12 febbraio
EFFEMERIDI C.Ss.R. = * 1775. S. Alfonso pubblica il libro: “Condotta ammirabile della Divina Provvidenza in salvar l’uomo per mezzo di Gesù Cristo”.
* 1775. S. Alfonso pubblica il libro: “Condotta ammirabile della Divina Provvidenza in salvar l’uomo per mezzo di Gesù Cristo”.
Nel 1775 S. Alfonso quasi ottantenne si rimise a scrivere. Venti volte aveva detto al suo editore Remondini: «Vi mando l’ultimo libro che sarà la mia ultima opera”, e venti volte aveva inviato nuovi manoscritti.
Questo libro, “La condotta della Provvidenza”, è uno dei più belli che sono usciti dalla sua penna. Alfonso lo dedicò al nuovo Papa Pio VI. “Questo scritto, Santo Padre,composto negli ultimi anni della mia vita, ve lo offro supplicandovi di correggerlo se lo trovate imperfetto e di benedirlo, se lo trovate utile alla Chiesa. Benedite anche l’autore che vi deve eterna riconoscenza per averlo sollevato dal carico dell’episcopato di cui egli non poteva più portare il peso ”
Il Papa rispose con un Breve datato 19 novembre 1775. “E ‘con grande piacere che abbiamo ricevuto il tuo libro in cui si vede il vostro zelo per la virtù brillare splendidamente accanto alla sacra scienza “.
Questo libro è opera di un filosofo cristiano, che dal suo punto di vista particolare, getta sulla storia lo sguardo d’aquila di Agostino e Bossuet. Nessuna opera come “La Condotta della Provvidenza”, richiama “La città di Dio” e “Il Discorso sulla Storia Universale”. Non senza ragione si legge negli Atti del Dottorato di Sant’Alfonso questa valutazione: “L’autore in questo libro ha posto le basi reali e solide di questa scienza, nobile fra tutte, che si chiama filosofia della storia, di questa scienza coltivata dai più grandi geni, ma ora purtroppo tristemente degenerata, soprattutto in Germania, dove la si è fatta oggetto di oscuri sistemi e di folli invenzioni”.
Circa l’utilità di questa opera, Alfonso l’ha indicata lui stesso: “Non è per le donne di casa che l’ho scritta. Essa darà gloria a Dio, soprattutto rafforzando la fede in questi tempi infelici dove pullulano produzioni di uomini cattivi il cui unico scopo è quello di distruggere la fede in Gesù Cristo”.
P. Berth. Vita di S. Alfonso, 11, pag. 397.
IN MEMORIAM
P. Pierre Mercier. Varsavia. 1804
Il Padre Mercier nacque ad Amiens nel 1772 e si trovava nel seminario di Würzburg per fare i suoi studi teologici insieme agli Abati Lenoir e Vannelet, allora giovani chierici fuggiti durante la Rivoluzione del 1793, quando il Padre Passerat vi si recò provenendo, dal seminario di Münster.
Nel gennaio 1796 essi si diressero gioiosamente verso a Varsavia. Nell’estate del 1796, Padre Mercier si presentò a Padre Clemente Maria come aspirante redentorista insieme ai suoi compagni. Essi furono accolti come inviati dal cielo, e furono ammessi alla professione nel novembre di quell’anno.
Mercier entrò nella Congregazione per soffrirvi da Redentorista, perché durante i sette anni che gli restarono da vivere, soffrì la più crudele delle malattie, dovette subire diverse operazioni molto difficili e morì dando ai suoi confratelli il sublime spettacolo di un’eroica pazienza.— « Beatus vir qui suffert tentationem… accipiet coronamm vitae. » Jac. 1-12.
Professione: 13 novembre 1796.
Ordinazione sacerdotale: 15 aprile 1797.
Alphonse Sipp. Uvrier, 1899. Aspirante.
Alphonse Sipp nacque una delle famiglie più onorevoli di Colmar. Entrò nell’aspirantato di Uvrier il 31 maggio 1893.
Si preannunciava come un soggetto che un giorno avrebbe fatto onore alla Congregazione, quando un male improvviso ce lo rapì: morì sei anni dopo la sua entrata in Congregazione, come un predestinato.
A suo fratello Redentorista, venuto a salutarlo, disse: “Vedi, io sono felice: non piangere perché quando andrò in cielo, ti tratterò bene”.
Il suo pensiero e la sua conversazione erano in cielo. «Laetatus sum in his quae dicta sunt mihi ». Oh! Son contento … « Cupio dissolvi et esse cum Christo ». “Recitate con me il Te Deum” disse in un’esplosione di gioia e di gratitudine. E ancora: “Aggiungete un Magnificat, perché a Maria debbo la grazia di ben morire”.
Ed al P. Hyot, direttore dell’aspirantato: “Padre, quando mi vedrete arrivare all’ultimo momento, la prego di dirmi la parola di Gesù sulla croce: «In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum”.
Questa morte dolce e devota fu un esempio per i suoi giovani compagni di classe: Alfonso aveva diciotto anni.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |