni Mazzini, ricordati di questo scritto, su cui Dio ti giudicherà».
In seguito a questo ritiro, i Padri si impegnavano con voto a predicare le missioni al popolo, ovunque i superiori lo ritenessero opportuno, anche nei paesi infedeli.
P. BERTHE. Vie de Saint Alphonse, I, 211.
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IN MEMORIAM
P. Émile Philippe. Popayan, 1923.
Il P. Philippe nacque il 6 aprile 1867 a Létricourt nei pressi di Nancy ed entrò nella aspirantato di Uvrier nel 1880. Ordinato sacerdote, iniziò il suo ministero apostolico in Francia, ma ben presto fu destinato dai superiori nelle missioni d’America.
Ciò che lo contraddistinse nella vita, non fu né l’eloquenza dei discorsi né l’ardore della parola, ma l’oblio di se stesso e lo spirito di mortificazione e di abnegazione. Tutta la sua vita ne è testimonianza.
Una delle caratteristiche più sorprendenti della sua vita missionaria fu senza dubbio l’ardente amore, ed anche l’entusiasmo per il lavoro missionario. Privo dei requisiti che rendono grande l’oratore aveva un modo di porgere lento, freddo e noioso. Ma era animato da grande spirito di fede e da straordinaria fiducia in Dio. Dedicò veramente all’apostolato tutte le risorse dello spirito, gli affetti del cuore, le forze dell’anima e del corpo. Ha vissuto la parola della Regola: cibus illorum sit gloria Dei, salusque animarum.
Non aveva alcun desiderio di ricercare l’approvazione e la lode degli uomini o di attirare attenzione su di sé. Quante volte i confratelli sono stati testimoni della gioia spontanea e franca che mostrava nell’apprendere che era stato assegnato ad un lavoro apostolico. Poco gli importava la regione, il clima, ed era sempre pronto a volare alla conquista delle anime.
Divenuto superiore di comunità, si prodigò senza riserve, a scapito della sua salute per il bene dei sudditi, accettando con generosità i dolori e le delusioni della nuova fondazione di Siviglia, in quanto riscontrava ostilità e malafede proprio da coloro a cui aveva reso servizi più segnalati.
Nel suo rapporto con la comunità, il P. Philippe si dimostrò di grande pazienza e dolcezza che ricordava quella di san Francesco di Sales. Il disprezzo che aveva della salute gli fece contrarre una malattia che non poteva conoscere: padre Philippe morì di debilitazione dopo essere tornato da una campagna di missioni.
Così concluse il ministero apostolico questo uomo di Dio, missionario modello di abnegazione di Dio, per ricevere nel cielo la corona promessa da S. Alfonso ai figli che muoiono nella Congregazione, fedeli alla loro santa vocazione – «Dilectus hominibus e Deo, cujus memoria est in benedictione». Eccli. 45-1.
Professione: 8 settembre 1888.
Ordinazione sacerdotale: 27 agosto 1893
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |