13 febbraio
EFFEMERIDI C.Ss.R. = * 1750. Ne quid nimis (moderazione in tutte le cose)..
* 1750. Ne quid nimis (moderazione in tutte le cose).
Nel febbraio 1750, il nostro Padre Sant’Alfonso scrisse al Padre Francesco Margotta un richiamo all’ordine: “Reverendo Padre, voi sapete quanto vi ho stimato e quanto vi stimo ancora e mi dispiacerebbe che mi si possa ricordare ancora un appunto che già mi era stato fatto e che diceva: “È un santo, ma non è buono come Rettore”.
E a sostegno di questa affermazione, è stato affermato che per essere Superiore voi state poco tempo in casa, e quindi gli interessi del convento e della osservanza non sarebbero adeguatamente salvaguardate.
E questo è precisamente ciò che sta accadendo oggi. Avete davvero troppi nodi al pettine e voi stesso vi ingolfate in una moltitudine di lettere, di corrispondenza e di occupazioni estranee di ogni genere, specialmente riguardo a pratiche di pietà alle quali siete legato a scapito dell’osservanza…
In tutto questo, voi avete Dio in mente, lo so, ma Ne quid nimis… Per quanto riguarda le uscite, avrete già notato che tutto va storto quando manca il capo… Occupatevi dunque degli interessi del convento e dell’osservanza: questo, ve lo ripeto, è quanto chiede a voi in questo momento la volontà di Dio e la sua gloria… E quel che vuole Dio è soprattutto che moriate alla vostra volontà, alle vostre personali soddisfazioni…
Entrando in Congregazione ne avete fatto sacrificio a Dio; cercate quindi di non riprendervi anche una minima parte di questa offerta, altrimenti mancherete certamente il vostro obiettivo e non vi farete mai santo”.
P. Dumortier, Lettere di S. Alfonso I, p. 201.
IN MEMORIAM
Édouard Gossart. Lille, 1878. Aspirante.
Edouard Gossart nacque a Templeuve nel 1863. Non aveva dodici anni quando entrò nell’aspirantato di Contamine-sur-Arve.
All’inizio dei suoi studi, egli contrasse un male alla una gamba, che richiese un intervento chirurgico. I suoi genitori lo ricoverarono nella clinica dei Padri Camilliani in Lille.
Durante la sua malattia, il ragazzo edificò tutti coloro che lo curavano con il suo grande spirito di fede, la sua devozione alla Beata Vergine, la sua pazienza, la sua gentilezza, la bontà del suo carattere e le sue conversazioni gioiose ed edificanti. L’operazione che dovette subire fu seguita dal tetano, che gli causò terribili crisi. Rimase in clinica per due mesi. Il caro ragazzo mantenne la sua presenza di spirito e la tranquillità della sua anima fino alla fine, pregando e soffrendo per amore di Nostro Signore.
Il Padre Prefetto dei Camilliani ha dato questa testimonianza: “Era un ragazzo amabile e ammirevole. Le sue angeliche qualità gli aveva guadagnato la stima, l’affetto e la venerazione di tutti. Nulla è stato risparmiato pur di salvarlo: ma Dio lo voleva in cielo. Ora ci resta di lui il ricordo indelebile delle sue virtù nobili e il triste rammarico di aver perso così presto”.— «Raptus est ne malitia mutaret intellectum ejus. » Sap. 4-1.
P. Francesco Saverio Reuss. Roma, 1926.
A Bergheim, alla falde dei Vosges, nacque il P. Reuss il 9 novembre 1842. I Fratelli di Maria furono i suoi primi maestri, e fin dalla tenera età la sua anima mostrò reali disposizioni per la vita di missionario religioso.
L’incontro col P. Neubert e la lettura degli Annali della Propagazione della Fede fecero germinare in lui il desiderio di dedicarsi a Dio e alle anime abbandonate: la speranza del martirio gli faceva sognare le missioni all’estero.
A sedici anni, entrò nel noviziato dei Redentoristi a San Nicolas du Port. Dopo la sua ordinazione sacerdotale e la fine dei suoi studi, dapprima insegnò teologia dogmatica per un anno, quindi i superiori lo chiamava alla casa generalizia: vi rimase fino alla morte, vale a dire quasi sessanta anni.
Il P. Reuss non fu né missionario né predicatore e neanche confessore, ma la sua conoscenza del latino, francese, italiano, inglese e tedesco lo rese prezioso collaboratore dei Rev.mi Padri Mauron, Raus e Murray . La sua preferenza andava alla lingua di Cicérone e di Virgilio. Egli amava imitare Egidio Forcellini (1688–1768) [sacerdote, latinista, filologo e lessicografo italiano] il quale non lasciava mai la sua scrivania, divenendo così un latinista eccezionale. La sua forma mentis lo ha portava a comporre versi latini che egli pubblicava su due giornali “Vox Urbis” e “Alma Urbs“. Non disdegnava di partecipare ai concorsi: due volte Roma gli ha conferito una medaglia d’argento, Amsterdam lo incoronò dodici volte e ancora concesse al suo “Mnemosynon” la medaglia d’oro.
Nel 1896 pubblicò Le Canzoncine di S. Alfonso, unendo al testo italiano un’elegante traduzione in versi latini. Il lusinghiero successo di questo primo lavoro lo impegnò ad offrire al pubblico “Le favole di La Fontaine” in distici elegiaci. Poi pubblicò i “Tentamina” dedicati a Pio X e i “Nova Tentamina poetica” a Papa Pio XI. Questi due dediche dimostrano quale grande amore avesse il padre Reuss per il Papa. Da Pio IX a Pio XI ne conobbe cinque e li amò profondamente tutti e cinque. Egli in fatti fu l’”homo papalis“, come lo chiama il suo biografo.
Egli ancora mise molta cura alla biblioteca e le numerose edizioni di cui l’arricchì, soprattutto gli autori citati da S. Alfonso, ne fecero un luogo di studio in cui gli stranieri venire a lavorare con piacere.
Come religioso, Padre Reuss era dotato di grande amore per la Congregazione e per S. Alfonso; la sua squisita carità lo rendeva amabile a tutti i suoi confratelli, la sua proverbiale allegria, quasi infantile, non gli impediva di essere modello di pietà e di scrupolosa osservanza.
Alla fine dei lavori del Capitolo Generale del 1909, di cui fu il segretario, scrisse: «Tot, Jesu, tibi sint laudes, quot grammata scripsi»: le lettere delle parole che ho scritto, siano altrettanto lodi per te, Gesù – In memoria aeterna erit justus. Ps.11-7.
Professione: 13 novembre 1859.
Ordinazione: 22 dicembre 1866
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |