12 giugno
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1765. S. Alfonso e la Compagnia di Gesù.
1765. S. Alfonso e la Compagnia di Gesù.
Il 9 gennaio 1765, il Papa Clemente XIII pubblicava per il mondo cattolico la bolla “Apostolicum” che difendeva i gesuiti espulsi dal Portogallo, dalla Francia e dalla Spagna, e dagli oltraggi dei despoti e dei loro servitori.
Questo atto di vigore apostolico consolò i cristiani oppressi che piangevano in silenzio su queste disgrazie; ma nessuno sentiva tanta gioia quanto il Vescovo di Sant’Agata dei Goti. Egli diceva: “La soppressione dei Gesuiti è una vera rovina per la società”.
Il 12 giugno 1765, sant’Alfonso scrisse una lettera al Papa Clemente XIII per ringraziarlo:
“… Molto umilmente, noi pastori di anime, ed io in particolare, ultimo dei vescovi ringraziamola Santità Vostra. La ringraziamo perché vediamo il grande frutto che usufruisce il nostro popolo dai lavori di questi buoni religiosi, e La supplichiamo insistentemente di proteggere questo santo ordine che ha fornito alla Chiesa tanti operai apostolici e tanti martiri.
Finora ha compiuto un bene immenso su tutta la faccia del globo, non solo ai paesi cattolici, ma anche agli eretici ed agli infedeli; e ne opererà ancora uno più grande in avvenire, dobbiamo sperarlo dalla bontà di Colui che abbassa ed innalza quelli che gli è piaciuto di provare”.
Clemente XIII si affrettò manifestare a sant’Alfonso il suo alto compiacimento.
P. BERTHE. Vita del Sant’Alfonso, II, 220.
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IN MEMORIAM
Fr. Eustache Octoa. Espino, 1891.
Nato il 22 marzo1854, aTuesta (Spagna), il Fratello Eustache fu il primo postulante ricevuto dalla fondazione di Espino. Mentre lavorava alla ricostruzione della chiesa cadde da un’impalcatura. Lo si credette morto, ma prontamente si ristabilì.
Il caro Fratello soffrì molto per la vivacità e l’aggressività del suo carattere. Prima di entrare in Congregazione, aveva fatto parte dell’esercito carlista ed aveva conservato la durezza nel suo comportamento. Era tuttavia molto generoso, amico del lavoro e non si lamentava mai per il sovraccarico del lavoro.
Alla vigilia di pronunciare i voti, il Padre Maestro gli annunciò che la sua professione era rimandata. Ne provò una pena profonda. Lontano dallo scoraggiarsi, si affidò alla Madonna del Perpetuo Soccorso e a lei fece delle promesse che custodì per tutta la vita.
Diventato professo, cambiò completamente carattere. Cadde malato l’anno seguente, e durante i tre anni di penosa malattia, si mostrò il più paziente e più riconoscente dei religiosi.
Morì il primo giorno della novena alla Madonna del Perpetuo Soccorso che tanto aveva pregato. – «Esto fidelis usque ad mortem et dabo tibi coronam vitae». Ap. 2, 10.
Professione: 2 luglio 1887.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |