11 aprile
EFFEMERIDI C.Ss.R = * 1778. Il S. Alfonso e la conversione di Voltaire.
* 1778. Il S. Alfonso e la conversione di Voltaire.
Verso il mese di aprile 1778 S. Alfonso fu ingannato dalla falsa notizia della conversione di Voltaire. Nella sua gioia, voleva scrivergli una lettera per congratularsi con lui del suo ritorno a Dio ed indurlo a ritrattare pubblicamente i suoi errori.
Ma prima di spedire questa lettera, apprese che il molesto enciclopedista era morto impenitente. Disse S. Alfonso: “Una simile grazia di conversione sarebbe non una grazia ordinaria, ma un sforzo straordinario di misericordia e Dio non fa questo sforzo se non in favore di uomini i cui errori hanno per principio una certa buona intenzione. Ma in Voltaire regnava l’estrema malizia senza nessun legame di bontà”.
Come si sa, Voltaire morì il 30 maggio 1778. Un mese dopo, Jean-Jacques Rousseau, suo rivale in empietà, finiva la sua vergognosa carriera. “Siano rese eterne grazie al Signore – esclamò S. Alfonso- in un mese ha liberato la chiesa di due suoi più grandi nemici”.
P. BERTHE. Vie de Saint Alphonse, II, pp. 446-447.
Leggi il testo completo della lettera: in latino, con traduzione italiana in nota
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IN MEMORIAM
Padre Andrea Villani. Pagani, 1792.
Secondo Rettore Maggiore della Congregazione.
Il P. Villani nacque il 7 febbraio 1706, entrò nella Congregazione all’età di trentasei anni, alcuni anni dopo la fondazione. Era sacerdote, dedito già alla predicazione. Distinto per nobiltà dalla nascita, il P. Villani acquistò la stima di tutti per la santità della sua vita, per la sua grande umiltà e per la sua eroica dolcezza.
Penetrato della presenza di Dio, cercava solo la sua gloria, guadagnandogli anime. S. Alfonso lo aveva caro più di tutti gli altri. La sua scienza profonda, le sue rare virtù e la sua singolare prudenza gli meritarono gli incarichi più importanti. Fu Maestro dei novizi e Rettore locale.
S. Alfonso lo scelse come coadiutore nel governo della Congregazione, come successore nell’incarico di Rettore Maggiore, e suo direttore spirituale.
Vecchio di ottantasei anni e prostrato dalle infermità, morì alla vigilia della convocazione del Capitolo generale il 1 marzo 1793.
Calmo e tranquillo, come era sempre stato, disse morendo: “Muoio in pace senza nessuno timore” ed andò a raggiungere in cielo il santo Fondatore di cui su questa terra era stato discepolo fedele. – Laudemus viros gloriosos et parentes nostros in generatione sua. Eccli, 44-1.
P. BERTHE. Vie de Saint Alphonse, II, 626.
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P. François Ratté. Echternach, 1893.
Il P. Ratté nacque il 6 gennaio 1823 a Fredeburg, in Vestfalia. Dio lo dotò di ricchi talenti e di preziose qualità. La sua applicazione assidua al lavoro, il suo carattere gioviale e la sua condotta esemplare rallegravano i suoi genitori ed i suoi maestri.
Durante un prolungato soggiorno presso i genitori in Renania, fece la conoscenza dei nostri Padri di Wittem ed ebbe allora l’opportunità di leggere diverse opere di S. Alfonso. Questa lettura gli mise in cuore il desiderio di fare parte della Congregazione.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, il Padre Ratté fu chiamato ad esercitare gli incarichi di socio del Padre Maestro, di Prefetto degli studenti e più tardi a prendere il posto di quelli che furono suoi superiori. Per lunghi anni fu Rettore in Lussemburgo, poi infine ad Echternach.
Il P. Ratté aveva però una debole costituzione e non poté prendere parte ai lavori apostolici dei suoi confratelli. Si rese tuttavia molto utile alla Congregazione, soprattutto nei diversi incarichi che svolse con zelo, con molta coscienza e disinteresse.
Fu poi predicatore molto rinomato di ritiri. Era assiduo al confessionale e fu direttore e consigliare illuminato per molti preti e religiosi.
Anche come scrittore, il P. Ratté dedicò le sue forze ed i suoi talenti alla salvezza delle anime. Più di trenta opuscoli ascetici furono il frutto del suo lavoro instancabile.
Modesto e paziente, il Padre Ratté brillò soprattutto per la sua carità fraterna e la grande grande bontà.
Attaccato da pleurite e polmonite, morì di mattina al suono del “Regina Caeli “· – “Qui fecerit e docuerit, hic magnus vocabitur in regno caelorum. , Mat, 5-13.
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P. Joseph Motte; Lima, 1911.
Il P. Motte nacque a Tourcoing il 12 maggio 1842. Era erede di una famiglia grande per la sua posizione sociale, ma soprattutto per le sue solide virtù. Da redentorista, il Padre Motte predicò missioni in tutte le parti della Francia per diciotto anni.
Durante il suo soggiorno a Valence, col suo denaro fondò il “Messager de Saint Joseph” che doveva diventare “La Sainte Famille”, rivista della Provincia di Parigi.
Fu mandato in Perù ed è a lui che la casa di Lima deve la sua esistenza ed il suo mantenimento.
Per vent’anni, malgrado una salute delicata, sostenne stanchezze e privazioni come missionario della Sierra. In città, era il consolatore, il consigliere universale. Nel convento era per tutti un modello di evangelica semplicità, di povertà e di ubbidienza.
All’età di sessant’anni fece un supremo sforzo per andare in missione in una regione lontana e di accesso difficile.
Al ritorno, l’apparire di una piaga alla gamba fece comprendere al dottore la presenza del diabete. Il P. Motte morì tra i suoi confratelli, senza angoscia e senza agitazione, lasciando a tutti l’esempio della sua dolcezza e di una squisita bontà. – “In fide et lenitate ipsius, sanctum fecit illum., Eccli, 45-1.
Professione: 21 novembre 1861.
Ordinazione sacerdotale: 23 settembre 1866
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P. Joseph Tétard. Mouscron 1925.
Il P. Joseph Tétard nacque il 27 ottobre 1865 a Boulogne-sur-mere (Pas-de-Calais). Fin dalla sua tenera infanzia l’idea del sacerdozio lo incalzava fin nei suoi divertimenti. Il piccolo ed il grande Seminario lo prepararono alla vita religiosa.
La vita austera e ritirata che aveva sognato gli appariva come idealizzata nell’ordine di S. Francesco; ma, dopo il suo ritiro di elezione presso i Certosini di Montreuil, prese la decisione di farsi Redentorista, e fu sulla soglia della Basilica della Madonna di Boulogne che, il 8 settembre, ricevette la sua ammissione.
Appena ordinato prete, si dedicò al ministero delle Missioni per diciotto anni; poi fu destinato a Dunkerque come Direttore della Rivista “La Sainte Famille”, posto lasciato vacante dal P. François·Dumortier.
Qui trascorse gli anni di guerra, a portata del fuoco nemico, dando esempio di sangue freddo, di resistenza, di imperturbabilità, occupandosi a predicare la parola di Dio ed a rispondere alle esigenze del santo ministero.
Come superiore, si occupò del riscatto del nostro convento e della nostra chiesa di Dunkerque, poi si prodigò al restauro dell’immobile palazzo.
Era soprattutto missionario: il suo zelo vero, ardente, gli ispirava innanzitutto la semplicità alfonsiana tanto necessaria per essere compreso dal popolo. Era un oratore distinto, grazie alle sue belle qualità di intelligenza, di immaginazione e di cuore. Senza menare alla cieca di punta e di taglio sui peccatori che l’ascoltavano, egli studiava di risparmiare le persone, di aprire i cuori ai terribili anatemi che riservava al vizio.
Ma la sofferenza doveva essere la il bagaglio di questo grande missionario. Mal di testa quasi continui, una penosa affezione alla gola furono la pesante croce per il suo lavoro nella stanza, nel confessionale e nella predicazione. Scrisse nella rivista “La Sainte Famille” ed in quella del “Prêtre·du Coeur Eucharistique”, articoli pensati molto bene e molto apprezzati.
Fu Religioso come lo fu missionario. Tuttavia certi difetti esterni, come una certa aria leggermente ironica e un tono di paradosso che affettava piuttosto comodamente; una giovialità un po’ rumorosa, che gli si rimproverava in certi momenti, qualche disuguaglianza di umore dovuto al suo malessere fisico ed alla sua impressionabilità, potevano talvolta far pensare il contrario.
Il contrasto o piuttosto la mescolanza di questi difetti con le belle qualità e le virtù che l’ornavano, imprimevano nella sua persona e nella sua condotta un’aria un po’ enigmatica che gettava a prima vista un velo sul bel rilievo del suo interiore.
Sul finire della sua vita, la sua pietà sembrò ricevere un notevole incremento ed un amore generoso unito ad una santa familiarità con Gesù.
Durante i due ultimi anni della sua vita, il Padre Tétard dovette subire un’operazione alla lingua che lo fece molto soffrire. Diceva ad uno suo confratello: “Mi chiedo che sarà il Purgatorio vedendo ciò che soffro fisicamente e moralmente da alcuni giorni.” – “Non sono stato mai tanto Redentorista come adesso”. – La volontà di Dio, la fiducia e l’amore erano i sentimenti che salivano dal suo cuore.
Il P. Tétard morì il Sabato Santo a Mouscron, dove i suoi superiori l’avevano mandato per riposarsi, circondato dai suoi confratelli, santificato dal sacrificio, dalla preghiera e con l’assicurazione di ottenere la corona che S. Alfonso promette a coloro che perseverano nella loro vocazione. – Scio opera tua, et laborem et patientiam., Apoc. 2, 2.
Professione: 9 novembre 1890.
Ordinazione sacerdotale: 2 ottobre 1892.
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Altri defunti in questo giorno
P. Julien Cabuis. Uvrier, 1922.
P. Amé L’Hôte. Varallo, 1925.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |