20 marzo
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1723. Secondo ritiro spirituale di S. Alfonso dai padri Lazzaristi.
1723. Secondo ritiro spirituale di S. Alfonso dai padri Lazzaristi.
Sedici mesi dopo aver ricevuto il sacramento della Confermazione, all’età di 26 anni, S. Alfonso seguì gli esercizi spirituali di un secondo ritiro nella casa della Missione.
Ottenne ancora grande abbondanza di grazie. Si rafforzò nel proposito fatto di consacrarsi interamente a Dio e di rinunciare a qualsiasi ricchezza terrena. Determinò di cedere a suo fratello Ercole il diritto di primogenitura, sebbene non avesse ancora deciso, come farà più tardi, di lasciare il mondo e l’attività del foro.
La Provvidenza disponeva tutto con dolcezza, distaccando il suo cuore a poco a poco dagli ostacoli che si sarebbero potuto opporre alla grazia divina.
Cardinale Villecourt. Vita di S. Alfonso, I, 26.
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IN MEMORIAM
Il servo di Dio: P. Alessandro Di Meo. Nola (Italia) , 1786.
La sera del 20 marzo 1786 il celebre predicatore Alessandro Di Meo iniziava i santi esercizi della Missione a Nola; non aveva ancora terminato l’esordio che cadde sul pulpito colpito da apoplessia. Fu trasportato davanti l’altare della SS.ma Vergine e ricevette gli ultimi sacramenti.
Nato il 3 novembre 1726, il Padre Di Meo per quaranta anni diede gloria alla Congregazione con la sua pietà, eloquenza e soprattutto con la scienza veramente prodigiosa. La sua fama si era sparsa per tutto il Regno di Napoli. E’ l’autore dei celebri annali del Regno di Napoli in dodici volumi in-folio. S. Alfonso lo aveva nominato professore di Teologia al posto del noto Padre Muscari, e diceva a suo riguardo: «Il genio di P. Alessandro mi dà un’idea della sapienza di Dio».
La sua virtù era all’altezza della sua intelligenza. Colmavano il suo cuore tre amori: il Santissimo Sacramento, la Santa Vergine Maria e l’osservanza della Regola. La Congregazione con lui perse non soltanto un grande missionario, ma un uomo di scienza veramente straordinario e stimato universalmente.
S. Alfonso aveva predetto la sua morte, due giorni prima, dicendo: una grande disgrazia colpirà la congregazione. – «Copiosa apud eum Redemptio». Ps. 129 .
P. Berthe. Vita di S. Alfonso. II, 596.
Professione: 17 gennaio 1749
Ordinazione sacerdotale: [20 dicembre 1749]
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P. Cyrille Pittet, Houdemont 1876.
Il P. Pittet nacque a Pers-Jussy (Savoia) l’11 aprile 1850. Fin dal noviziato brillò per rettitudine e apertura di cuore. La vivace intelligenza, splendida memoria, eloquenza naturale, facilità di parola, capacità allo studio serio: queste qualità lo classificavano tra i migliori allievi.
Ordinato sacerdote, il Padre Pittet poté godere del suo sacerdozio soltanto per otto mesi. La sua vita santa e pia gli ottenne da Dio e da Maria una serena morte fra le braccia del Rev.mo P. Raus, allora rettore di Houdemont. – «Caro mea, requiescet in spe». Ps. 15.
Professione: 7 settembre 1868.
Ordinazione sacerdotale: 18 luglio 1875.
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Fr. Odilon (Henri Sargier), Malancourt 1916.
Ucciso nella guerra del 1914.
Fratello Odilon nacque a Boucieu-leRoy il 17 marzo 1877.
Il caro fratello è un figlio del dipartimento di Ardéche, dall’anima giusta e aperta. Esercitava l’ufficio di panettiere a Uvrier. La guerra venne a cercarlo e pose al servizio della Francia la stessa dedizione che metteva al servizio della Congregazione.
Dalla testimonianza dei suoi commilitoni, Fratello Odilon è additato come un eroe; sceglieva e chiedeva di occupare sempre i posti più dolorosi e pericolosi. Il giorno in cui fu ucciso, gli era stato ordinato di tenere la trincea fino all’ultimo; compì alla lettera il comando lottando da solo fino al momento in cui fu colpito quasi a bruciapelo alla testa.
Il caro fratello era costantemente gaio e gioioso, e lo esprimeva ancora con volto ruvido e simpatico. Scriveva al superiore di Uvrier: «Se i nostri nemici mi uccidono, non vi rattristate, perché il male non sarà grande e la casa non perderà gran cosa».
Era la parafrasi, infatti, di una nota dello stesso tenore trovata in uno ascritto personale: «Il fratello che non è umile e non è obbediente, non è un Fratello, ma è un straccio».
«Bonus miles Christi Jesu». 2Tm. 2,3.
Professione: 15 aprile 1906.
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R.P. Léon Denis, Antony 1920.
Il P. Léon Denis fu successore del P. Armand Môre come direttore della Rivista “La Sainte Famille”. Se ne occupò per quarant’anni con incessante dedizione e con zelo ammirato da tutti.
Il P. Denis nacque a Douai il 7 settembre 1849 da una onorabile famiglia che donò al Signore due suoi figli: un redentorista e una Figlia di carità. L’apostolato della penna fu la sola possibilità che gli permetteva di esplicare le sue attitudini naturali o acquisite, la sola possibilità che non superava le sue forze fisiche. I numerosi anni consacrati alla pubblicazione della rivista non furono inutili.
L’ apostolato di oscura dedizione, le verità che ha contribuito a diffondere, le preghiere e le buone opere che ha causato, gli avranno ottenuto di ascoltare dal Divino Maestro: «Servo buono e fedele, sei stato fedele in cose da poco, ti affiderò cose più importanti. Vieni a partecipare alla gioia del tuo padrone».
Professione: 15 agosto 1874.
Ordinazione sacerdotale: 14 luglio 1878.
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Fr. Anselme. (Nicolas Faber), Attert. 1929.
Degno figlio del cattolico Lussemburgo che ha dato tanti eccellenti soggetti alla congregazione, Nicolas Faber, poi Fratello Anselmo, nacque il 17 marzo 1862 da una famiglia cattolica di questa terra.
Giunse a Parigi, come molti suoi compatrioti, in cerca di un lavoro e per guadagnarsi da vivere. Trovò molto meglio l’invito di Dio alla vita religiosa verso la quale lo indirizzò con prontezza il pio direttore, al quale si era confidato: era il P. Goedert, lussemburghese come lui e responsabile del settore tedesco di Ménilmontant.
Dopo la professione religiosa, fratello Anselmo servì per quarant’anni l’Istituto a cui si dedicò, con zelo e fedeltà instancabile, principalmente a Valence e a Nancy o nelle case dove lo inviò l’obbedienza.
Fu, alternatamente o simultaneamente, cuoco, portinaio, economo, addetto alla biancheria, ecc… Il nostro degno Fr. Anselmo, secondo i suoi superiori, potrebbe essere descritto con una parola che lo dipinge tutto intero: il fedele Eleazzaro. Stesse virtù del servo di Abramo; fede viva, carità ardente, integrità assoluta, coscienza pulita, oblio totale di sé, dedizione sconfinata, e dedicato, in ogni istante, agli interessi spirituali e temporali della sua cara famiglia religiosa.
Queste qualità facevano dimenticare i difetti del temperamento a volte un poco scontroso e selvatico; lavorò instancabilmente. fino all’esaurimento totale delle sue forze, per la Congregazione che tanto amava.
Trascorse gli ultimi anni ad Attert, ove poté ancora adempiere, con le stesse scrupolose cure, le modeste funzioni di addetto alla biancheria. Qui trovò la morte dei giusti, dopo qualche settimana di grandi sofferenze religiosamente sopportate. – «Euge serve bone et fideli, intra in gaudium Domini tui».
Professione: 25 dicembre 1895.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |