15 maggio
EFFEMERIDI C.Ss.R = * S. Alfonso modello di povertà.
* S. Alfonso modello di povertà.
S. Alfonso aveva per i poveri una ineffabile tenerezza. Si può affermare che per i poveri ha sacrificato tutto: la gloria e le gioie del mondo, i beni, i talenti, la salute, la sua stessa vita.
In più amò con ardente amore la stessa povertà; e questo amore, lontano dal diminuire, si perfezionò fino agli ultimi giorni della vita.
Questo fervore lo voleva anche nella sua Congregazione; nelle circolari ritornava spesso su questo argomento, ripetendo di stare attenti alla povertà e all’obbedienza, senza di esse era come distruggere lo spirito dell’Istituto.
S. Alfonso amava appassionatamente Gesù Cristo. Aveva sempre davanti agli occhi il Cristo sofferente e crocifisso. Il suo ideale era l’imitazione di Gesù e riprodurre in sé gli esempi della sua vita.
Inoltre l’amore a Gesù Cristo ispirava il suo zelo per la povertà nella Congregazione. Sapeva che l’Istituto fedele allo spirito di povertà, sarebbe stato fedele all’opera che Gesù gli aveva affidato e avrebbe prodotto i frutti di salvezza nelle anime; ma che la diminuzione dello spirito di povertà sarebbe stata fatale alla famiglia religiosa e al suo apostolato.
________________
1855. Lettera del Rev.mo P. Mauron al P. Passerat.
Appena eletto Rettore Maggiore al Capitolo Generale del 1855, il Rev.mo Padre Mauron scriveva al Padre Passerat una lettera in cui si ammira lo spirito di umiltà che l’ha ispirata.
Roma 15 maggio 1855
Reverendissimo Padre,
«Il più povero dei vostri figli è stato eletto Superiore Generale e Rettore Maggiore della nostra cara Congregazione. Vengo dunque a prostrarmi ai vostri piedi per baciarvi la mano e domandare la vostra paterna benedizione.
Voi siete per me come un Padre e Padre per tutti noi; vogliate dunque continuare a riguardarmi sempre come vostro figlio e a intercedere per me e per tutti i vostri figli presso Gesù e Maria.
Di vostra Paternità il più affezionato, umile e riconoscente figlio».
Nicolas Mauron, C.SS.R.
________________
Ed ecco la risposta verbale data dal Padre Passerat.
«…si sbaglia. Sono io che sono suo figlio, perché io sono sotto di lui: io sono il più povero e il più miserabile dei suoi figli.
Io lo prego di domandare misericordia per me, e io sono obbligato di pregare per lui. Anche se sono il più piccolo dei piccoli, lo prego di voler pregare per me. Voglia egli riguardarmi per suo figlio.
Io non desidero per me che la grazia di divenire un figlio di preghiera, e desidero per il Rev.mo Padre Rettore Maggiore la stessa cosa e di più lo spirito di vigilanza, affinché egli ispiri in tutti i Redentoristi il timore di Dio, e così siano tutti salvi.
D’altronde il Rev.mo Padre sa meglio di me ciò che conviene… e prego Dio di benedire i suoi disegni».
(estratto da una lettera da Vienna).
Non conveniva citare questa lettera e la risposta
come modello di deferenza e spirito di fede?
________________
1879. Fondazione della casa di La Nava-del-Rey, (Spagna).
La Nava-del-Rey, situata nella diocesi di Valladolid, fu scelta come residenza missionaria perché la sua posizione la rendeva un centro scelto per le missioni. Inoltre veniva al primo posto fra le città di Spagna per la sua fede e generosità.
Un eccellente cristiano offrì ai Redentoristi in crisi finanziarie una proprietà e un antico convento di Agostiniani; il tutto piuttosto danneggiato.
Fu accettata la fondazione e il P. Jost fu il primo superiore. Più tardi si ricostruì il convento e la chiesa. Questa casa, come quelle in Spagna, facevano parte della Vice Provincia di Spagna dipendente dalla Francia fino al 1900, data di elevazione a Provincia.
________________
1903. Espulsione della comunità di Valence.
Con la votazione della legge del 1° luglio 1901 tutti avevano il diritto di associarsi eccetto i religiosi. Questa legge esigeva una richiesta di autorizzazione. La richiesta fu inoltrata e respinta.
Conoscendo che i Padri di Valence erano decisi alla resistenza, gli avversari dei redentoristi non trovarono di meglio che tramare un tranello. Il 15 maggio 1903 un impiegato si presentò e consegnò ai Padri Jules Blanpied, superiore, Auguste Roger, Lucien Desbrus, Francois Xavier Nouais, Felix Delerue e Bartélemiy Fontaie una convocazione amichevole del giudice istruttore.
Con questa chiamata, i sei religiosi erano stati attirati al Palazzo di Giustizia per esservi presi in una trappola. Furono messi in guardia che se rifiutavano di lasciare il loro immobile, i mandati di comparizione emessi contro di essi venivano trasformati in mandato di arresto.
I Padri rifiutarono con fermezza. Scortati da gendarmi, uscirono dal Palazzo. Arrivati nel cortile della germanderia furono introdotti nella vettura cellulare, il volgare e infame cellulare per assassini e ladri. La vettura li portò verso la prigione dove vennero reclusi. Il P. Roche non era in casa e tornato in convento, i gendarmi gli intimarono di uscire e al suo rifiuto lo cacciarono brutalmente.
Al loro arrivo alla prigione i Padri furono oggetti di trattamenti odiosi. Furono costretti a spogliarsi dei loro abiti e indossare l’abito dei carcerati. Gli tolsero anche il crocifisso, gli scapolari, i rosari ed i breviari.
Alla prigione giunsero telegrammi di auguri e di compianti. Numerose furono le visite di simpatia come quella di Monsignor Cotton, vescovo di Valence, accompagnato dal vicario generale. Il Padre Generale inviò ai suoi figli prigionieri una paterna benedizione; il superiore provinciale inviò loro una lettera di felicitazione e di simpatia.
Dopo quattro giorni di carcerazione non era stato ancora comunicato loro il mandato di arresto. All’esposto fatto dagli avvocati il capo della prigione rispose che questa legge si osservava a Parigi, ma non in provincia.
L’intervento degli avvocati finì per trionfare sulla cattiva volontà del procuratore. Il rilascio dal carcere ebbe luogo il 18 maggio e i Padri si recarono all’hotel di Francia. Non restava loro che attendere la sentenza del giudice. Il P. Roche fu liberato in ragione dello stato estremamente precario della salute. Il P. Blanpied, superiore, fu condannato a cinquanta franchi di ammenda; gli altri furono condannati ciascuno a venticinque franchi e tutti in solido al pagamento delle spese.
Quando alle sette della sera uscirono dal Palazzo, una bella manifestazione di simpatia attendeva i gloriosi condannati, nonostante le misure prese per impedirla. Ci furono grida molto vigorose: Viva i Padri! Viva la libertà! Abbasso i franco-massoni!
________________
IN MEMORIAM
Fr. Michel Gillet. Avon, 1880.
Nato a Bronviller, diocesi di Metz, il 13 gennaio 1819, Fratello Michel nel 1847 emise i voti nella casa di Bischenberg. Prima di entrare nella Congregazione era stato sarto di professione, al suo arrivo in Avon fu impiegato alle stalle della casa. Si applicò con tutta l’attenzione come se si fosse trattato di un salone; le bestie giammai soffrirono né il freddo, né la fame, né la sporcizia.
Aveva buoni piedi, un buon occhio, vivace spirito, una parola facile e sicura. A volte prendeva il ruolo del Grosjean, che insegna al suo curato.
Il suo carattere gioviale attirava la benevolenza degli studenti. Nel giorno della sua festa, ai complimenti, alle felicitazioni e ringraziamenti rispondeva con un discorso enfatico, piacevole e ironico.
Fu un buon ed eccellente fratello, devoto e riservato. Morì piamente, assistito come lo si può essere nelle nostre casa dello studentato. – «Hilarem enim datorem dirigi Deus». 2 Cor 9,7.
Professione: 21 aprile 1847.
________________
P. Michel Gœdert. Bischenberg, 1901.
Il R. P. Michel Gœdert nacque il 16 settembre 1833 nel Lussemburgo. Non lo si può meglio dipingere che con questi tratti: aveva un’anima di fuoco, generosamente si dava anima e corpo per la salvezza dei peccatori, un cuore di oro per i confratelli, un cuore di acciaio per se stesso, un cuore di figlio per la Congregazione.
Tre anni dopo la sua ordinazione sacerdotale divenne missionario a Bischenberg, poi socio del P. Maestro a Landser.
Il P. Gœdert fu con il P. Mathias Raus, che poi divenne Rettore Maggiore, uno dei pilastri della fondazione di Parigi a Menilmontant e l’apostolo delle popolazioni dell’Alsazia e Lorena. Risedette a Parigi fino costituzione della Vice Provincia di Alsazia.
Gli ultimi anni a Bischenberg trascorsero tra indicibili sofferenze fisiche, perché Dio plasma i santi sul Calvario. – «In die tribulationis meae Deum exquisivi…et non sum deceptus». Ps 76.
Professione. 15 ottobre 1854.
Ordinazione sacerdotale: 18 giugno 1859.
________________
P. Jules Coloos, Paris, 1916.
Il P. Coloos nato a Bourbourg, dipartimento del Nord, il 3 settembre 1861, entrò nella Congregazione indirizzato dal P. Sandrard. Carattere serio e riflessivo, lavoratore e osservante della regola, di una carità a tutta prova, affabile e gentile, amico dell’ordine si fece molto apprezzare.
Dopo essere stato professore di scienze nell’Aspirantato di Uvrier e per qualche tempo missionario, divenne per diciotto anni procuratore della provincia di Parigi.
Durante il governo di quattro provinciali si adoperò intensamente agli affari temporali, esercitando il ministero apostolico nel piccolo orfanotrofio di Chatenay.
Era un religioso di fede viva e risoluta, devoto della Vergine Santissima. Attribuì alla protezione della Madonna l’essere stato protetto tangibilmente in un deragliamento fra Parigi e Antony.
Il P. Coloos si distinse per la sua assoluta dedizione alla Congregazione, per la sua calma, nonostante il temperamento bilioso, per la umiltà e la carità verso tutti.
Un ictus lo strappò da questa vita in poche ore, dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti. – «Justus meus ex fide vivit». Eb 10,38.
Professione: 9 novembre 1881.
Ordinazione sacerdotale: 19 febbraio 1888.
________________
P. André de Parseval. Angers, 1924.
André de Parseval nacque a Parigi il 13 aprile 1859. La sua famiglia originaria dell’antica Contea di Dunois, discendeva da una interrotta genealogia del XII secolo ed enumerava fra i suoi membri, preti, canonici, religiosi, un folto numero di ufficiali dell’arma di terra e di mare, un ammiraglio di Francia, un membro dell’Accademia francese…
André fece i primi studi nel liceo di Évreux, poi nel piccolo seminario, non pensava affatto al sacerdozio, voleva entrare nella marina. Un ritiro spirituale nel nostro convento di Avon sotto la guida del P. Roger, cambiò la sua scelta: divenne Redentorista.
Quando fu ordinato sacerdote i superiori lo nominarono professore di scienze naturali all’Aspirantato di Uvrier, poi missionario a Parigi e in Argentan, ove trascorse gli anni della vita.
Ottimista per temperamento, presentava la dottrina e i precetti evangelici al popolo sempre sotto forma di incoraggiamento.
Inviato spesso nelle parrocchie prive di fede, era sua abitudine e quasi un bisogno di conciliarsi gli spiriti, illuminandoli con sermoni ben provvisti di dottrina ma con una dizione piacevole e con sviluppi intervallati da aneddoti ed esposti in forma elegante, persuasiva e cortese. Univa modi affabili, gentilezza e un benevolo sorriso che conquistava i cuori.
Aveva vigorose battute che portano lo zelo del missionario ad applicare il ferro sulla ferita aperta per guarire, ma aveva una attenzione quasi istintiva a non oltrepassare i limiti della cortesia nelle espressioni e una certa moderazione nelle sue richieste. Le qualità oratorie lo designeranno spesso per le predicazioni nelle città.
Il P. André de Parseval, apostolo per l’azione, lo fu anche per la croce e il sacrificio. Portava allegramente il peso delle fatiche che comporta una missione. Duro con se stesso a volte fino all’imprudenza, concretizzò nella sua condotta il santo coraggio che la Regola prescrive al missionario.
Al termine di un ritiro predicato a Bourgueil nella valle della Loira il P. fu colpito da una grave angina pectoris e morì ad Angers assistito dai confratelli dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti con piena conoscenza e grande fede e pietà. – «Beati mites quotiamo ipsi possidebunt terram». Mt 5,7.
Professione: 2 febbraio 1878.
Ordinazione sacerdotale: 19 maggio 1883.
_______________________________
Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |