Memoriale 18 Settembre

18 settembre
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1855. Traduzione francese delle opere dogmatiche e morali di S. Alfonso fatta dal P. Dujardin.

1855. Traduzione francese delle opere dogmatiche e morali di S. Alfonso fatta dal P. Dujardin.

La traduzione ebbe inizio a Tournai nel 1855 per mezzo del P. Dujardin. Questo colto religioso era notevolmente preparato a questo compito. Era stato prima redattore al  «Courrier de l’Escaut» dove fu collaboratore di Bartolomeo Dumortier, entrò poi nel Seminario di Tournai quando il canonico Villain preparava le prime traduzioni.
L’ex giornalista era stato in grado di aiutare con la correzione di bozze, e così potette prendere gusto alla letteratura ascetica. Dopo essere stato professore di poesia a Bonne Espérance, collegio maggiore di Ath, curato a Pommeroeul ed a Bon Secours, si fece Redentorista.
Allora il progetto di fornire al Paese una collezione completa delle opere di S. Alfonso, coltivato da lungo tempo, fu affidato a lui. I Superiori ratificarono questa proposta e, con pazienza di benedettino, Léopold Dujardin si impegnò nel gigantesco compito. Dedicò quasi venticinque anni, e il lavoro trovò favorevole riscontro.
Alle numerose congratulazioni pervenute dall’episcopato belga, dal Nunzio di Parigi e da parecchi vescovi di Francia, si aggiunse un lusinghiero breve di Leone XIII che concludeva augurando una larga diffusione del lavoro.
Questo auspicio si realizzò. Dal 1857 al 1876 più di 220.000 esemplari dei primi nove volumi furono venduti e gli altri nove volumi che seguirono furono accolti con lo stesso favore.
P. De Meulemeester. Influences ascétiques de Saint Alphonse en Belgique.

Prima di diventare redentorista il P. Léopold Dujardin ha insegnato poesia nel Seminario maggiore di Bonne esperance. (foto da internet).

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IN MEMORIAM 

Fr. Vito Curzio. Deliceto (Italia), 1745.
Vito Curzio era amico del P. Cesare Sportelli, ma non gli somigliava affatto. L’esempio di questo lo spinse a chiedere l’ammissione nella Congregazione. Nato ad Aquaviva nel 1706, da onestissimi genitori, Vito si manifestò molto irascibile fino a ventisei anni. Era orgoglioso ed arrogante, desideroso del bene come del male, senza contare il numero dei suoi duelli.

Dopo la conversione, fece un rapido progresso nella virtù sotto la guida  di S. Alfonso. Ebbe a sostenere aspri combattimenti contro l’orgoglio, ma gli esempi di santità che continuamente aveva sotto gli occhi lo determinarono a condurre una santa vita. Vito cresceva ogni giorno in grazia ed in virtù. L’orgoglioso ed insolente giovane era diventato umile, servizievole e amabile servo di Dio. Accettava senza dire una parola le umiliazioni e mortificazioni più immeritate.

Fece penitenza fino all’eccesso, mortificando il corpo giorno e notte. Dormiva sul tavolato, portava cinture con punte di ferro appuntite e si dava la disciplina fino al sangue.
Il fiero gentiluomo di un tempo, ora umile come un  bambino, univa all’incarico di cuoco quello di panettiere. Un giorno, avendo dimenticato di mettere il lievito nella farina, tirò dal forno un pane duro come piombo che nessuna mascella poteva sbriciolare. Vito, indignato contro se stesso per una tale mancanza di attenzione, disse: «Hai rovinato il pane della comunità, ebbene, lo mangerai tutto tu» e pertanto riservò a sé questa sfortunata infornata: tutti i giorni pestava in un mortaio, per la sua parte di cibo, un pezzo di questo pane che i cani avrebbero rifiutato. Ne ebbe per un intero mese.
Siccome era fratello laico in Congregazione, fu obbligato ad andare a questuare per le comunità in difficoltà. Contrasse allora una grave malattia che lo annientò in alcune settimane. Morì, di sabato, in una pace celestiale. Subito il popolo esclamò: “È  morto il santo!” – S. Alfonso cantò la messa con gli occhi pieni di lacrime, interrompendo spesso le preghiere, perché i singhiozzi gli soffocavano la voce. Il vescovo di Lacedonia conservò il cranio di Fratello Vito per vent’anni sul suo inginocchiatoio.
S. Alfonso pubblicò un compendio della vita e delle virtù di questo buon servo di Dio, affinché servisse come modello ai Fratelli laici della Congregazione. —«Qui sunt Christi, carnem suam crucifixerunt».  Gal. 5-24.
P. BERTHE. Vita di S. Alfonso I, p. 295.

Fratello Vito Curzio era un uomo di fiducia ma piuttosto irascibile. Dopo la conversione, fece un rapido progresso nella virtù sotto la guida di S. Alfonso che dopo la sua morte ne scrisse la biografia.

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Fr. Joseph Bartheau. Craonnelle (Aisne), 1914.
Fratello Joseph fu tra quelli che lasciarono il convento per partecipare alla guerra del 1914. Nato il 24 novembre 1881 a Plessé, diocesi di Nantes, arruolato fin dal 6 agosto, partì il 4 settembre per il fronte.
Il giorno 18, il terzo battaglione al quale apparteneva, avanzò verso il villaggio di Craonnelle in prima linea. Nel pomeriggio, mentre si chinava per scendere in trincea, cadde esclamando: Ah! mio Dio! e rese quasi subito l’ultimo sospiro. Un scoppio di granata l’aveva abbattuto.
Fratello Joseph, bretone di nascita, è stato sempre benvoluto dai confratelli. Amabilissimo di carattere, non si lamentava mai del suo lavoro, fu anche molto stimato dei suoi compagni.  —«Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram».  Mt. 5-7.
Professione: 8 settembre 1908.

Artiglieri tedeschi con il temibile cannone K98a nella guerra del 1914, battaglia di Aisne (foto da internet).

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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE
MORTIFICAZIONE = 18 settembre
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