22 novembre
EFFEMERIDI C.Ss.R – * S. Alfonso ha vissuto solamente in Dio e per Dio.
* S. Alfonso ha vissuto solamente in Dio e per Dio.
Distaccato da tutto ciò che è di questo mondo, il cuore di S. Alfonso viveva solamente in Dio e per Dio. «Vivo, anzi non sono io che vivo, è Cristo che vive in me» fu l’impegno della sua vita e, si può dirlo, il compendio della sua esistenza.
Anche se molte erano le sue occupazioni, in tutte egli ha cercato solo Dio, e in mezzo alle sue grandi opere, si rivolgeva sempre a Dio con gli impulsi del fervore più ardente: nel governo della Congregazione, nelle innumerevoli predicazioni e nel ministero impegnato in missioni e ritiri, nella direzione di un gran numero di anime che ricorrevano al suo consiglio e confidavano nel suo zelo, nella guida di una diocesi dove bisognava gestire riforme numerose e difficili; infine nel grande numero di scritti tutti significativi sui vari rami della scienza ecclesiastica.
Già solo gli scritti descrivono il lavoro di una vita lunga e impegnata; e in mezzo a questi lavori tanto gravosi egli vive l’unione continua con Dio. Si diceva: «Monsignore de Liguori ha solamente la gloria di. Dio in mente».
Il pensiero soprannaturale arricchiva sempre la sua parola o l’opera delle sue mani, o qualsiasi sua azione.
_____________
IN MEMORIAM
P. Augustin Berthe. Roma .1907.
Il P. Berthe nacque il 15 agosto 1830 a Merville, diocesi di Lille. In seguito ad una missione predicata a Solesmes concepì il progetto di diventare religioso Redentorista.
Dopo sei anni come professore al collegio di Auchy, chiese il suo exeat al Cardinale Régnier.
Quando si apprese la sua decisione, egli raccolse molti biasimi. Si diceva: «là non verrà stimato di più. Questo è un uomo tagliato per diventare vescovo, ed ecco che si fa predicatore di contadini!». Ma era proprio l’ideale del giovane e già brillante professore.
Appena entrò nella Congregazione, il P. Berthe prese la decisione di studiare solamente per Dio e per le anime. Durante la sua vita, come missionario, come scrittore e come superiore, si mostrò valente e coraggioso campione delle vere e sicure dottrine.
Per quarant’ anni, predicò numerose missioni e ritiri a tutte le classi della società, ai sacerdoti in particolare. E gli uomini furono sempre la parte prediletta.
Da Rettore ad Avon o a Boulogne-sur-Mer si rivolgeva ai contadini del paese di Meaux, e alle anime avide della parola di Dio. Era ascoltato come un profeta.
Il cardinale Bourret, vescovo di Rodez diceva di lui: «Da molto tempo cerco un uomo che ha abbastanza idee per non avere bisogno di parole».
Il P. Berthe, difatti, aveva una straordinaria facilità di parola, servita da un’immaginazione viva, originale, da un cuore ardente e da espressioni incisive.
Come scrittore, ha composto molte opere. Parecchie di esse fortunatamente furono stampate ed ebbero un lancio straordinario.
Il P. Berthe scrisse:
- La vita di Garcia Moreno: nel 1929 era diffuso in cinquantaquattromila esemplari.
- La vita di S. Alfonso di Liguori in due grandi volumi, settemila esemplari.
- La vita di Nostro Signore Gesù Cristo sessantamila esemplari.
- Pubblicò anche I racconti biblici; opuscoli: Cartouche et Brisson ; Décalogue ou Dynamite.
Il valente scrittore finì la carriera letteraria con un lavoro che cantava dignitosamente le opere dell’Altissimo e la storia del suo popolo intitolato: Jéhovah et son peuple in due volumi: nel 1929 raggiungeva quattordicimila esemplari.
Preparò anche un volume sulla storia degli apostoli e dei tempi apostolici… Insomma apparteneva alla razza di quei salvatori di anime che mettono sempre in esercizio qualche mezzo per la salvezza e la redenzione.
Il P. Berthe unì a queste grandi qualità di missionario e di scrittore, quelle del buon religioso e del buon superiore. Quelli che l’hanno conosciuto ad Avon o a Boulogne o ad Antony possono rendergli questa testimonianza: li diresse sempre con intelligente bontà e si mostrò Padre verso i soggetti.
Non amava le conversazioni inutili, ma dava volentieri il consiglio a chi lo chiedeva con rettitudine. Per lui era un apostolato. La noia era sempre bandita, ma il cattolicesimo liberale non era sempre risparmiato.
Grande ammiratore di Pio IX, del cardinale Pie, di Louis Veuillot, spezzò più di una lancia in favore della vera dottrina.
Il P. Berthe era sempre il più benevolo, spirituale, caritatevole degli interlocutori. Aggiungiamo a sua lode: seppe far regnare sempre nella sua comunità l’amore al lavoro, la carità fraterna, l’amore dei libri e l’amore di Dio.
– Il P. Berthe sul finire della vita diventò Consultore del Rev.mo Padre Raus. Diversi attacchi di apoplessia vennero ad avvertirlo di prepararsi all’ultimo passaggio. Nella sua malattia amava che gli si ripetesse questa strofa del breviario: Se nascens dedit socium, convescens in edulium, se moriens in pretium, se regnans dat in premium [dall’Inno di S. Tommaso “Verbum supernum prodiens”], e non essava di pregare. Morì assistito dal Rev.mo Padre Raus, Rettore Maggiore.
– Si può dire del P. Berthe ciò che si diceva del P. Desurmont: era della razza degli Hofbauer e dei Passerat. – «Dilectus Deo e hominibus, cujus memoria in benedictione est».Eccli. 45-1.
– La sua vita fu scritta dal P. Alphonse Ritzenthaler.
Professione: 8 settembre 1859.
Ordinazione sacerdotale: 7 ottobre 1854.
_____________
P. Juan Lobato. Lima 1907.
Il P. Lobato era indio, e nacque il 12 luglio 1853 a Yaruquies, diocesi di Riobamba. Era noto come l’alunno più brillante e stimato del seminario di Riobamba.
Ordinato sacerdote, cominciò una serie di missioni agli indios che sono certamente la più bella sua corona davanti a Dio. Il P. Lobato era un apostolo ardente. Per trent’anni non smise di percorrere i villaggi della Cordigliera, dell’Equatore e del Perù.
Agli occhi dei suoi compatrioti, appariva come una specie di semidio al quale niente era paragonabile. Nell’alto ceto, aveva ammiratori ed amici. Alcuni Presidenti della Repubblica l’hanno trattato con profonda fiducia.
Sul pulpito e al confessionale sapeva prodigarsi instancabilmente: diverse miserie causarono strappi alla sua salute, ma appena si rimetteva, si attaccava al lavoro come se niente fosse stato. Aveva una straordinaria facilità di parola, servita da un’immaginazione viva, originale e da un cuore facile ad intenerirsi. La voce era bella e potente ed aveva intonazioni che muovevano profondamente le anime.
Era infine un religioso di grande fede, di solida ed imperturbabile pietà. Il troppoi lavoro non è stato mai per lui un pretesto per abbandonare, anche temporaneamente, le sue devozioni.
Amava la Madre del Perpetuo Soccorso, ed uno dei potenti motivi del suo ardore per le missioni, era il desiderio di fare conoscerla e di propagare il suo culto. San Giuseppe e san Michele avevano anche la sua predilezione e li invocò fino all’ultimo sospiro.
Quale mietitura di meriti apostolici e di virtù religiose poté offrire a Dio! -«Ego autem libentissime impendam e superimpendar ipse pro animabus vestris». 2 Cor. 12-15.
Professione: 15 ottobre 1877.
Ordinazione sacerdotale 17 marzo 1878.
_______________________________
Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |